Porcellum bis, ma non l’aveva già bocciato Ciampi?

26 Apr 2011

Il premio di maggioranza su base nazionale al Senato era contenuto nella prima versione della legge elettorale proposta da Calderoli. Fu il Quirinale a bloccarlo con un’obiezione tanto semplice quanto inoppugnabile: la Costituzione dice che il Senato è eletto su base regionale, dunque il premio di maggioranza nazionale è incostituzionale.

Si profila all’orizzonte il Porcellum bis e subito si apre un nuovo fronte di battaglia. Riepiloghiamo: Berlusconi vuole tagliare le gambe al terzo polo, che secondo tutti i sondaggi ha forti possibilità di essere determinante al Senato. Per questo propone di applicare il sistema della Camera anche a Palazzo Madama: premio di maggioranza nazionale in entrambi i rami del Parlamento. Così Fini, Casini e Rutelli sarebbero spazzati via. Potrebbe convenire anche al Pd, ragionano nella maggioranza. E perciò offrono a Bersani l’introduzione nella legge delle primarie obbligatorie, sperando che abbocchi. La risposta del centro sinistra è gelida, ma ad essere terrorizzati, naturalmente, sono soprattutto i terzopolisti.
E così infuria la polemica, con gran dovizia di argomenti. Stupisce, però, che tra questi manchi quello dirimente. E allora ricordiamolo. Il premio di maggioranza su base nazionale al Senato era contenuto nella prima versione della legge elettorale proposta da Calderoli. Fu il Quirinale, dove allora sedeva Ciampi, a bloccarlo con un’obiezione tanto semplice quanto inoppugnabile: la Costituzione dice che il Senato è eletto su base regionale, dunque il premio di maggioranza nazionale è incostituzionale. Calderoli e Berlusconi dovettero arrendersi e modificare la legge.
Nasce così il premio di maggioranza calcolato su base regionale che oggi mette tanta paura al governo. Naturalmente la proposta odierna è esecrabile per mille altre ragioni, la prima delle quali è questa irresistibile pulsione a costruirsi norme su misura, che se applicata alle leggi elettorali mette paura (qual è il prossimo passo: mettere fuori legge i partiti concorrenti?). Ma simili scrupoli, si sa, non impensieriscono i berlusconiani.
E allora bisogna battere sul tasto più efficace: come pensano di superare l’ostacolo della incostituzionalità? Hanno pronto qualche escamotage? Hanno un asso nella manica? Oppure, semplicemente, ci riprovano fidando nella smemoratezza generale?
In effetti, politici e commentatori sembrano aver dimenticato la questione. Ma certo non l’hanno dimenticata né i costituzionalisti né, tanto meno, il Quirinale. Dunque l’offensiva berlusconiana sembra, almeno in questa forma, non aver gambe per camminare. Potrebbe allora essere il sintomo della disperazione che nasce dalla consapevolezza del declino. Oppure potrebbe nascondere qualche altra intenzione più insidiosa. In entrambi i casi, conviene tenere gli occhi aperti.

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