Alle 17 e 58, il 23 maggio del 1992, mille chili di tritolo uccidono il giudice Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e la sua scorta, lungo l’autostrada Palermo- Mazara del Vallo, all’altezza di Capaci.
L’auto sulla quale viaggiava il magistrato simbolo della lotta alla mafia, è sventrata dall’esplosione . In quell’attentato perdono la vita anche tre agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Diciannove anni dopo, la verità è ancora lontana.
“Dobbiamo tendere all’accertamento della verità a ogni costo, anche se la verità processuale non è quella assoluta, ma quella che si può trovare”. Con queste parole il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso sbarca al porto di Palermo, dopo la traversata da Civitavecchia compiuta a bordo della Nave della legalità, in occasione del 19esimo anniversario della strage di Capaci. Un anniversario che “cade in un momento in cui i magistrati sono spesso messi sotto accusa, ma questo non ci deve turbare più di tanto anche se ci sono tentativi di delegittimazione noi dobbiamo rispondere con i fatti, i comportamenti, il lavoro, i nostri provvedimenti. Non dobbiamo accettare la rissa e dobbiamo continuare a fare il nostro dovere come abbiamo sempre fatto e come i cittadini vogliono”.