Legge elettorale: è possibile un’azione comune?

25 Lug 2011

I Comitati in Difesa della Costituzione della Provincia di Ravenna, fanno loro la proposta di LeG, e si rivolgono a tutte le forse in campo: cittadinanza, forze politiche, parlamentari, consigli regionali, perché si trovi al più presto un accordo per abrogare il Porcellum e tornare al Mattarellum

Cittadinanza

Forze politiche

Parlamentari

Consigli regionali

E’ possibile una azione comune?

Da molti mesi circola un appello di Libertà e Giustizia, che ha raccolto e continua a raccogliere molte firme, e che è sintetizzabile, come ha ricordato recentemente Gustavo Zagrebelsky, con una affermazione semplice e netta Mai più alle urne con questa legge elettorale.

Una legge incostituzionale, che trasforma in larga maggioranza una minoranza, perché tali erano il Partito delle Libertà e i suoi alleati, anche nel 2008, e perché le liste bloccate sono composte di nominati dai vertici dei partiti, senza alcuna possibilità  per chi vota di scegliere i propri rappresentanti.

Il Porcellum è infatti il segno più grave della degenerazione del sistema politico, la cui sopravvivenza, in questo autunno infinito del berlusconismo, sarebbe il segno della incapacità delle istituzioni e delle forze politiche di porre rimedio al degrado della democrazia in Italia.

E da un mese, dopo anni di incomprensibile inerzia da parte delle forze di opposizione presenti in Parlamento, che, almeno a parole, giudicano negativamente il Porcellum, si torna a discutere di legge elettorale, in seguito a due iniziative referendarie non solo diverse, ma che guardano in opposte direzioni, come se il quadro politico che abbiamo davanti fosse normale e il tempo a disposizione infinito.

E’ evidente che non vi è la percezione della urgenza che è, a nostro avviso, la questione prioritaria.

Con quale legge elettorale si voterebbe se si tornasse alle urne nel 2012 (in caso di elezioni anticipate), dato che un eventuale referendum, ammesso che quelli presentati siano considerati ammissibili dalla Corte, potrebbe essere fatto solo nella primavera del 2012?

E se si torna a votare nel 2013, di nuovo, con quale legge, visto che negli anni di elezioni politiche non sono possibili referendum?

A prescindere, in questa fase, dal contenuto dei due referendum depositati, che hanno comunque il merito di tentare una accelerazione, i tempi di raccolta per le firme, in questi mesi estivi, sembrano impossibili, se la scadenza è per settembre.

Se chi ha pensato, in questa fase dell’anno e della crisi che stiamo vivendo, che possa ripetersi la felice stagione referendaria che abbiamo alle spalle, dimentica che altri sono stati i tempi della raccolta, altre le motivazioni, immediatamente percepite di valore “universale” ( acqua, nucleare, legittimo impedimento), altre le modalità di informazione e mobilitazione capillare, una vera e propria campagna di popolo e di cittadinanza attiva che la difficoltà dei meccanismi elettorali rende improbabili, se non  impossibili.

Pensiamo quindi che sia compito della opinione pubblica, e i nostri Comitati si impegnano in tal senso, di rivolgere a tutte le forze politiche di opposizione un severo e allarmato appello perché svolgano, in Parlamento e nel paese, ogni azione possibile per fare proposte con  urgenza, anzi emergenza, per trovare una soluzione che, se non la migliore dal proprio punto di vista ( e ogni forza politica sembra avere una ricetta diversa dalle altre, o anche più di una) sia almeno migliore del Porcellum e praticabile in tempi stretti.

Se non sarà possibile in Parlamento, una soluzione di emergenza potrebbe essere trovata per via istituzionale e costituzionale.

Siano almeno cinque Consigli regionali a depositare un quesito referendario per l’abrogazione del Porcellum e il ripristino del Mattarellum, legge non convincente ma non drammaticamente antidemocratica come l’attuale. I tempi potrebbero essere veloci, e un referendum con esito positivo possibile.

Verranno poi tempi migliori nella vita della Repubblica, in un quadro di ripristino delle regole e di ricostruzione della comunità nazionale, in una dinamica anche oppositiva, se necessario, ma civile, per dare vita a una legge elettorale che meglio garantisca per il futuro la democrazia italiana.

I Comitati in Difesa della Costituzione della Provincia di Ravenna

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