Le escort di Silvio, la nemesi di Rosy: così ogni festino diventa un punto per lei

17 Feb 2011

“NELLE mie preghiere – confessò Rosy Bindi nel dicembre del 2009 – mi ricordo di tutti, anche di Berlusconi”. Ora, a quest’ultimo la faccenda delle orazioni bindiane potrà anche risultare irrilevante. Ma da esperto e sensibile uomo di comunicazione e d’immaginario, l’idea (non del tutto pagana) di ritrovarsi vittima di una nemesi al femminile comincia probabilmente ad agitare i sonni, e magari anche le veglie. Non si discute qui delle tante qualità della Bindi, come dei suoi punti deboli, che pure ovviamente ci sono. E’ che la più celebre immagine della Nemesi, quella del pittore romantico Alfred Rethel, raffigura una donna austera, anche nell’abbigliamento, che nella mano destra ha una spada, il che già dice molto, e nell’altra una clessidra. Figlia della Notte, e a lungo perseguitata dalle smanie sessuali di Zeus, Nemesi ha pure un bel paio di ali – e qui si notifica al Cavaliere che la vera debolezza, la grande trasgressione di Rosy è in effetti la velocità, correndo ella come una pazza ieri alla guida di una Bmw e ora di una potente Audi.

Ma è la clessidra, come dire il Tempo, ciò che più dovrebbe preoccupare Berlusconi. Nel senso che non c’è bugia, non c’è rivelazione, non c’è eccesso testimoniato o de relato, non c’è foto o filmato, non c’è festa o festino, escort o stellina, risorsa bio-meccanica o chimico aiutino, calata di mutande o tirata di cocaina, ecco, non c’è oggi nulla di cui si parla ormai da un paio d’anni
nell’Italia degradata dagli scandali sessuali che non giochi a favore di Rosy Bindi e di una sua plausibile candidatura, e forse anche di una sua possibile vittoria.

In altre parole, è il marketing delle circostanze imprevedibili che spinge proprio lei: per come è fatta, e un po’ anche per come da anni l’ha vissuta Berlusconi, coram populo, cioè nei talk-show in televisione, nei video più o meno amatoriali che girano su internet, perfino nelle storielle che il Cavaliere racconta a tutto spiano – ed essendo partiti con le preghiere, varrà giusto la pena di ricordare che era Rosy Bindi il motore narrativo della barzelletta blasfema. Una donna, anzi “una dama” disse lui, così brutta da spaventare il cavaliere e addirittura costringerlo a invocare il nome di Dio invano. Ma non invano, mesi prima, la Bindi aveva fieramente replicato a una battutaccia telefonica berlusconiana nel bel mezzo di Porta a porta: “Presidente – rispose a testa alta, col viso rosso e guardando fisso in camera – presidente, io non sono una donna a sua disposizione”. Ci fecero anche le magliette, con questa frase. Sobrie, grigiastre, come la tonaca di Nemesi. Era l’ottobre del 2009; il mese dopo venne eletta presidente del Pd e al momento della proclamazione ebbe più applausi del segretario uscito vincente dalle primarie.

Poi quasi all’istante, per la verità, Rosy Bindi si ritrovò impicciata nei grovigli statutari del partito, a forzarli e/o a rappezzarli secondo i più enigmatici criteri d’inconcludenza, secondo le abitudini della casa. E tuttavia, il fatto che l’altro giorno l’abbia indicata un esterno come Nichi Vendola, con l’augurale benedizione di Prodi, reca alla sua figura il valore aggiunto di scavalcare le sconclusionatissime liturgie oligarchiche del Pd (vedi la freddezza di aspiranti, dignitari e notabili).
Ma soprattutto: in un paese inzaccherato, corrotto e screditato dal bunga bunga si comincia ad avvertire la necessità di modelli culturali e antropologici tali da riequilibrare l’andazzo. (Anche di questa potenziale controspinta, con i suoi possibili eccessi “talebani”, si potrà essere grati al Cavaliere e alle sue frenesie!). A un’azione corrisponde una reazione, sono le leggi della fisica. E così, disvelatosi il premier vecchio maschio sporcaccione, un personaggio da Bagaglino (ipsa dixit), ecco che sull’orizzonte di chi vuole levarselo di torno comincia a farsi sentire l’esigenza di una donna. Il passo successivo è: una donna, e cattolica.

Le tecniche del mercato politico funzionano in effetti anche alla rovescia: e quindi la Bindi viene dalla provincia e dall’Azione Cattolica, ha visto morire il suo maestro nel sangue degli anni di piombo, è vergine, è burbera, perde la pazienza, va a messa, non si è rifatta, non le piacciono i soldi, rifiuta bacetti e tele-smancerie, in vacanza si mette gli scarponi da montagna. Con qualche speranzoso azzardo, la si potrebbe immaginare con una spada e una clessidra in mano. Ma l’idea che preghi per tutti, e quindi anche per Berlusconi, con i tempi che corrono è ancora più consolante.

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