La scuola è un bene ad altissima rilevanza sociale per il Paese, le dichiarazioni del premier sono un’offesa per gli insegnanti. Si delegittimano così i docenti e la libertà d’insegnamento.
8 commenti
Da antiberlusconiano feroce,mi permetto tuttavia di sollecitare,in coloro che attribuiscono all’attuale regime tutti i mali della scuola,una maggiore obbiettività ed un indispensabile senso di responsabilità nell’ammettere gli errori del passato. Da l’68 in poi,la scuola ha cessato di essere selettiva,il merito ha ceduto il posto all’ideologia che poneva tutti sullo stesso piano (non posso dimenticare certi insegnanti di lettere che al Liceo,anzichè far lezione,imponevano la lettura collettiva dell’Unità). Almeno due generazioni,da allora, sono passate dalle elementari alla laurea senza mai subire una selezione ; io stesso ho vissuto le avvilenti esperienze di esami universitari nei quali,mentre uno studente parlava,altri 10 o 20 tacevano,nascosti dietro barbe rivoluzionarie ed eskimo alla moda venendo gratificati,alla fine,dal 18 “politico”. Aggiungo : pur con tutta la disistima che nutro per la signora Gelmini,non é certo da attribuire a lei la colpa del milione di insegnanti e dei 250.000 precari attuali,ma solo di coloro che ,negli ultimi decenni,con un misto di furore ideologico e di folle irresponsabilità,tale sistema hanno concorso a determinare. Se non verranno ammessi tali errori (anche dall’ex ministro Berlinguer),non si andrà da nessuna parte e continuerà all’infinito questo teatrino miserabile e straccione.
Effettivamente, le dichiarazioni indignate del PD e dei suoi rappresentanti hanno qualcosa di assai poco convincente.
Lo stato attuale della scuola, lo scarso consenso sociale verso docenti non sono datati oggi. Vengono da lontano e proprio da quella parte che oggi ha gioco facile ad opporsi al centro destra.
Concordo con Clauderice : se la manifestazione del 12 non sarà l’ occasione di ripensare tutta la questione dell’ istruzione non avrà raggiunto il suo scopo.
Occorre interrogarsi sul perchè la scuola non sia più pensata come luogo di formazione della classe dirigente ( come Calamandrei sosteneva) o luogo di trasmissione della cultura e di formazione dei giovani al pensiero critico ( secondo il dettato costituzionale, come ricordava Stefano Rodotà, su ” Repubblica” del 3 marzo 2011).
Mancare questa occasione sarebbe atto irresponsabile, non solo per un vero rilancio della scuola, ma anche perchè molti docenti sono ormai ben cosapevoli delle responsabilità di tutti.
Le parole sono pietre, lo sappiamo, ed è profondamente vero. Ma quanto spazio venne dato dai giornali alle decisioni prese dal Governo sulla scuola, decisioni che risalgono ormai al settembre 2008? Ben poco. Questo non vuol dire che oggi si debba tacere, è ovvio. Ma come dimenticare che la parallela vicenda Alitalia coprì quasi tutti gli spazi informativi? E degli esuberi Alitalia di questi giorni non si parla molto. Paradossi mediatici. Grazie per l’ospitalità.
sono assolutamente d’accordo con Clauderice.
La scuola pubblica va difesa dalle rapaci mani di berlsuconi, si!
Ma non per riportarla tout cour al preberlusconismo. Anche allora la scuola pubblica aveva tanti mali, primo fra tutti la assoluta mancanza di meritocrazia del corpo docente e dirigenziale.
Questo è il vero cancro della scuola, cosi’ come di tanti altri sistemi del nostro paese
che sia Berlinguer, dalle vostre pagine, a difendere la scuola pubblica la dice tutta su come questo paese non abbia futuro, anche qualora finisse il governo Berlusconi prima e il berlusconismo poi.
Perché Berlinguer è stato con l’autonomia scolastica e la legge sulla parità il primo e principale picconatore della scuola pubblica.
Ai simpatizzanti di Libertà e Giustizia consiglio di rileggere Calamandrei.
La scuola non è un’azienda, l’istruzione non è una merce.
Non fa una piega, il ragionamento di Bruno Paolillo. Ripensiamo gente, ripensiamo e guardiamo indietro. ( E non dimentichiamo nemmeno che lo stesso Berlinguer ha diverse volte ” ripudiato” – testuali parole- pubblicamente Gramsci perchè aveva sostenuto che lo studio è fatica e impegno…).
Così come non ho capito ciò che intende dire o dove spera di andare a parare il segretario politico del PD Bersani con la sua affermazione: “sfila l’Italia dell’alternativa”,parimenti non capisco se il giudizio di Luigi Berlinguer sulla “rilevanza sociale della scuola” (immagino si riferisca alla scuola pubblica) è frutto di qualche resipiscenza connessa alla sua non lontana esperienza di Ministro della Pubblica Istruzione del Belpaese.
Per il resto complimenti ai principali attori politici del “riformismo” costituzionale pro domo casta e soci in affari,che tra tanto “chiasso” preferiscono tacere e fare.
Così la Gelmini a “che tempo che fa”: “gli insegnanti sono troppi rispetto ai bisogni in Italia” ed i bidelli sono più dei carabinieri ma la scuola è fitusa,secondo quanto le consta..
Insomma uno spreco di denaro pubblico che continua nonostante i massicci licenziamenti di personale di questi ultimi tre anni,perciò i tagli proseguono e con essi l’impegno delle famiglie a dotare i propri figli di carta igienica,gesso per la lavagna,qualche sedia alla bisogna e qualche spicciolo per il fondo comune di sussistenza,etc. onde turare le falle quotidiane previste e impreviste del catamarano scolastico in balia delle acque procellose del mare nostrum.
Ma,dice anche la Gelmini che la spesa per la scuola negli ultimi anni è aumentata del 30 %.
Sorge pertanto urgente il bisogno di individuare il luogo di destinazione delle somme relative a tale spesa indagando seriamente sui bilanci della pubblica istruzione e su altri bilanci pubblici,statali,regionali e municipali.
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Da antiberlusconiano feroce,mi permetto tuttavia di sollecitare,in coloro che attribuiscono all’attuale regime tutti i mali della scuola,una maggiore obbiettività ed un indispensabile senso di responsabilità nell’ammettere gli errori del passato. Da l’68 in poi,la scuola ha cessato di essere selettiva,il merito ha ceduto il posto all’ideologia che poneva tutti sullo stesso piano (non posso dimenticare certi insegnanti di lettere che al Liceo,anzichè far lezione,imponevano la lettura collettiva dell’Unità). Almeno due generazioni,da allora, sono passate dalle elementari alla laurea senza mai subire una selezione ; io stesso ho vissuto le avvilenti esperienze di esami universitari nei quali,mentre uno studente parlava,altri 10 o 20 tacevano,nascosti dietro barbe rivoluzionarie ed eskimo alla moda venendo gratificati,alla fine,dal 18 “politico”. Aggiungo : pur con tutta la disistima che nutro per la signora Gelmini,non é certo da attribuire a lei la colpa del milione di insegnanti e dei 250.000 precari attuali,ma solo di coloro che ,negli ultimi decenni,con un misto di furore ideologico e di folle irresponsabilità,tale sistema hanno concorso a determinare. Se non verranno ammessi tali errori (anche dall’ex ministro Berlinguer),non si andrà da nessuna parte e continuerà all’infinito questo teatrino miserabile e straccione.
Effettivamente, le dichiarazioni indignate del PD e dei suoi rappresentanti hanno qualcosa di assai poco convincente.
Lo stato attuale della scuola, lo scarso consenso sociale verso docenti non sono datati oggi. Vengono da lontano e proprio da quella parte che oggi ha gioco facile ad opporsi al centro destra.
Concordo con Clauderice : se la manifestazione del 12 non sarà l’ occasione di ripensare tutta la questione dell’ istruzione non avrà raggiunto il suo scopo.
Occorre interrogarsi sul perchè la scuola non sia più pensata come luogo di formazione della classe dirigente ( come Calamandrei sosteneva) o luogo di trasmissione della cultura e di formazione dei giovani al pensiero critico ( secondo il dettato costituzionale, come ricordava Stefano Rodotà, su ” Repubblica” del 3 marzo 2011).
Mancare questa occasione sarebbe atto irresponsabile, non solo per un vero rilancio della scuola, ma anche perchè molti docenti sono ormai ben cosapevoli delle responsabilità di tutti.
Le parole sono pietre, lo sappiamo, ed è profondamente vero. Ma quanto spazio venne dato dai giornali alle decisioni prese dal Governo sulla scuola, decisioni che risalgono ormai al settembre 2008? Ben poco. Questo non vuol dire che oggi si debba tacere, è ovvio. Ma come dimenticare che la parallela vicenda Alitalia coprì quasi tutti gli spazi informativi? E degli esuberi Alitalia di questi giorni non si parla molto. Paradossi mediatici. Grazie per l’ospitalità.
sono assolutamente d’accordo con Clauderice.
La scuola pubblica va difesa dalle rapaci mani di berlsuconi, si!
Ma non per riportarla tout cour al preberlusconismo. Anche allora la scuola pubblica aveva tanti mali, primo fra tutti la assoluta mancanza di meritocrazia del corpo docente e dirigenziale.
Questo è il vero cancro della scuola, cosi’ come di tanti altri sistemi del nostro paese
che sia Berlinguer, dalle vostre pagine, a difendere la scuola pubblica la dice tutta su come questo paese non abbia futuro, anche qualora finisse il governo Berlusconi prima e il berlusconismo poi.
Perché Berlinguer è stato con l’autonomia scolastica e la legge sulla parità il primo e principale picconatore della scuola pubblica.
Ai simpatizzanti di Libertà e Giustizia consiglio di rileggere Calamandrei.
La scuola non è un’azienda, l’istruzione non è una merce.
Non fa una piega, il ragionamento di Bruno Paolillo. Ripensiamo gente, ripensiamo e guardiamo indietro. ( E non dimentichiamo nemmeno che lo stesso Berlinguer ha diverse volte ” ripudiato” – testuali parole- pubblicamente Gramsci perchè aveva sostenuto che lo studio è fatica e impegno…).
Così come non ho capito ciò che intende dire o dove spera di andare a parare il segretario politico del PD Bersani con la sua affermazione: “sfila l’Italia dell’alternativa”,parimenti non capisco se il giudizio di Luigi Berlinguer sulla “rilevanza sociale della scuola” (immagino si riferisca alla scuola pubblica) è frutto di qualche resipiscenza connessa alla sua non lontana esperienza di Ministro della Pubblica Istruzione del Belpaese.
Per il resto complimenti ai principali attori politici del “riformismo” costituzionale pro domo casta e soci in affari,che tra tanto “chiasso” preferiscono tacere e fare.
Così la Gelmini a “che tempo che fa”: “gli insegnanti sono troppi rispetto ai bisogni in Italia” ed i bidelli sono più dei carabinieri ma la scuola è fitusa,secondo quanto le consta..
Insomma uno spreco di denaro pubblico che continua nonostante i massicci licenziamenti di personale di questi ultimi tre anni,perciò i tagli proseguono e con essi l’impegno delle famiglie a dotare i propri figli di carta igienica,gesso per la lavagna,qualche sedia alla bisogna e qualche spicciolo per il fondo comune di sussistenza,etc. onde turare le falle quotidiane previste e impreviste del catamarano scolastico in balia delle acque procellose del mare nostrum.
Ma,dice anche la Gelmini che la spesa per la scuola negli ultimi anni è aumentata del 30 %.
Sorge pertanto urgente il bisogno di individuare il luogo di destinazione delle somme relative a tale spesa indagando seriamente sui bilanci della pubblica istruzione e su altri bilanci pubblici,statali,regionali e municipali.