Le riforme della Giustizia, le ragioni dei magistrati

11 Mag 2011

Per la prima volta l’Associazione nazionale magistrati del Piemonte esce dal Palazzo di Giustizia di Torino e si rivolge direttamente ai cittadini per spiegare le proprie ragioni sulla cosidetta “riforma” voluta dal Governo.

Per la prima volta l’Associazione nazionale magistrati del Piemonte esce dal Palazzo di Giustizia di Torino e si rivolge direttamente ai cittadini per spiegare le proprie ragioni sulla cosidetta “riforma” voluta dal Governo. È un’iniziativa importante. Ve la segnaliamo con particolare calore sia perchè Libertà e Giustizia di Torino ne è partecipe, sia perchè questa iniziativa rappresenta una scelta innovativa. L’incontro – Scarica la locandina – si terrà alle 20,30 del 18 maggio presso la sala Cavour al Centro Congressi di via Nino Costa 8, a Torino.

Vi prenderanno parte il presidente di Libertà e Giustizia Gustavo Zagrebelsky, il professore e avvocato Carlo Federico Grosso, il giornalista del Corriere della Sera Luigi Ferrarella.

Il presidente della giunta Anm del Piemonte, Francesco Gianfrotta, illustrerà gli argomenti che verranno affrontati.

La riforma della giustizia – quella preannunciata come grande e poi grande grande, e infine definita epocale – è stata scritta in un testo che, se approvato, dovrebbe modificare varie norme della Costituzione.

Dunque, il progetto c’è e il Parlamento comincerà ad occuparsene –sembra- quanto prima.

Se il Parlamento lo approverà e i cittadini voteranno sì nel referendum che dovrà seguire, i magistrati che indagano apparterranno ad una carriera diversa da quella dei magistrati che giudicano. Ma soprattutto: a decidere dell’ indipendenza dei primi e, perciò, della loro possibilità di indagare al riparo da pressioni nei confronti di chiunque, qualunque sia il reato commesso, sarà la maggioranza parlamentare del momento. Il controllo di legalità nel nostro paese, di conseguenza, si svolgerà con una ampiezza e con modalità profondamente diverse da quanto avviene oggi. E la politica, anche in virtù di una più numerosa presenza nel Consiglio Superiore della Magistratura, farà pesare, ben più che adesso, la sua volontà di una giustizia forte con i deboli e debole con i forti.

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