“Nemmeno nello Zimbabwe”

22 Feb 2011

Era l’autunno del 2009 quando il direttore generale Rai, Mauro Masi si lasciò sfuggire al telefono questo commento. Ecco, a distanza di pochi mesi, cosa si dice di noi sui giornali africani. Per i lettori (e gli articolisti) di Tanzania, Kenya, Berlusconi è il primo ministro italiano “grande venditore”, e pagatore di prostitute, ospiti nelle sue residenze.

Nell’autunno del 2009 il direttore generale della Rai, Mauro Masi, in una telefonata (intercettata) con il commissario Agcom, Giancarlo Innocenzi, si lasciò sfuggire il seguente commento (sulla richiesta del premier Berlusconi di censurare o sospendere la trasmissione di Santoro, Anno zero): “Ma non funziona così neppure nello Zimbabwe!”. Ricordate? Perfino Masi era stupito per le lamentele del capo del governo.Per quelle telefonate, Berlusconi è indagato a Roma per concussione e minaccia a corpo dello Stato.
Durante un recente viaggio in Africa, proprio vicino allo Zimbabwe, in Tanzania (Dar es Salaam) e Zanzibar, e in Kenya, abbiamo voluto verificare qual è l’opinione sul nostro paese, l’immagine e la credibilità dell’Italia, che emerge dalla lettura dei giornali locali in inglese. Naturalmente è solo l’impressione di un viaggiatore e lettore che si trattiene pochi giorni sui luoghi. Tuttavia gli articoli e le foto pubblicate sulla situazione in Italia sono ugualmente significativi.

Sul Guardian (Tanzania, sabato 12 febbraio), un articolo su mezza pagina: “Berlusconi, il più bravo venditore. A dispetto di ogni cosa Silvio Berlusconi è ancora in carica. Il suo segreto? Lui ha il sole nella sua tasca“.

Il Daily Nation di Nairobi (mercoledi 16) ha un richiamo in prima pagina, con foto del cavaliere, a fianco di corrispondenze su problemi africani. Sotto l’indicazione “world” si legge la

presentazione: “Berlusconi verso il processo per sesso con minore”. E ancora: ” Costretto il primo ministro italiano a presentarsi davanti a tre giudici donne in aprile, accusato di aver comprato sesso da una minore”. Metà pagina 25 (foto anche di Ruby) è dedicata alla decisione per il giudizio immediato, e si dà conto che i legali di Berlusconi “comunque denunciano che il primo ministro è vittima di una caccia alle streghe da parte dei suoi oppositori politici” ! E poi che egli “non si dimetterà”. Il lettore africano si chiederà, sorpreso, come sia possibile una simile situazione in un paese democratico come l’Italia. E dirà: “Si meravigliano pure nello Zimbabwe”; e forse anche in Rwanda, dove il ministro per la gioventù e lo sport, Joshep Habineza, si è appena dimesso perché scoperto a divertirsi con alcune ragazze durante la festa di San Valentino.

Su The Standard (Kenya’s Bold Newspaper), richiamo nel sommario, e a pagina 37 ampio articolo, a fronte di un servizio da Kampala (Uganda): “Ora Berlusconi affronta il processo per lo scandalo sulla prostituzione”.
Scusate se è poco: questa è, purtroppo, l’immagine che nelle ultime settimane l’Italia trasmette all’Africa. Umiliante e devastante per il nostro paese. Mentre, ovviamente, molte pagine dei quotidiani dell’area, erano occupate dalle corrispondenze dal Cairo e dal ritiro di Mubarak, o dalla situazione in Sudan o dai rapporti con l’India. I giornali del continente africano non sono certo simili al “Financial Times” o all’ “Economist” o al “Washington Post” o al “New York Times”, tutti fogli, secondo la vulgata berlusconiana, suggestionati dai quotidiani italiani anti governativi e soprattutto covo di “comunisti”, “intellettuali snob di sinistra”, giornalisti “radical chic”. Queste categorie in Africa non esistono. Eppure per i lettori (e gli articolisti) della Tanzania o del Kenya, Berlusconi è il primo ministro italiano “grande venditore”, e pagatore di prostitute, ospiti nelle sue residenze. C’è da essere davvero orgogliosi di un tale statista.

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