In quale altro paese civile

18 Apr 2011

Ormai nessuna delle prodezze del capo del governo suscita più meraviglia: può dire o fare quello che vuole nell’esercizio delle sue funzioni presidenziali e solo una minoranza anche se forte e combattiva, si indigna, reagisce, protesta, manifesta in piazza. Moltissimi, invece, restano indifferenti, alzano le spalle e tirano a campare.

Non ci sono più parole per esprimere lo sbalordimento, l’allarme, la preoccupazione che ormai colgono gli osservatori politici per le affermazioni inconsulte quasi quotidiane di Silvio Berlusconi contro altri poteri dello Stato, magistratura, Corte costituzionale, scuola pubblica. Un premier fuori controllo, che mantiene toni esagitati negli interventi politici, non è normale in un sistema democratico. È pericoloso.
Il capo del governo non è un parlamentare qualsiasi, non è un ‘peone’ di Montecitorio, non è neppure un semplice capopartito che talvolta si pone fuori dalle righe della pacata dialettica e magari usa parole forti solo per attirare l’attenzione e ottenere qualche riga sui giornali. Berlusconi rappresenta una istituzione fondamentale, il paese e i suoi cittadini. E’ essenziale che si contenga, che abbia il controllo di se stesso, che non delegittimi altri organi statali.
In quale altro paese civile un presidente del consiglio può minacciare di costituire una commissione di inchiesta parlamentare per accertare se esiste “un’associazio- ne a delinquere a fini eversivi dentro la magistratura”?
Non si possono derubricare certe opinioni a puro stupidario o abituale vaniloquio, perchè poi le idee del premier si concretizzano in leggi, decreti e riforme, purtroppo (come si dimostra proprio in questi giorni, dedicati all’approvazione di diverse norme ‘ad personam’). Non è col ‘minimalismo’ che usciremo dall’emergenza democratica che incombe.
Ormai nessuna delle prodezze (atti o dichiarazioni) del capo del governo suscita più meraviglia: può dire o fare quello che vuole nell’esercizio delle sue funzioni presidenziali (peggio ancora nel suo privato!) e solo una minoranza – temiamo – anche se forte e combattiva, si indigna, reagisce, protesta, manifesta in piazza. Moltissimi, invece, restano indifferenti, alzano le spalle e tirano a campare. Così è la reazione ‘minimalista’. Il sottile veleno contro le istituzioni e gli organi dello Stato diffuso giorno dopo giorno dal premier, ha raggiunto lo scopo. E’ sconfortante ed allarmante. E anche i sondaggi elettorali (faremo un’analisi qui, nei prossimi giorni), che pur registrano un calo dei consensi per i partiti della maggioranza, tuttavia mostrano che Berlusconi e Bossi resistono, e non sono vicini al crollo nelle urne.
Ora si dice che il Capo dello Stato sia sgomento e preoccupato per le parole del premier contro la magistratura e che nei prossimi giorni coglierà il momento più adatto per intervenire, richiamando Berlusconi, come già è accaduto molte volte, ad “abbassare i toni”. In questa occasione sarebbe sufficiente, ed avrebbe un significato importante ed inequivocabile, che gli uffici del Quirinale riproponessero – in una forma qualunque – il comunicato ufficiale diffuso dal Colle il 10 dicembre 2009 (dopo un intervento del premier a Bonn al congresso Ppe con accuse -more solito- scriteriate, ma più lievi di quelle di un paio di giorni fa, ai magistrati e alla Consulta) e che proprio in queste pagine web si è già segnalato nelle settimane scorse.
Esso diceva: ” In relazione alle espressioni pronunciate dal Presidente del Consiglio in una importante sede politica internazionale, di violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla Costitu- zione italiana, il Presidente della Repubblica esprime profondo ramma- rico e preoccupazione. Il Capo dello Stato continua a ritenere che, specie per poter affrontare delicati problemi di carattere istituzionale, l’Italia abbia bisogno di quello “spirito di leale collaborazione” e di quell’impegno di condivisione che pochi giorni fa il Senato ha concor- demente auspicato”.
Non leggete distrattamente: “violento attacco” contro le istituzioni di garanzia. Che si può dire di più anche oggi?

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