Referendum, Bersani resta il solo nel Pd a volere ancora il Porcellum

07 Set 2011

Nella corsa contro il tempo per raggiungere le 500 mila firme per il referendum anti Porcellum, le feste del Pd si stanno rivelando il miglior avamposto della raccolta. Con i sostenitori del partito guidato da Pier Luigi Bersani, che stanno aderendo in massa nonostante la sua contrarietà allo strumento referendario, di fatto rischiando di fare la festa proprio al segretario nazionale

Nella corsa contro il tempo per raggiungere le 500 mila firme per il referendum anti Porcellum, le feste del Pd si stanno rivelando il miglior avamposto della raccolta. Con i sostenitori del partito guidato da Pier Luigi Bersani, che stanno aderendo in massa nonostante la sua contrarietà allo strumento referendario, di fatto rischiando di fare la festa proprio al segretario nazionale.

Bersani, infatti, con l’attuale legge, ha nella compilazione delle liste elettorali e di conseguenza della “nomina” dei parlamentari prevista dal Porcellum il suo maggior potere. Potere che perderebbe di colpo se andasse in porto il referendum.

Il porcellum, ufficialmente tanto odiato dai partiti è la vera arma dei segretari per fare piazza pulita dei nemici interni e per portare a palazzo Madama e Montecitorio i fedelissimi, senza timore che vengano battuti da signorotti dei voti locali o da manovre di lista. Ragione per la quale, nonostante a parole sono sono contrari, già da due legislature la legge resiste e rischia di restare anche per la prossima.

A rovinare la festa alle segreterie di partito però, potrebbe abbattersi come una meteorite di dimensioni enormi che cade sulla Terra, il raggiungimento della raccolta delle 500.000 firme entro il prossimo 30 settembre, necessarie perché il referendum prosegua l’iter. Che una volta celebrato, probabilmente nella prossima primavera, avrebbe effetto prima delle elezioni politiche togliendo ai segretari il potere di nomina. Se in partiti con un leader forte, il danno può essere limitato, nel Pd dalle molteplici correnti, la situazione bloccherebbe qualsiasi spazio di manovra al segretario. Che non avrebbe più uomini di quanti non ne ha oggi.

Per questo ad amareggiare Bersani è la consapevolezza che il maggior contributo alla raccolta di firme sta arrivando proprio dalle feste del suo partito. Trasformando le manifestazione che il segretario sta spingendo con tutte le sue forze, in un’arma contro di lui.

Certo, nel suo partito sono ormai tanti i leader che hanno firmato e che di fatto hanno lasciato in minoranza Bersani, da Romano Prodi a Walter Veltroni, da Piero Fassino a Matteo Renzi, da Rosi Bindi e Dario Franceschini e anche i due quotidiani di area, Europa e l’Unità stanno spingendo la raccolta. I primi resoconti della raccolta dimostrano che proprio i sostenitori del suo stesso partito (e non solo i vecchi potentati) gli stanno giocando contro.

A Bologna, dopo la firma di Romano Prodi in comune, alla festa dell’Unità hanno firmato Flavia e Vittorio Prodi facendo da volano a una raccolta che ha superato le 300 firme. E mancano ancora due settimane alla chiusura.

A Firenze, alla festa Pd alle Cascine, il banchetto di Libertà e Giustizia (l’associazione diretta dall’ex direttore del Tirreno Sandra Bonsanti, che fa riferimento a Carlo De Benedetti) in due giorno ha raccolto la bellezza di mille firme. E tranne lo spostamento di ieri in piazza Santa Maria Novella per intercettare i manifestanti della Cgil, da oggi fino a lunedì prossimo, tornerà di nuovo alla festa.

Per non parlare della festa nazionale di Pesaro, vero quartier generale di Bersani in questo periodo, dove le firme sono ormai 900. E medie da 300-400 in tutte le feste del Pd sparse per le principali città che rischiano di dare un gran dispiacere al segretario e che al di là dell’effettivo risultato finale, dimostrano che almeno su questo argomento, non è ascoltato dai sostenitori del suo partito.

Leggi su ItaliaOggi.It

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.