Il degrado

12 Apr 2011

La fase finale del berlusconismo segna la scomparsa della dignità. Una perdita generale, che non si ferma al governo, tenuto in piedi dalla spudorata compravendita di parlamentari, ma minaccia di travolgere il Paese. La strategia è quella dell’alta tensione. Arroventare il clima. Utilizzare i processi per farsi propaganda politica.

La bocciatura di Bruxelles è pesante: siamo riusciti a farci dare torto da tutti pur avendo alcune buone ragioni sulle questioni di fondo. Ma la reazione del governo italiano è grave. Sproporzionata. Il ministro Maroni si è chiesto se ha senso, a questo punto, restare in Europa, e ha concluso: “Meglio soli che male accompagnati”. Lo aveva, in un certo senso, anticipato Berlusconi, parlando da Lampedusa: “Se l’Europa non ci aiuta, meglio dividerci”. Si sta cercando, naturalmente di correre ai ripari, di gettare acqua sul fuoco. La dichiarazione del ministro leghista è considerata “una battuta polemica, in un momento di rabbia”. L’alternativa all’Europa non esiste, non ha senso. Si impongono le preoccupazione del Quirinale, il fermo monito di Napolitano a non esprimere giudizi “perentori e apodittici”. Ma lascia allibiti l’incultura europea della nostra classe politica. Governo in testa. Un governo che smercia parole in libertà. Che fa delle piazzate e della ricerca del “nemico” la sua linea costante. C’è stato, nell’infausta giornata di ieri, un intreccio di eventi su cui riflettere. Mentre Maroni sfogava la sua rabbia al vertice Ue, Berlusconi si esibiva a Milano dinanzi ai giudici, e poi ha portato il suo processo in piazza, attaccando i magistrati che “lavorano contro il Paese”. Là, in piazza, si è sentito assolto dagli applausi e dal coro dei suoi tifosi.

C’è la provocazione, senza alcun pudore. Lo svacco. Il degrado. La fase finale del berlusconismo segna la scomparsa della dignità. Una perdita generale, che non si ferma al governo, tenuto in piedi dalla spudorata compravendita di parlamentari, ma minaccia di travolgere il Paese. La strategia è quella dell’alta tensione. Arroventare il clima. Utilizzare i processi per farsi propaganda politica. E utilizzare ora anche la controversia con l’Ue per ricavare qualche vantaggio elettorale. La Lega e molti degli elettori del Pdl consideravano già l’Europa nemica. Da anni, del resto, il centrodestra sventola la bandiera dell’eurosceticismo, disattende le indicazioni comunitarie e fa perdere  progressivamente autorevolezza al Paese. Può sembrare semplice, a questo punto, fare dell’Europa il capro espiatorio. Farne il nemico contro cui aizzare l’opinione pubblica che, tra qualche settimana, sarà chiamata a votare a Milano, Torino, Napoli e altre città.

Vince, insomma, la “narrazione” berlusconiana, con il suo impasto di populismo e violenza anti-politica. I problemi veri possono attendere. Resta l’emergenza immigrati, che non può risolvere un governo contraddistintosi  per il suo grossolano antieuropeismo, agli ultimi posti nei dati sull’accoglimento delle domande d’asilo. Resta il problema di un riordino della giustizia nell’interesse di tutti i cittadini perché prevale sempre la necessità stringente del Cavaliere di sopravvivere ai processi. Resta la crisi generale del Paese, con un progetto di “scossa” all’economia rivelatosi ben presto l’ennesimo diversivo ai danni del lavoro e dell’industria. C’è solo l’ennesima operazione di marketing, la grottesca televendita di cui Berlusconi è maestro. Solo di questo può vivere oggi il suo sfibrato governo. Ma fino a quanto potrà reggere una disastrata coalizione, logorata ogni giorno da guerre tribali, con gruppi e sottogruppi che si agitano per la lotta alla successione, nella speranza di spartirsi il capitale politico ed elettorale del Cavaliere?  Il governo affonda. Però, per l’opposizione, c’è poco tempo per cambiare. Con Berlusconi il peggio può ancora venire.

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