Mercato del lavoro, la riforma possibile

03 Mar 2011

Salari ridotti, disoccupazione in aumento. E giovani che abbandonano carriera scolastica e università. L’impietosa analisi alla scuola di formazione politica di LeG a Pavia. Ecco come è possibile uscire dalla crisi.

In aula

Il secondo weekend della Scuola di formazione politica di Pavia si apre con l’intervento di Pietro Garibaldi, professore straordinario di Economia Politica presso l’Università di Torino e redattore della Lavoce.info. La sua analisi dimostra come la diminuzione della produttività in Italia negli ultimi anni abbia portato ad una cospicua riduzione dei salari, condizione che crea problemi di sostentamento nelle famiglie italiane, soprattutto in quelle meno abbienti; parallelamente si registra un aumento della disoccupazione specialmente giovanile, con un aumento spropositato di contratti temporanei a fronte di una drastica diminuzione degli stipendi.
Il professore illustra la sua proposta di riforma del mercato del lavoro, portata avanti insieme all’economista Tito Boeri, che prevede l’introduzione del salario minimo orario e di un contratto unico a tempo indeterminato per ridurre il precariato e risolvere il dualismo tipico del mercato del lavoro italiano.
L’intervento di Garibaldi suscita domande e curiosità tra gli studenti della Scuola che sottolineano quanto la flessibilità contrattuale sia applicata in maniera abusiva ed anomala da parte delle aziende, asserendo che il rispetto delle regole dovrebbe essere alla base di ogni sistema civile.
Il dibattito prosegue nel pomeriggio con i contributi del professor Daniele Checchi, docente di Economia del lavoro all’Università Statale di Milano e il professor Guido Ascari, docente di Economia presso l’Università di Pavia.
Tra le svariate tematiche affrontate, spicca un’analisi molto dettagliata sull’abbandono della carriera scolastica ed universitaria da parte dei giovani, sintomo di un paese in crisi che non conferisce la dovuta importanza all’istruzione dei suoi cittadini. Inoltre, la mancanza di una concreta correlazione tra il mondo delle imprese e quello universitario, dà luogo ad un quadro poco rassicurante per il futuro delle nuove generazioni, alla prese con notevoli difficoltà di inserimento nella carriera lavorativa una volta terminati gli studi. Come suggerisce una studentessa della Scuola, l’università italiana appare come una “fabbrica di illusioni”.
Questo secondo appuntamento della Scuola di Pavia si conclude con un acceso dibattito tra gli studenti e Stefano Fassina, economista, responsabile del settore Economia e Lavoro del Partito democratico. L’onorevole riassume la situazione economica italiana giunta ad un punto critico, con un bilancio dello Stato “ingessato” ed un debito pubblico quanto mai elevato ed illustra un prospetto delle riforme e delle politiche di sostegno alla crescita volte al miglioramento del Paese.
Nella mattina di domenica, la lezione della sociologa Chiara Saraceno sulle politiche della famiglia.

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