Palasharp, la nostra promessa

08 Feb 2011

Qualcosa è successo il 5 febbraio al Palasharp di Milano. Lo sanno tutti quelli che c’erano e quelli che ci hanno seguito nelle dirette tv. Lo sa chi ha letto la stampa che ha scritto parole di verità. Questo qualcosa ha spaventato molto la corte di Silvio Berlusconi che ha risposto con un livore e un odio mai visto. E ora protesta anche LeG New York// Se non ora, quando? Noi ci siamo, ecco dove

Qualcosa è successo il 5 febbraio al Palasharp di Milano. Lo sanno tutti quelli che c’erano e quelli che ci hanno seguito nelle dirette tv . Lo sa chi ha letto la stampa che ha scritto parole di verità.

Questo qualcosa ha spaventato molto la corte di Silvio Berlusconi che ha risposto con un livore e un odio mai visto.

“Miserabili”, avrebbe commentato Ugo La Malfa. Era il suo modo per esprimere rifiuto, distanza. Per respingere il fango a chi lo diffondeva.

Il fango non soffoca il momento di democrazia e cultura che abbiamo vissuto insieme, le tre ore e mezzo (come è fuggito il tempo) di parole pulite, di pensieri preoccupati ma alla fine sereni di chi sa che sta facendo il proprio dovere.

Umberto Eco voleva salvare l’onore dell’Italia e tanti, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dalla Francia alla Germania alla Spagna, ora sanno che ci sono in Italia anche quelli che dicono no.

Roberto Saviano ha mostrato la sua emozione davanti a quella folla immensa ed era lì con noi a raccontarci ancora della sua terra (che è anche nostra) e della politica collusa.

Gustavo Zagrebelsky ci ha spiegato perché non chiediamo nulla per noi e tutto per tutti: lo hanno riempito di insulti fascisti.

Questo qualcosa che è successo via via che i testimoni dicevano le loro parole sul palco è stato prima di tutto un sentimento di grande solidarietà umana e civile: ognuno aveva una esperienza da vivere insieme agli altri, una speranza delusa, un sogno da realizzare.

Questo qualcosa noi del Palasharp e gli italiani che erano comunque con noi è un tesoro che non andrà saccheggiato. È quel vento dal basso che Paul Ginsborg evoca e che spinse i volontari del Risorgimento a fare l’Italia, è quel “non arrendiamoci” di Oscar Luigi Scalfaro, di Pollini e di tutti gli altri che ci hanno fatto l’onore di esserci.

Questo qualcosa è ora l’impegno di Libertà e Giustizia. A proseguire, a aiutare la società civile lungo la strada difficile dell’impegno e della partecipazione.

Insieme al Grazie che rivolgo a tutti, a nome di tutta l’associazione, dunque, una promessa: ci siamo, saremo nelle piazze a dimostrare, ci faremo sentire e conteremo e peseremo sulle scelte della politica.

Perché non rinunceremo mai a un’Italia Libera e Giusta.

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