Noi c’eravamo e ci siamo

04 Apr 2011

Avremmo potuto fare di più? Sarà la Storia, un giorno, a dirlo, distribuendo con la necessaria lontananza meriti e demeriti. Ora abbiamo davanti a noi una sola esigenza: voltar pagina e cominciare a ricostruire.

Caro Montezemolo,
Le scrivo come presidente di LeG, un’associazione fra le molte che in questi anni difficili per tutti hanno cercato di fare qualcosa per il nostro Paese, invitando politici, imprenditori, confindustria, fondazioni bancarie eccetera (cito i soggetti da lei ricordati) a rompere il silenzio e denunciare la deriva morale e istituzionale che stava corrodendo l’Italia.
Avremmo potuto fare di più, noi che ci sentiamo e siamo stati “cittadinanza attiva” secondo la definizione che storici e politologi danno della società civile?
Avremmo potuto con la forza delle nostre idee, con la protesta e le proposte, impedire lo scempio delle istituzioni e rimepire il vuoto di una politica bloccata da risse di potere?
Credo ormai che sarà la Storia, un giorno, a dirlo, distribuendo con la necessaria lontananza meriti e demeriti. Oggi non è il momento. Abbiamo davanti a noi una sola esigenza: voltar pagina e cominciare a ricostruire.
Sarà la Storia a dirci perché siamo stati lasciati soli, a incalzare i partiti perché si rinnovassero, a denunciare giorno dopo giorno gli attacchi alla Costituzione, a trascinare, noi cittadinanza attiva, con migliaia di comitati, gli italiani a bloccare col referendum del 2006 la “riforma” della Costituzione pensata e scritta in una baita da Calderoli e compagni.
Noi c’eravamo, ed è proprio per questo che oggi è possibile esserci in tanti, nelle strade e nelle piazze della democrazia attorno ai valori fondamentali di uguaglianza, legalità e libera informazione. Noi ci siamo, forti di un’autonomia conquistata in dieci anni di attività quasi sempre lontana dai riflettori ma nel territorio e fra la gente, anche a organizzare scuole di formazione.
Chiediamo solo attenzione, rispetto e, finalmente, la partecipazione di tutti. Come ha spiegato Gustavo Zagrebelsky al Palasharp di Milano: “Non chiediamo nulla per noi, ma tutto per tutti”.

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