Civati: il Pd stringa un patto con gli italiani

14 Mar 2011

Il rottamatore ospite a Todi di un incontro LeG. “L’Italia è diversa da quella descritta grossolanamente dalla destra” e ancora, “basta incontri nelle osterie romane, serve un sereno dibattito pubblico”.

Non parla il politichese e non le manda a dire Pippo Civati, che  a Todi ha fatto il pelo e (soprattutto) il contropelo alla politica di casa nostra: alla destra come alla sinistra e – è proprio il caso di dire – chi più ne ha più ne metta. Di “Come ricostruire l’Italia? Etica e politica dopo Berlusconi” si è parlato – a partire dalle 21 – nelle sale del Palazzo del Vignola, in occasione di un affollato incontro con la cittadinanza organizzato dai circoli perugino e ternano di Libertà e Giustizia. “Ospite d’onore”, appunto, Giuseppe Civati, giovane leader del Partito democratico. Di tutto rispetto il suo curriculum politico (e non solo): inizia a fare politica ai tempi dei Ds nella sua città, Monza, fino ad occupare – oggi – lo scranno di consigliere regionale al Pirellone. All’interno del suo partito si colloca nelle posizioni minoritarie, ma che meglio incarnano la sua visione della politica: appoggia la cosiddetta “area mariniana”, ossia la linea di Ignazio Marino e – quanto a tirate d’orecchie al Pd – non ha niente da invidiare all’altro “rottamatore”, “Pierino” Matteo Renzi, oggi (amato) sindaco di Firenze. Laureato e dottore di ricerca in filosofia, è autore di numerosi libri e dal 2004 gestisce un cliccatissimo blog (CiWati con la W è il nome scelto dall’autore, in omaggio al Web, appunto) grazie al quale è divenuto ancora più popolare. Fino a divenire vincitore a sorpresa di un sondaggio de ‘L’Espresso’ sul futuro leader del Pd. Dopo il saluto di Alessandro Tancredi (Direzione LeG), e l’introduzione di Romina Perni (LeG Perugia), ad aprire il dibattito è Francesco Merloni (LeG Perugia) che – con l’asciutta precisione del giurista – ha messo sul tavolo, senza sconti e senza censure, i temi sui quali occorre ragionare per ‘ricostruire l’Italia’: equilibrio dei poteri (mai la giustizia è stata così delegittimata), (vero) sistema di autonomie (e non il federalismo caricaturale targato Lega), nuova legge elettorale, salvaguardia di scuola e Università pubbliche, riforma del sistema dell’informazione (più privato, meno pubblico, sotto la supervisione di un vero garante). Massimiliano Marcelli (LeG Terni) ha posto l’accento sulla drammatica assenza di futuro nel nostro paese: un’Italia ferma al palo, incattivita e in continua regressione, politica e morale. Appena Civati prende la parola, non perde tempo e il primo attacco lo sferra proprio alle gerarchie del Pd: “passano la vita a fare alleanze” quando la “principale alleanza che dovrebbero stringere è quella con la società italiana”. Scusate se è poco. Con una dialettica frizzante, ci descrive un Partito democratico spaventato e disorientato da tabù che non riesce a sciogliere: come gestire la possibilità di un’apertura a Di Pietro o a Vendola? Non certo – secondo Pippo Civati – “con gli impacciati incontri clandestini nelle osterie romane ma con un sereno dibattito pubblico”. Servono più idee e più giovani; occorre parlare delle questioni economiche e sociali di fondo.

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“Bisogna spiegare – non tralascia gli esempi concreti, Civati – che il buono scuola è un modo per trasferire, di fatto, fondi dalla scuola pubblica a quella privata” o, ancora, “che non è vero – come dice la Lega – che le case popolari vanno tutte ai clandestini”. “Spieghiamo che gli stranieri costituiscono la gran parte dei lavoratori edili e dell’agricoltura”, offriamo agli elettori l’immagine di un’Italia diversa da quella dipinta con aggressiva grossolanità dalla destra, esorta Civati. Sono tanti, insomma, i temi attorno ai quali il Pd deve riorganizzare la propria identità: la disoccupazione giovanile, la competitività. Ma anche il Mediterraneo (proporre un’idea per gestire le dinamiche complesse del Nord Africa) e la globalizzazione. Numerosi gli interventi da parte di un pubblico, attento e partecipe, che non perde l’occasione, ghiotta quanto rara, di parlare con un politico che sembra ascoltarlo, sul serio. Intervengono su costi della politica, su giovani e disoccupazione. “Ci dia un buon motivo per tornare alle urne”, chiede una cittadina che ha vissuto con rammarico la propria sofferta decisione di non votare alle ultime amministrative. Un segnale di speranza Civati lo dà: “ci sono fermenti, interni ed esterni al partito, che incoraggiano: le manifestazioni delle donne, degli studenti, degli universitari, dei professori”. “Dobbiamo dare voce al nostro elettorato”. Lui – ne siamo certi – lo fa, girando l’Italia per parlare con i cittadini, partecipando ad iniziative proprio come questa. “Alla riflessione – avverte – deve però seguire l’azione politica, concreta”. Che sia forse il momento del risveglio? “La società civile è pronta”, dice Pippo Civati. Speriamo lo sia presto anche il Partito democratico.

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