Testamento biologico, è ora

18 Lug 2011

Proseguendo il lavoro fatto dai nostri circoli in molti comuni italiani, Libertà e Giustizia annuncia fin da ora che se la legge sul fine vita sarà approvata al Senato, si attiverà insieme a quelle associazioni che lo riterranno opportuno, per promuovere un referendum abrogativo e per raccogliere le 500.000 firme necessarie

Proseguendo il lavoro fatto dai nostri circoli in molti comuni italiani, Libertà e Giustizia annuncia fin da ora che se la legge sul fine vita sarà approvata al Senato, si attiverà insieme  a quelle associazioni che lo riterranno opportuno, per promuovere un referendum abrogativo e per raccogliere le 500.000 firme necessarie.

Chiedono l’apertura di un registro dei testamenti biologici i rappresentanti di Un’Altra Bassano, Paola Facchinello e Riccardo Poletto, presentando al consiglio comunale una mozione che, come spiegano, si richiama in primo luogo alla Costituzione e alla Carta fondamentale dei diritti dell’Ue e vuole portare nelle sedi istituzionali un dibattito aperto da oltre un anno in città.
«L’istituzione di un registro – dice Poletto – non implica l’approvazione del testamento biologico da parte del Comune, ma, semplicemente, chiede che un fatto, com’è una dichiarazione di volontà, venga recepito e registrato da parte di un pubblico ufficiale».
Si tratterebbe, nel caso in cui si decidesse di accogliere la richiesta, di un gesto dal significato prevalentemente simbolico, della cui portata, per ora più ideale che pratica, sono consapevoli anche i proponenti.
«I Comuni – si legge nel testo della mozione – possono, nell’ambito della loro autonomia, istituire dei registri pensati per fini diversi rispetto a quelli usuali dell’anagrafe.
L’iscrizione in questi registri particolari non costituisce degli status diversi da quelli già riconosciuti dall’ordinamento ai singoli soggetti, ma ha solo l’effetto di far conoscere e conservare nel tempo una manifestazione di volontà».
I registri, dunque, non avrebbero valore di legge ma, nell’ottica dei proponenti, potrebbero funzionare come elemento di pressione, in vista di una futura riorganizzazione normativa della materia.
«Già Torino, per limitarsi al Nord Italia – dicono i rappresentanti di Un’Altra Bassano – e le Province di Bologna, Ferrara e Reggio Emilia hanno scelto di adottare questo strumento: pensiamo che anche la nostra città sia matura a sufficienza per aprire un dibattito sulla materia e passare dal piano sociale e culturale a quello istituzionale».
«Siamo informati della mozione e ne attendiamo l’arrivo in assemblea – commenta l’assessore al sociale Lorenza Breda – perché la materia è delicata e fa riferimento a un campo che incrocia diritto, etica e morale. Più che in altre occasioni, dunque, è opportuno discuterne».
«Siamo soddisfatti per l’arrivo in Consiglio del dibattito sul testamento biologico. La discussione in assemblea premia anche gli sforzi di quei settori della società civile che negli ultimi mesi si sono interrogati sul tema». È il commento di Enrica Visintainer, presidentessa del circolo vicentino e bassanese di Libertà e Giustizia.
Dal momento della sua costituzione in città, l’associazione è stata particolarmente attiva sulle questioni bioetiche. «Circa una mese fa – conclude la responsabile del movimento – abbiamo anche promosso una raccolta di firme per l’istituzione in città di un registro dei testamenti biologici. In più ci interessa anche la costituzione di un tavolo tra i diversi enti interessati alla materia. In quest’ottica la mozione di Un’Altra Bassano è un passo fondamentale».

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