La rivoluzione mite delle cassandre

27 Ago 2011

Leggi anche Salta tutto – L’intervento di Bersani punta piuttosto a rivendicare le cose giuste fatte dal suo partito per contrastare corruzione e illegalità. La diversità che invoca è una diversità di atteggiamento politico una volta che le inchieste coinvolgano dirigenti e parlamentari. Tutto bene dunque?

La lettera di Bersani al Corriere della Sera ci porta a fare il punto su alcune delle preoccupazioni che ho espresso sotto il titolo “salta tutto”: un rischio, un pericolo; certo non un auspicio, come alcuni hanno preferito intendere. Ho risposto soltanto che si soffre a fare da cassandre, eppure anche quello è un compito, ingrato, che qualcuno ogni tanto purtroppo deve assumersi, sapendo che spesso si diventa antipatici e che spesso si è incompresi.

Pazienza.

Dunque, Bersani. E prima di lui, Luciano Violante, che in una intervista al Foglio mostra di essere profondamente consapevole del solco ormai scavato tra società e politica e dice: “ Durante Tangentopoli la corruzione del ceto politico rispecchiava un profilo analogo esistente nella società. Ora è diverso: nessuno ha scelto questa classe dirigente, non rispecchia il popolo, al massimo lo scimmiotta mediaticamente tentando di recuperare in Tv un rapporto che la politica non si può più permettere”. Una avversione al ceto politico che secondo Violante colpisce in Italia all’incirca ogni venti anni.

Dunque, saremmo oggi a suo avviso in una situazione molto grave e difficile da sbloccare.

L’intervento di Bersani punta piuttosto a rivendicare le cose giuste fatte dal suo partito per contrastare  corruzione e illegalità. La diversità che invoca è una diversità di atteggiamento politico una volta che le inchieste coinvolgano dirigenti e parlamentari. Tutto bene dunque?

La situazione come la vedo io in questa fase può evolversi in tre direzioni, con esiti ovviamente diversi. Cerco dunque di riassumere anche parte del dibattito che si sta svolgendo a commento di “Salta tutto”. E la premessa consiste nel giudizio di estrema gravità che mi sento di dare rispetto alla distanza fra politica e società in questa fase di crisi morale ed economica che durerà a lungo ma che non ci consente più  tempi  lunghi per cercare soluzioni anche perché i tempi delle elezioni che dovrebbero portarci fuori dal berlusconismo non sono del tutto prevedibili. Una fase in cui il cittadino pone la sua fiducia esclusivamente nel presidente della Repubblica, nella sua ininterrotta fatica per tenere insieme le istituzioni logorate da questa maggioranza.

Prima ipotesi: nulla cambia, nel senso che si va alle urne con questa legge elettorale, con liste e candidati scelti dalle segreterie. Le forze di opposizione contano sul fatto che saranno comunque votate, che “non c’è alternativa”. IL solco si approfondisce, la politica perde ancora di credibilità, appare priva di ideali, e tutti, destra e sinistra, sembrano uguali o potenzialmente uguali. Il potere rimane apparentemente nelle stesse mani e nei medesimi “giri”: si tratta di un potere fine a se stesso, utile esclusivamente a autoriprodursi. Servono soldi per mantenere le scatole vuote che sono diventati i partiti e per finanziarne i dirigenti. Ma questa situazione di stallo non fa che accelerare la fine, l’esaurirsi della forma partito conosciuta nella prima e seconda Repubblica, una forma sconosciuta nel mondo moderno almeno nella maggior parte delle democrazie occidentali.

Seconda ipotesi: nasce qualcosa di nuovo (non necessariamente di positivo) fuori dai partiti, liste civiche o altro, che certamente non può soddisfare il bisogno di politica e di ricostruzione dopo questo ventennio e che rischia di esser egemonizzato da spinte populiste e demagogiche, da forti protagonismi, da scarsa cultura politica e istituzionale..

Terza ipotesi: il “miglioramento” di cui parla Bersani si avvia sul serio. Ma per ottenerlo servono segnali di profondo rinnovamento della politica, della struttura e delle finalità dei partiti, attraverso messaggi immediatamente comprensibili  che testimonino la consapevolezza della gravità della situazione e la volontà di abbandonare le vecchie rotte. Segnali e messaggi che ancora non si vedono. Possibile, ad esempio,  che ancora nessuno (dico: nessuno) tra i vecchi dirigenti abbia  detto: la prossima volta non mi ricandido e lascio il posto a un giovane? Possibile che sulla legge elettorale si sia tergiversato per tutti questi anni e solo ora si presentino modelli nuovi e non si dica di esser disponibili almeno per ora a  tornare al mattarellum? Possibile che non si rispettino i limiti delle tre legislature previsti dallo statuto del Pd, che non si parli più di primarie e così via…Possibile che non si presenti subito un documento di pochi irrinunciabili e rigorosi punti sui valori e le proposte che dovranno portarci fuori dall’incubo berlusconiano?

Caro Bersani, tutti noi vorremmo il miglioramento,  ma siamo diventati vecchi nel chiederlo, gli anni sono passati, delusione dopo delusione e non si salverà il rapporto fra il cittadino e la politica demonizzando le cassandre.

Aspettiamo segnali concreti. Parole e lettere non bastano più.

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