B e gli insulti (a sua insaputa?)

07 Mar 2011

Talvolta c’è da non credere alle proprie orecchie o ai propri occhi, quando si ascoltano o vedono le allocuzioni audiovideo sempre più frequenti e sguaiate di Berlusconi. Ma possibile che nessuno dell’opposizione reagisca? Non sono bastati i richiami del presidente Napolitano e del presidente della Consulta Ugo de Siervo. Per il resto, neppure un dibattito parlamentare, una mozione, una interrogazione…

Talvolta c’è da non credere alle proprie orecchie o ai propri occhi, quando si ascoltano o vedono le allocuzioni audiovideo sempre più frequenti e sguaiate di Berlusconi. Sabato 5 il premier ha telefonato ad Avezzano ad un convegno di fedeli del Pdl.
In questa occasione, tra le altre amenità, ha detto con voce indignata che purtroppo “noi abbiamo questa palla al piede della sinistra, che non è mai diventata socialdemocratica, una sinistra che si inventa di tutto, adesso anche un mio attacco alle istituzioni, e che provoco conflitti istituzionali. Mentre è falso, sono io che subisco attacchi senza soluzione di continuità da 17 anni!”. Ma che dice? Forse Berlusconi attacca le istituzioni….a sua insaputa (così come all’ex ministro Scajola fu acquistato un appartamento a Roma, lui ignaro). Non si rende conto. Vale la pena di ricordare che, in tempi molto recenti, a preoccuparsi seriamente e a lanciare un grido di allarme sulle pulsioni di Berlusconi, fu il massimo rappresentante dello Stato e custode della Costituzione, Giorgio Napolitano.
Il quale, guarda caso, censurò proprio quel comportamento politico che il premier oggi nega, nonostante l’evidenza. Infatti il 10 dicembre 2009, poco più di un anno fa, il Presidente della Repubblica diramò dal Quirinale un comunicato ufficiale (si trova ancora sul sito web) di sette righe. Testualmente: “In relazione alle espressioni pronunciate dal Presidente del Consiglio in una importante sede politica internazionale, di violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla Costituzione italiana, il Presidente della Repubblica esprime profondo rammarico e preoccupazione. Il Capo dello Stato continua a ritenere che, specie per poter affrontare delicati problemi di carattere istituzionale, l’Italia abbia bisogno di quello ‘spirito di leale collaborazione’ e di quell’impegno di condivisione che pochi giorni fa il Senato ha concordemente auspicato”.
Resta da precisare che Berlusconi un paio di giorni prima, a Bonn, al congresso del Ppe aveva declamato che “la sovranità in Italia è passata al partito dei giudici” ed anche che “undici giudici della Consulta su quindici sono di sinistra”, più qualche altra affermazione inconsulta ed offensiva. Dichiarazioni uguali -anzi allora  erano forse più….moderate – a tutte quelle che da mesi ormai Berlusconi scaglia su Corte costituzionale, magistrati “rossi” ed eversori, parlamentari (“50 lavorano, gli altri fanno pettegolezzi”), Quirinale, Csm, scuola pubblica che “inculca”. Ma non desideriamo tediare con i richiami di archivio sui continui “violenti attacchi” che il capo del governo – a sua insaputa – porta alle istituzioni di garanzia, se non ogni giorno, almeno più volte a settimana, senza abbassare i toni.
E proprio poche ore fa il presidente della Corte costituzionale, Ugo de Siervo ha voluto chiarire che la Carta fondamentale sta al di sopra di tutti, anche del premier: “La maggiore novità introdotta dalla Costituzione italiana è la superiorità della Costituzione stessa rispetto a ciò che vogliono il Parlamento, il governo e il presidente del consiglio”.
Per concludere, la denuncia del presidente Napolitano e il suo  “profondo rammarico e preoccupazione”, finirono nel dimenticatoio, perché il 13 dicembre 2009 a Milano uno squilibrato, Massimo Tartaglia, purtroppo lanciò in faccia al premier un modellino del Duomo in marmo. Berlusconi fu ferito seriamente e quindi tutti gli manifestarono giustamente immediata solidarietà. Dimenticando il resto. Tuttavia bisogna riconoscere che non è usuale, in una democrazia normale, che il Capo dello Stato si preoccupi per il “violento attacco” verbale (che dura tuttora!) del capo dell’esecutivo alle istituzioni e non accada proprio nulla. Neppure un dibattito parlamentare, una mozione, una interrogazione su quel “turbamento” del Presidente della Repubblica contenuto in un comunicato ufficiale. Nulla. Ora è roba vecchia, è tardi. Forse. Ma, a futura memoria, è giusto dire che non tutti hanno taciuto e dimenticato.

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