L’inganno

12 Mag 2011

In campagna elettorale c’è la tendenza a drammatizzare. Berlusconi è maestro di colpi bassi, ma stavolta ha esagerato. E le bugie della Moratti tradiscono le paure berlusconiane: il nervosismo di un premier che sulla piazza milanese si sente messo in gioco

Il confronto Pisapia-Moratti a Decidi tu 2011 su Sky

È risaputo che in campagna elettorale c’è la tendenza a drammatizzare. Qualcuno tenta il colpo basso. E, in questo, Berlusconi è maestro. Da sempre, è quello che le spara più grosse. Convinto che, quando si esaspera lo scontro, sia più facile calamitare consensi. Ma questa volta  ha abbattuto ogni remora. Ha superato anche l’ultima soglia. E, attraverso il varco aperto dal Cavaliere, si è rovesciato il peggio. Chi sta dietro le sue bandiere, per convinzione o per paura, non ha voluto, o potuto, restargli dietro. Compresa la “moderata” Letizia Moratti, sindaco uscente di Milano. Una signora tutta bon ton, di gelido self control, che, a sorpresa, ha cercato di trasformarsi in killer. Ha aspettato che il duello televisivo arrivasse alla fine, quando il suo avversario, Giuliano Pisapia, non aveva più diritto di replica, per lanciargli addosso la sua manciata di fango, accusandolo di essere pregiudicato per furto d’auto e sequestro di persona, in una vicenda di trent’anni fa, risoltasi con l’amnistia. Un falso bello e buono, visto che Pisapia fu vittima di un errore giudiziario e comunque non si avvalse dell’amnistia, ma si fece processare e fu assolto con formula piena. Un falso gestito con improntitudine, ma anche con goffaggine. Che si è trasformato in un clamoroso autogol. Risultato finale: quella che doveva essere l’arma finale, buona per annientare l’avversario, si è rivelata una patacca. Ma resta uno scenario da brividi. Perché non c’è limite al peggio. Truccare le carte è la regola. La prepotenza e l’inganno sono gli strumenti di un antagonismo malato.

Certo, questa operazione ha provocato qualche scompiglio nel centrodestra. Bossi si è dissociato. Anche qualche esponente del Pdl ha provato a prendere le distanze. Ma Berlusconi, smaltita l’iniziale irritazione per lo “scivolone” del sindaco uscente, avrebbe trovato il modo per rimediare: tenere sempre alto il tiro, smontare l’immagine del candidato del centrosinistra, affermare che, benché assolto, resta la sua contiguità con l’estremismo degli anni di piombo. E la Moratti ha subito eseguito gli ordini, lanciando altra immondizia. Insomma, importa poco che la notizia sia falsa. Importa che basti a generare il dubbio tra gli elettori. Del resto, dossier falsi e menzogneri sono strumenti collaudati della politica di Berlusconi. La violenza distruttiva è il suo metodo per trasformare ogni competizione elettorale in un referendum sulla sua persona. Come dimostrano gli attacchi alla magistratura. Da sempre, i giudici sono nel suo mirino. Alla vigilia delle ultime elezioni politiche, aveva affermato che, per entrare in magistratura, occorre essere malati di mente. Ora non gli basta mettere in discussione la loro integrità psichica. Ne colpisce l’integrità fisica. Definisce i pubblici ministeri di Milano un “cancro della democrazia” e reclama contro di loro una commissione parlamentare d’inchiesta. E’ entrato in rotta di collisione con il Quirinale. Ma promette di risolvere il conflitto con una revisione della Costituzione, riducendo i poteri del presidente della Repubblica e dando più poteri al presidente del Consiglio. Sa che questa strada è impraticabile. Ma poco importa. La proposta serve per surriscaldare il clima, per accrescere la pressione su Napolitano. Il capo dello Stato non ha fatto altro che esercitare, con equilibrio, il suo mandato di custode della Costituzione. Ma è proprio questo che Berlusconi non accetta. Insofferente di ogni vincolo, di ogni limite all’investitura popolare che, seguendo il suo schema, diventa una vera e propria dittatura della maggioranza.

Usando questo metodo, il Cavaliere ha ottenuto molte vittorie. Questa volta lo ha forzato e dilatato. È salito sul carro armato in tuta mimetica. Ma proprio ciò rivela le apprensioni per un voto amministrativo che tocca dodici milioni di elettori. E che ha a Milano il suo snodo. Milano, Berlusconi, la considera cosa sua. Qui tutto cominciò diciassette anni fa. E qui deve rivincere. Altrimenti, la sua stagione arriva al capolinea. Le bugie della Moratti vanno oltre il caso di un sindaco che ha rivelato tutte le sue manchevolezze e ora teme il giudizio degli elettori. Tradiscono, piuttosto, le paure berlusconiane: il nervosismo di un premier che si sente messo in gioco. Per questo, un impegno comune dell’opposizione avrebbe avuto un grande valore. E’ ancora possibile unire gli sforzi se si andrà al ballottaggio. L’appello è rivolto, soprattutto, al Movimento a 5 stelle di Grillo. Un anno fa, la divisione regalò il Piemonte al leghista Cota. Non si può ripetere lo stesso errore se si hanno a cuore gli interessi del Paese.

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