Faccia a faccia Franceschini-Rossi

14 Giu 2011

«Berlusconi dovrebbe dimettersi», dice Enrico Rossi, commentando la vittoria dei “sì” insieme alla presidente di Libertà e Giustizia Sandra Bonsanti.

«Berlusconi dovrebbe dimettersi», dice Enrico Rossi, commentando la vittoria dei “sì” insieme alla presidente di Libertà e Giustizia Sandra Bonsanti. Libertà e Giustizia è una delle associazioni che più si sono impegnate nella campagna per i referendum, dopo essere stata in prima linea a Milano a fianco del candidato Pisapia. Due “battaglie vinte dalla società civile” sottolinea Sandra Bonsanti, che ieri ha invitato a discutere del futuro lo storico Paul Ginsborg, il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini e Rossi. Il raggiungimento del quorum occupa gran parte del dibattito nell´auditorium di Santa Apollonia, popolato da molta gente ma da pochi politici tra cui Daniela Lastri e Lapo Pistelli.
«Ora Berlusconi dovrebbe avere il buon senso di salire al Colle, dimettersi e aprire una discussione seria», incalza Rossi. «Per chi ha invitato i cittadini a non votare il risultato del referendum è un bello schiaffo. Da questo voto la buona politica invece deve ripartire, mettendo in pratica la volontà espressa dagli elettori». Cominciando, insiste, proprio dai quesiti sull´acqua pubblica: «La Toscana avrà una nuova legge sull´acqua entro l´estate, adesso tocca al pubblico dimostrare di saper governare, rendendo i servizi efficienti e accessibili a tutti. Ci sono temi come acqua, salute, conoscenza e scuola in cui il profitto non è il principio dominante e qui abbiamo sbagliato anche noi a pensare che la privatizzazione fosse l´unica soluzione. Adesso non è più così, non si possono espungere dal dibattito politico temi di interesse comune e per questo di recente ho parlato di centrosinistra all´acqua di rose. Dobbiamo scegliere da che parte stare, guai a noi se stavolta sbagliassimo strada. Lo stesso vale per giustizia e nucleare, non si recupera la fiducia dei cittadini se non si rimettono i piedi per terra».

Tra gli applausi Paul Ginsborg attacca: «Questa è una giornata storica e abbiamo il diritto di far festa per un successo che è paragonabile solo a quello dei referendum su aborto e divorzio. Con la differenza, però, che allora si votava su diritti individuali e stavolta su questioni che riguardano la felicità collettiva. Ma sarebbe terribile che questa ondata fortissima non trovasse adesso un leader capace di interpretare la sua volontà e che il popolo, come diceva Cattaneo, fosse una spada d´acciaio con la punta di legno», aggiunge impietoso mettendo il dito nella piaga. I partiti sono pochissimo amati in Italia, il rapporto tra società civile e società politica sta vivendo una rottura profonda, democrazia rappresentativa e partecipativa non coincidono più. Penso che servirebbe una legge nazionale sulla partecipazione come quella che fece Alessia Ballini per prima quando era sindaco e che quattro regioni tra cui la Toscana hanno poi sviluppato».


Bonsanti provoca Franceschini sul “Pd all´acqua di rose” e il rinnovamento del gruppo dirigente del partito. Rossi dice che Veltroni e D´Alema dovrebbero fare un passo indietro, è d´accordo? «In una giornata di festa come oggi non voglio neppure sfiorare questo argomento», risponde il capogruppo cavandosela con una battuta. «Ma non credo affatto che abbiamo la vittoria in tasca, anzi. Penso che la fase più difficile cominci proprio ora, Berlusconi farà di tutto pur di non andare a casa. Il vento che arriva dal paese va rafforzato col nostro lavoro parlamentare, per cui non ha senso infilarsi nella discussione sugli schemi delle alleanze “o con Vendola o con Casini” perché quando il berlusconismo sarà finito si vedranno montagne di macerie di tutti i tipi ma soprattutto culturali e di valori». Eccola la bocciatura di Franceschini a quel “Pd annacquato” che per Rossi dovrebbe irrobustire la sua parte sinistra: «Ricostruire sulle macerie non è compito che possa essere svolto da una parte sola, ci sarà invece bisogno di tutte le forze che oggi stanno all´opposizione e che dovranno mettersi insieme». L´importante, raccomanda Bonsanti, è che «le discussioni interne al Pd servano ad unire e non a dividere. Perché questo davvero non riusciamo più a sopportarlo».

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