Spataro inaugura LeG Catania

04 Mag 2011

Nel racconto del magistrato della procura milanese il ricordo dei colleghi uccisi “perché volevano conoscere con ostinazione la verità”. “Andare avanti, nell’interesse di tutti” il monito lanciato dal nuovo circolo di LeG.

Ragionando su un «agile libretto di appena cinquecentosettantacinque pagine», come ama ripetere con ironia il pubblico ministero Armando Spataro, suo autore, è nato ufficialmente a Catania il nuovo Circolo di LeG.
Ne valeva la pena. Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato e di Giustizia offesa, questo il titolo del volume presentato da Angelo Costanzo, presidente FF del tribunale di Caltagirone, che ha fatto da cornice ad un evento su cui molti a Catania appuntavano lo sguardo già da diverso tempo.
Aprendo il sipario su una vita da magistrato trascorsa in una Milano squarciata dal terrorismo rosso e nero degli anni ’70, dalle mafie e dal più recente terrorismo islamico, quel libro ricollega idealmente il Nord di allora al Sud di oggi, anch’esso più che mai desideroso di giustizia sociale e di etica pubblica. Così, l’occasione di un racconto di violenze contro lo Stato di allora è diventato per gli intervenuti strumento storico di riflessione per la condizione democratica dell’oggi.
L’incontro, moderato dalla giornalista Pinella Leocata, davanti a un pubblico assai numeroso è stato introdotto da Simona Peverelli in rappresentanza del Consiglio di presidenza nazionale di LeG, la quale ha ricordato come LeG sia nata con il preciso obiettivo di «riappropriarsi della politica» in un momento storico particolare della nostra Repubblica risalente ormai ad otto anni fa, ma i cui obiettivi rimangono costantemente validi: «lotta al degrado istituzionale» e promozione costante di un’azione formativa ed informativa verso la cittadinanza e il Paese.
Le ha fatto eco Francesco Coniglione, professore dell’Università di Catania e neocoordinatore di LeG Catania, ricordando come Libertà e Giustizia nella città etnea nasca con la precisa volontà di «collegare tutti gli aspetti della sua storia ad un discorso nazionale di ampio respiro». Catania può infatti rappresentare uno dei tanti esempi di progressivo impoverimento della collettività, allorquando l’impegno civile non alimenta più una società democratica e le istanze dal basso vengono progressivamente disattese, favorendo altro tipo di politiche. Per questi motivi è necessario invertire la rotta. Del resto, anche in queste derive apparentemente localistiche, ha ricordato il neocoordinatore, appare «la decadenza complessiva che allontana l’Italia dall’Europa».
Vorrebbe emergere così in tutto il suo spessore programmatico, l’impegno a contrastare anche l’evidente «antiintellettualismo e anticulturalismo», finalizzando gli sforzi da parte di LeG Catania ad un recupero complessivo della società in quei territori ritenuti strategici per la formazione di una comune coscienza democratica. Pertanto, la prima sfida sul territorio sarà quella di organizzare un ciclo di incontri da tenersi nelle scuole catanesi, con l’obiettivo di rilanciare i temi costituzionali dell’uguaglianza, della partecipazione e della cittadinanza. Azione che vorrebbe avere un suo prosieguo nel confronto con le questioni reali oggetto della politica cittadina.
Ma è stata la voce pacata e robusta di Armando Spataro ad entusiasmare la platea. La sua è stata la voce di chi si è battuto in prima linea contro mafie e terrorismo, per sopravvivere a se stesso e allo sterminio dei suoi ventiquattro colleghi della procura milanese ammazzati, tutti elencati in quel volume che ad essi è dedicato, affinché di loro non si perda la memoria. E la voce di Spataro, senza indulgere all’eroismo facile, ha sottolineato che furono tutti trucidati perché «vollero conoscere con ostinazione la verità», testimoniando con «l’esempio del dovere» quella pagina tristissima della nostra storia. Così «l’indignazione insieme alla serenità razionale» sono i cardini su cui Spataro ha tessuto il suo intervento e prima ancora il suo libro, ricco di aneddotica personale, di ricordi vividi, di inviti a guardare dentro le cose, senza perdere di vista la «stella polare» dell’interesse collettivo. Sottolinea, intanto, che oggi più che mai la magistratura è vicina alla gente ed impegnata a «spiegare alla gente» le ragioni di conflitti apparentemente inspiegabili. In quest’opera di chiarificazione, anche per far emergere ciò che all’interno della magistratura non funziona, Spataro indica come unica strada possibile il dialogo e il compimento del proprio dovere, anche quand’esso dovesse presentarsi scomodo e poco compiacente all’accomodamento. Per questo, il titolo del suo libro è una risposta affermativa, non una domanda.  «Andare avanti nell’interesse di tutti» è il suo avvertimento. «Lanciare segnali» forti, l’augurio rivolto a LeG Catania.

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