Il mondo ci guarda

12 Feb 2011

Non parliamo solo per noi, non scendiamo in piazza donne e uomini di diverse generazioni solo per sentirci meglio, più forti, più vicini. Scendiamo in piazza perché il silenzio è diventato un disonore, una macchia da cui dobbiamo assolutamente liberarci.

Il telefono squilla ormai all’alba. È la Bbc che in diretta mondiale da Londra chiede brutale: “Siete ottimisti?”.

Un attimo per respirare. Ti scorrono negli occhi e nel cuore le immagini delle italiane e degli italiani al Palasharp di Milano, pensi alle fiumane di cittadine che saranno domani in piazza e rispondi semplicemente : questa volta speriamo.

Il mondo ci guarda.

Il nostro Paese e tanti all’estero sanno che stiamo giocando una partita per la vita, per la dignità di tutti, per la libertà e la giustizia. Sanno che non chiediamo nulla per ciascuno di noi ma tutto per tutti. Sanno che come dice Gustavo Zagrebelsky, non siamo sul mercato.

Non sono semplici manifestazioni come quelle che abbiamo conosciuto negli ultimi 15, venti anni. Ascoltavamo belle musiche, i comizi un po’ scontati ma ben preparati e ben letti dei politici, e poi ce ne tornavano a casa, sui treni e sui pulman come dopo una scampagnata quando eravamo ragazzi. Incontri importanti, ma poi nulla cambiava. I partiti continuavano nelle loro insopportabili diatribe interne, senza un grande progetto che ci tenesse uniti dopo quelle due ore di bella ricreazione.

Oggi è un’altra cosa e domani sono donne di tante tendenze politiche a chiamare a raccolta, senza bandiere. Molte le parole che verranno dette e esibite: “Se non ora quando?”, “Mi riprendo il mio futuro”, “Dimettiti” e così via. A denunciare l’indecente violenza contro il corpo delle donne, contro lo scambio fra sesso e lavoro pubblico, contro l’informazione malata e la disoccupazione che umilia e taglia le ali. Contro gli attacchi all’autonomia dei magistrati.

Oggi la posta in gioco è molto alta, proprio perché il mondo ci guarda. Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana domenica nel cuore di New York gli amici di Libertà e Giustizia spiegheranno ai cittadini americani e italo americani perché chiediamo che Berlusconi si dimetta e le ragioni delle donne italiane. A Times Square per riconquistare, come dice Umberto Eco, l’onore dell’Italia.

Ecco perché questa volta è diverso. Non parliamo solo per noi, non scendiamo in piazza donne e uomini di diverse generazioni solo per sentirci meglio, più forti, più vicini. Scendiamo in piazza perché il silenzio è diventato un disonore, una macchia da cui dobbiamo assolutamente liberarci. Forse non tutti sono stati in silenzio, negli anni in cui il crepuscolo diventava la notte fonda. Ma non è oggi il momento di cercare responsabilità. Siamo tutti responsabili, comunque, ci non aver fatto abbastanza e un giorno sarà la Storia e distribuire giudizi e a ricostruire i fatti che abbiamo vissuto.

Il mondo ci guarda e Berlusconi e la sua corte hanno paura. Gridano cose senza senso, si stanno mobilitando contro i “puritani”, mettono in movimento le loro odiose macchine del fango. Costruiscono, attorno alla loro debolezza denudata, un’ondata di odio all’insegna del golpe “morale”.

Vorrei, con queste poche righe per sollecitare tutte e tutti a essere nelle piazze e nelle vie di Firenze, domani, ricordare a tutti noi che il momento è davvero unico: difficile, difficilissimo. Ci giochiamo valori e ideali nei quali siamo cresciuti e che questo accidente della storia, questo moderno dittatore ha calpestato con il disprezzo del potere e la disperazione di chi non vuole abbandonarlo.

Ma il mondo, questa volta, ci guarda.

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