Ruby e “zio” Mubarak, ma in quanti ci credono?

23 Mar 2011

La Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio dà l’ok alla richiesta della maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzioni sul caso Ruby. Ma la vicenda, ormai snodo processuale del presidente del Consiglio, ha già una lunga serie di puntate (e consensi) istituzionali.

All’inizio del Ruby-gate la vicenda della presunta parentela tra la ragazza marocchina, protagonista delle notti di Arcore e l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak sembrava una sciocchezza, quasi una storiella divertente inventata lì per lì dal Cavaliere. Con il passare dei giorni e l’infittirsi delle rivelazioni giudiziarie il caso è diventato centrale soprattutto per il destino processuale del presidente del consiglio, indagato per concussione e prostituzione minorile.

Ecco le tappe salienti della storia indicate in base alla cronologia parlamentare. Lo scandalo esplode il 30 ottobre 2010; la telefonata in questura è del 27 maggio 2010 (“Quella ragazza è la nipote di Mubarak, affidatela alla Minetti”). Pochi giorni prima il 19 maggio si è svolto il vertice intergovernativo Italia-Egitto. È lo stesso premier che il 2 novembre 2010 intervistato da Ballarò smentisce di aver mai detto della parentela (“Ho solo deciso di aiutare una ragazza che mi aveva presentato un quadro tragico e come sempre faccio in questi casi, ho deciso di aiutarla). Il 4 novembre è Ghedini a dire, questa volta ad AnnoZero che la telefonata è stata fatta non da Berlusconi, ma dal suo caposcorta.

La tesi concepita dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, certificata subito dopo dall’Aula di Montecitorio il 3 febbraio, è che il premier, quando ha chiamato il capo di Gabinetto della Questura per dare informazioni su Ruby, era convinto fosse la nipote di Mubarak e quindi, nell’esercizio delle sue funzioni da primo ministro, ha così evitato eventuali problemi diplomatici con l’Egitto.

3 febbraio 2011 – Il voto della Camera per autirizzare la perquisizione nell’ufficio di Spinelli

Bruno Tabacci, Udc: “è bene che i cittadini sappiano che li si vuole prendere in giro. Questa tesi non merita neppure di essere confutata”.
Dario Franceschini, Pd: “è l’ultimo trucco, Berlusconi vuole usare un’altra volta l’aula per evitare di finire a processo. È una vergogna! … Questa volta è caduto nel ridicolo”.
Maurizio Paniz, Pdl: “Ha fatto la telefonata nella convinzione che Karima el Marouk fosse parente del premier egiziano”

Con 315 sì, 298 no e un astenuto la Camera dei deputati approva la mozione della Giunta per le autorizzazioni, esprimendo il parere contrario sulla perquisizione degli uffici di Giuseppe Spinelli, il ‘ragioniere’ di Silvio Berlusconi che, secondo i magistrati, avrebbe elargito i pagamenti indirizzati alle ragazze protagoniste delle notti roventi di Arcore . L’Aula dunque non ha autorizzato la perquisizione negli uffici di Giuseppe Spinelli, e gli atti dell’inchiesta tornano alla procura. Berlusconi non ha votato, il che significa che la maggioranza ha raggiunto quota 316, due voti in più rispetto al voto di sfiducia bocciato il 14 dicembre scorso. I votanti sono stati in tutto 613.

9 febbraio – Conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri del 9 febbraio
Silvio Berlusconi: “Sono intervenuto con una telefonata, con l’intento di evitare un ioncidente diplomatico internazionale e anche per aiutare una persona in difficoltà, come faccio di solito”.

1 marzo – la maggioranza chiede alla Camera di sollevare il conflitto di attribuzione
È il primo marzo quando, la maggioranza rompe gli indugi e chiede alla Camera di sollevare conflitto di attribuzioni contro la procura e il Gip di Milano sul ‘caso Ruby’: la vicenda giudiziaria che vede il premier Silvio Berlusconi imputato di concussione e prostituzione minorile. I presidenti dei deputati di Pdl, Lega e ‘Responsabili’, Fabrizio Cicchitto, Marco Reguzzoni e Luciano Sardelli scrivono una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini per chiedere di sollevare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale. L’opposizione però insorge e parla di “ennesimo abuso” e di escamotage “per non far processare il presidente del Consiglio”. Nella lettera, piuttosto tecnica, si fissano alcuni punti: prima di tutto quello che avrebbe commesso Berlusconi con la telefonata alla Questura di Milano (la concussione) sarebbe un reato ministeriale; poi, non tocca certo alla singola autorità giudiziaria stabilire la ministerialità o meno del reato. Terzo: visto che la Camera si era già pronunciata sulla competenza del Tribunale dei ministri (a proposito della perquisizione degli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli) non si capisce come mai i magistrati di Milano siano andati avanti per la loro strada come se nulla fosse, continuando prima con l’inchiesta e poi rinviando a giudizio il Cavaliere. Comportandosi in questo modo, si osserva, non solo avrebbero avuto un atteggiamento “superficiale”, ma avrebbero dato “un’interpretazione scorretta” della disciplina vigente, a cominciare dall’articolo 96 della Costituzione, e avrebbero dimostrato “un intento persecutorio” nei confronti del presidente del Consiglio. Nella lettera trasmessa a Fini, i tre esponenti del centrodestra sottolineano anche un’altra questione: se si lasciasse agire la magistratura di Milano senza tentare di fermarla si creerebbe un precedente e si lederebbero le prerogative della Camera. Perché, visto che si tratta di un reato ministeriale, tocca a lei e solo a lei pronunciarsi sull’autorizzazione o meno a procedere.

2 marzo – Il regolamento e la prassi: la scelta di Fini
Il caso Ruby potrebbe essere per il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini un vero e proprio banco di prova. La sua scelta rischia di diventare determinante per le sorti del procedimento e anche per il ‘destino giudiziario’ del premier. Un mix di prassi e di regolamento parlamentare, infatti, prevede che la richiesta di sollevare o meno conflitto di attribuzioni spetti all’ufficio di presidenza di Montecitorio: organismo nel quale il centrodestra è attualmente in minoranza (10 a 8, senza contare Fini) rispetto all’opposizione. Se anche in questo caso tale prassi venisse seguita, l’ufficio di presidenza potrebbe anche ‘bocciare’ la richiesta di sollevare conflitto. Potrebbe insomma, dopo aver ascoltato prima il parere non vincolante della Giunta per le Autorizzazioni, decidere comunque per il ‘no’. Ma Fini, si ragiona anche nel centrodestra, rischierebbe davvero molto: potrebbe essere accusato dai suoi ‘ex alleati’ di imparzialità e di condurre comunque una lotta politica pur svolgendo un ruolo di garanzia. Accusa che a lungo andare, insistono, potrebbe rendere traballante la sua poltrona. Così, la soluzione che si starebbe studiando in queste ore indicherebbe una nuova strada: Fini potrebbe investire direttamente della questione la Giunta per il Regolamento della Camera di cui è presidente. E in quella sede si potrebbe anche decidere di far pronunciare direttamente l’Aula, ‘by-passando’ l’ufficio di presidenza. Tale decisione, si spiega, potrebbe essere motivata dalla “pressante richiesta” avanzata dal centrodestra e si potrebbe basare sul fatto che Montecitorio si sia già pronunciato sulla competenza del Tribunale dei ministri quando rinviò gli atti alla procura di Milano. Procura che aveva chiesto invece di poter perquisire gli uffici del ragioniere del premier, Giuseppe Spinelli. Fini, si ragiona in ambienti del centrodestra, se accettasse l’alternativa, dimostrerebbe di essere davvero ‘terzo’ e autonomo rispetto alla polemica politica e, visto che l’ipotesi delle elezioni anticipate sembra allontanarsi sempre di più, riuscirebbe a tenersi stretta la presidenza fino alla fine della legislatura. In più c’é anche un altro aspetto su cui riflettere: è probabile che i deputati dell”Mpà tornino a sostenere il governo. Evitare dunque che l’ufficio di presidenza si confermi l’ago della bilancia, impedirebbe al centrosinistra di arrivare a una ‘conta’ che potrebbe rivelarsi imbarazzante. Se l’Mpa dovesse ‘fare marcia indietro’ e se dovesse entrare l’esponente dei ‘Responsabili’, in ufficio di presidenza il centrodestra tornerebbe in ‘vantaggio’. Sempre che Fini scelga di non votare. Se lo scenario ipotizzato dovesse delinearsi, l’Aula voterà a favore della richiesta di sollevare conflitto e poi toccherebbe alla Consulta dire la sua. Il ‘verdetto’, in questo caso, secondo costituzionalisti autorevoli, potrebbe anche essere quello di ribadire (come fatto informalmente dalla Corte nei giorni scorsi) che sulla competenza è sempre e solo l’autorità giudiziaria a dover decidere. Se invece la Corte dovesse pronunciarsi a favore del conflitto, la competenza sul caso Ruby andrebbe al Tribunale dei ministri che, qualora ravvisasse la colpevolezza di Berlusconi, dovrebbe chiedere nei suoi confronti l’autorizzazione a procedere alla Camera: richiesta che al 100%, scommette l’ opposizione, verrebbe rifiutata. Anche in questo caso, però, la Consulta potrebbe essere tirata di nuovo in ballo, magari dagli stessi magistrati. C’é una legge costituzionale, infatti (la n.1 dell’89), secondo la quale l’Aula può negare l’autorizzazione a procedere solo in due casi: se l’inquisito abbia agito per tutelare un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” o se abbia perseguito un “preminente interesse pubblico” nell’esercizio della funzione di governo. E’ vero che la pronuncia dell’Assemblea in questo caso sarebbe da considerarsi “insindacabile”, ma è anche vero che difficilmente, si sottolinea nel centrosinistra, si potrà dimostrare che la telefonata alla Questura di Milano per ‘salvare’ Ruby rientri in una delle due fattispecie.

22 marzo – Concluse le audizioni, si va al voto
La giunta per le autorizzazioni della Camera ha concluso le audizioni dei costituzionalisti, si può procedere alla votazione. “Nessuno dei quattro professori di diritto costituzionale che sono stati ascoltati – commenta Nino Lo Presti (Fli) – ha potuto sostenere che il reato di cui è imputato il presidente del Consiglio, e cioé la concussione, abbia natura ministeriale. Noi presenteremo domani il nostro parere di minoranza, come terzo polo, nel quale consideriamo inammissibile che Montecitorio sollevi conflitto di attribuzione nei confronti dei giudici milanesi sul caso Ruby”. Di parere completamente opposto il relatore Maurizio Paniz: “Giorgio Spangher ci ha confortato con il suo parere – commenta al termine della seduta della giunta – e pertanto noi consideriamo assolutamente valida l’idea di sollevare il conflitto davanti alla Corte costituzionale”. “C’è una norma chiarissima, che è l’art.96 della Costituzione, secondo la quale – sottolinea – il reato imputato a Berlusconi è senz’altro di natura ministeriale e quindi l’unico competente a pronunciarsi sulla vicenda è il Tribunale dei Ministri. Tutte queste audizioni mi hanno confermato nel mio convincimento”. Non la pensano così, invece, le parlamentari del Pd Marinella Samperi e Anna Rossomando: “Nessuno di loro – ha osservato la Samperi riferendosi ai quattro costituzionalisti auditi – ha saputo indicare una norma in particolare che fosse in grado di sostenere la tesi del conflitto di attribuzioni”. Il Pd, infatti, informano le parlamentari, chiederà il ritiro della lettera con la quale i capigruppo della maggioranza Fabrizio Cicchitto (Pdl), Marco Reguzzoni (Lega), Luciano Sardelli (Ir) avevano chiesto a Montecitorio di sollevare il conflitto di attribuzioni contro i magistrati di Milano sul caso Ruby. “Non esiste il potere della Camera di sollevare il conflitto – sottolinea il deputato dell’Idv Federico Palomba – è solo una fantasiosa interpretazione che ha voluto dare delle norme qualcuno della maggioranza. Le leggi vigenti, se interpretate correttamente, lo escludono in maniera tassativa”. Dopo le audizioni di oggi, la giunta tornerà a riunirsi domani mattina per esprimere il proprio parere (non vincolante), che potrebbe essere esaminato dall’aula di Montecitorio già dalla prossima settimana.

23 marzo – La giunta dà l’ok: 11 voti favorevoli e 10 contrari
La Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha dato parere positivo alla richiesta della maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell’autorità giudiziaria di Milano che ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi per il caso Ruby.
La Giunta per le Autorizzazione di Montecitorio ha votato (11 sì Pdl-Lega-Iniziativa responsabile e 10 no, Pd, Udc, Fli, Idv) il parere favorevole. Il 24 marzo arriverà invece il parere della giunta per il regolamento presieduta da Gianfranco Fini, quindi la decisione dell’ufficio di presidenza che dovrà stabilire se sulla materia sarà necessario un voto dell’aula della Camera, come richiesto dal Pdl.

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