Zagrebelsky: così la società civile aiuta la democrazia

Nel Salone del Maggior Consiglio, gremito, Gustavo Zagrebelsky ha parlato martedì 15 di “Democrazia e populismi”. L’intervento si è svolto all’interno di un ciclo di Letture sulla democrazia nell’età della globalizzazione che l’attivissimo presidente della genovese Fondazione di Palazzo Ducale, Luca Borzani, ha organizzato insieme al circolo di Libertà e Giustizia e con l’appoggio dell’Associazione Il Mulino.
Zagrebelsky ha osservato anzitutto che la democrazia è difficile; significa che ognuno si sente parte di una società, contribuisce a governare la comunità in cui vive e perciò se ne sente parte, il che implica che rinuncia a vantaggio di questa a qualche scelta che egoisticamente potrebbe essergli vantaggiosa.
Dall’immediato dopoguerra vengono fatte rilevazioni sulla presenza di strutture democratiche (definite su precisi indicatori) nei paesi del mondo; la lista di quelli che hanno, in qualche forma, strutture rispondenti ai requisiti minimi si è andata costantemente allungando, ma la qualità delle istituzioni democratiche è andata diminuendo, anche nei paesi che sono da sempre presenti nella lista. E’ per questo che si parla spesso di crisi della democrazia.
La crisi della democrazia, rileva Zagrebelsky, discende dalla crisi della politica; questa è vitale quando sa indicare ai cittadini scelte chiaramente differenziate, mentre viene messa in sonno se sulle opzioni di fondo non vengono proposte vere alternative. Il “pensiero unico”, con il mercato come riferimento indiscutibile, ha determinato questa situazione.
La democrazia, anche terminologicamente, è l’opposto della autocrazia. Questa ricompare invece, in forma di populismo, quando all’interno di un sistema formalmente democratico, con libere elezioni, il potere si concentra nelle mani di un leader, la cui immagine emerge proprio perché si attenua la politica; in termini istituzionali, ciò corrisponde alla riduzione, se non alla scomparsa, del sistema di pesi e contrappesi che è stato costruito nei secoli. Come esempi della deriva in atto Zagrebelsky si è riferito non solo al caso italiano, ma anche alle situazioni finora presenti in quei paesi arabi che in questo momento stanno tentando di uscirne.
Facendo anche riferimento alla propria esperienza di Presidente “onorario” di Libertà e Giustizia, Zagrebelsky ha concluso individuando proprio nei movimenti dal basso, nelle associazioni espressioni della società civile che si organizza, uno strumento dal quale si può partire per invertire la tendenza.
Martedì 22 il ciclo genovese continua; Roberto Escobar e Carlo Rognoni parleranno di democrazia e comunicazione, e il tema dei rischi per la democrazia derivanti dalla concentrazione del potere ritornerà all’attenzione.

7 commenti

  • Il politologo Edward N. Luttwak, invitato ieri sera a Ballarò per (speravano) deprecare il comportamento di Berlusconi nella vicenda che arrovella i pm del Tribunale Ambrosiano, ha leggermente deluso le aspettative dei Floris e delle brattee che fioriscono lungo i bordi del ring offerto dalla Rai all’imparzialità dell’ottimo Floris Giovanni.
    Il talk show è stato un bell’autogol che “Santoro le petit” si è assegnato confondendo Lutwak per un collega della sua stessa risma. Son cose che “capitàno”: il diavolo fa le pentole, non i coperchi.
    Celestino Ferraro

  • mah, caro Ferraro, forse abbiamo visto due trasmissioni diverse; Luttwak, che ha un senso politico a-morale e molto funzionalista, forse non ha detto la frase “deve dimettersi” (non ho registrato!), ma ha ben fatto intendere l’inammissibilità del comportamento (almeno nei paesi di cultura anglosassone).
    Stia bene.
    Silvana

  • Intravedo la fine dei “leaderismi” , che lasceranno il posto ad un potere diffuso, ad una responsabilità individuale condivisa, alla grande possibilità di proposte e controlli in tempo reale(derivanti dall’uso corretto della tecnologia), ad una vera nuova cittadinanza. La strada non sarà facile, ma l’unica da percorrere per evitare scenari inquietanti

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  • ll prof Zagrebelsky ……come esempi della deriva in atto Z si è riferito al solo al caso italiano ma anche alle situazioni finora presenti in quei paesi arabi…..
    Posso amabilmente rammentare al prof. che nel 1912 mio nonno votava perchè sapeva leggere e scrivere ed aveva un pezzo di terra, poi il governo Giolitti votò una legge < suffragio universale < che dava il voto a tutti i maschi ( a 25 anni) .
    Se qualcosa conta , io oggi pure essendo analfabeta o poco più, per via di quella legge voto e questa mi sembra una grande, grandissima situazione : sconvolgerà il professore ma il mio VOTO VALE IL SUO !!
    Voglio dire che tutto benone, le opinioni sono libere , ma chissà se il voto conta qualcosa e io dico di SI !
    Teniamone conto , per favore !
    Grazie per l'attenzione .

  • Mi sono svegliato stanotte.
    Poi mi sono venuto dei pensieri. Pensieri preoccupanti. Non sono più riuscito a addormentarmi. Diamo arrivati a questo punto.
    Ho pensato a questo paese cui parlamento non è più in grado di difendere il contenuto della costituzione, sulla quale si basa nostra libertà.
    La notte i pensieri non si controllano come alla luce del sole. Ti arrivano senza filtro e possono essere il contrario di quello che vorresti pensare.
    Il pensiero più preoccupante era questo: i bravi europei hanno accusato il popolo tedesco di non aver reagito, di avere lasciato fare, la parte che non era addirittura coinvolta attivamente, che i fascisti prendessero il controllo del potere. In pochi hanno reagito e quelli sono diventati martiri,
    gli altri hanno lasciato succedere quello che è diventato un macello per il mondo intero.
    E pensavo: se fossimo nella stessa situazione oggi ? Chi, in questa situazione , se non noi, il popolo, può dare il sostegno ai partiti democratici contro il potere del corrotto pseudo-partito che segue il duce di oggi ? Ma è sufficiente la folla che popola le piazze di oggi per evitare il peggio ?

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