Combattuto tra curiosità e fastidio, il pubblico domanda: come, dove, quanto? I magistrati chiedono: chi e quando? La sesta domanda, invece, non arriva: perché? Perché Silvio B. si comporta così? Perché un uomo così importante, un capo di governo, si circonda di cortigiani e ancelle? La risposta più semplice potrebbe essere: gli piace. Non tanto il sesso, che a una certa età presenta le sfide dell’alpinismo, quanto l’approvazione e le sue tre sorelle: ammirazione, adulazione, adorazione. La coreografia descritta dalle partecipanti ha qualche punto in comune con altre situazioni gradite al padrone di casa: convegni con giovani sostenitrici adoranti, cerimonie paratelevisive, notti brasiliane e dacie russe, ville sarde e università brianzole in festa. Silvio B. mostra i tratti di un narcisismo nucleare. Vuol essere applaudito e apprezzato. Uno dei motivi per cui detesta i giornalisti – se non nella versione addomesticata e aziendale – è questo: le domande antagonistiche sono prove di non-amore. Insopportabili. L’esibizionismo nazionale – lo stesso che spinge alla nevrosi della «bella figura» – viene portato alla temperatura di fusione e produce energia. Quella che serve per rinunciare al sonno, alla prudenza, al buon senso; che induce a utilizzare le proprie televisioni come esca e ricompensa; che spinge a candidare, elevare e proteggere giovani donne per meriti estetico-sessuali; e a difenderle oltre ogni logica. Quella che permette di non vedere il lato grottesco di una vicenda che Giampaolo Pansa su Libero, dopo una lunga introduzione assolutoria, definisce «la goduria di un regista di film trash, capace di scovare gli eredi di Bombolo, di Alvaro Vitali, delle Ubalde sempre calde, travestite da infermiere, da professoresse, da poliziotte». L’uomo solo nel night-club, protagonista di tanto cinema e abbondante letteratura, cerca la stessa cosa. La ricostruzione artificiale della festa, il complimento e la lusinga, la parodia del corteggiamento, la prevedibile tentazione, l’illusione del fascino a pagamento. La debolezza di B. è umana e italiana: non per questo veniale, considerate le modalità, il ruolo e le caratteristiche – anche anagrafiche – delle protagoniste. Ma c’è qualcosa di familiare in questa spasmodica ricerca di approvazione, i cui sintomi – ben noti in azienda e nel partito, dove Silvio B. è rispettivamente «il dottore» e «il presidente» – sono diventati di dominio pubblico due anni fa. Non per colpe dei magistrati o dei giornalisti: ma di un’imprudenza, clamorosa e rivelatrice. La partecipazione alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, nella periferia di Napoli, mostrava i segni di un esibizionismo parossistico. Lo stupore negli occhi dei presenti: ecco a cosa non ha saputo resistere, l’uomo ricco e potente, quella sera. La proiezione dei viaggi, degli incontri e dei successi del padrone di casa – ad Arcore, a Palazzo Grazioli – è un’altra prova dello stesso fenomeno. Alcuni uomini hanno bisogno di un pubblico per funzionare. Se non lo trovano, lo acquistano. C’è un po’ di Tiberio (raccontato da Svetonio) e un po’ di Hugh Hefner (immortalato da Playboy) in questa vicenda. Così s’appannano gli imperi: tra feste, mollezze e tentativi di fermare il tempo, con artifici che il tempo ci ha insegnato a conoscere. Famiglie, interessi e successi professionali non bastano più. Occorrono adulatori, ammiratrici, cantanti e una scenografia insieme spettacolare e malinconica, soprattutto perché studiata per sconfiggere la malinconia. Silvio B. è un uomo solo. Lo capirà appena perderà il potere: i prezzi aumenteranno, gli amici diminuiranno. Chi gli vuole bene dovrebbe dirglielo: ma forse è tardi. Combattuto tra curiosità e fastidio, il pubblico domanda: come, dove, quanto? I magistrati chiedono: chi e quando? La sesta domanda, invece, non arriva: perché?
Perché Silvio B. si comporta così? Perché un uomo così importante, un capo di governo, si circonda di cortigiani e ancelle? La risposta più semplice potrebbe essere: gli piace. Non tanto il sesso, che a una certa età presenta le sfide dell’alpinismo, quanto l’approvazione e le sue tre sorelle: ammirazione, adulazione, adorazione. La coreografia descritta dalle partecipanti ha qualche punto in comune con altre situazioni gradite al padrone di casa: convegni con giovani sostenitrici adoranti, cerimonie paratelevisive, notti brasiliane e dacie russe, ville sarde e università brianzole in festa. Silvio B. mostra i tratti di un narcisismo nucleare. Vuol essere applaudito e apprezzato. Uno dei motivi per cui detesta i giornalisti – se non nella versione addomesticata e aziendale – è questo: le domande antagonistiche sono prove di non-amore. Insopportabili.
L’esibizionismo nazionale – lo stesso che spinge alla nevrosi della «bella figura» – viene portato alla temperatura di fusione e produce energia. Quella che serve per rinunciare al sonno, alla prudenza, al buon senso; che induce a utilizzare le proprie televisioni come esca e ricompensa; che spinge a candidare, elevare e proteggere giovani donne per meriti estetico-sessuali; e a difenderle oltre ogni logica. Quella che permette di non vedere il lato grottesco di una vicenda che Giampaolo Pansa su Libero, dopo una lunga introduzione assolutoria, definisce «la goduria di un regista di film trash, capace di scovare gli eredi di Bombolo, di Alvaro Vitali, delle Ubalde sempre calde, travestite da infermiere, da professoresse, da poliziotte». L’uomo solo nel night-club, protagonista di tanto cinema e abbondante letteratura, cerca la stessa cosa.
La ricostruzione artificiale della festa, il complimento e la lusinga, la parodia del corteggiamento, la prevedibile tentazione, l’illusione del fascino a pagamento.
La debolezza di B. è umana e italiana: non per questo veniale, considerate le modalità, il ruolo e le caratteristiche – anche anagrafiche – delle protagoniste. Ma c’è qualcosa di familiare in questa spasmodica ricerca di approvazione, i cui sintomi – ben noti in azienda e nel partito, dove Silvio B. è rispettivamente «il dottore» e «il presidente» – sono diventati di dominio pubblico due anni fa. Non per colpe dei magistrati o dei giornalisti: ma di un’imprudenza, clamorosa e rivelatrice.
La partecipazione alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, nella periferia di Napoli, mostrava i segni di un esibizionismo parossistico. Lo stupore negli occhi dei presenti: ecco a cosa non ha saputo resistere, l’uomo ricco e potente, quella sera. La proiezione dei viaggi, degli incontri e dei successi del padrone di casa – ad Arcore, a Palazzo Grazioli – è un’altra prova dello stesso fenomeno. Alcuni uomini hanno bisogno di un pubblico per funzionare. Se non lo trovano, lo acquistano. C’è un po’ di Tiberio (raccontato da Svetonio) e un po’ di Hugh Hefner (immortalato da Playboy) in questa vicenda. Così s’appannano gli imperi: tra feste, mollezze e tentativi di fermare il tempo, con artifici che il tempo ci ha insegnato a conoscere. Famiglie, interessi e successi professionali non bastano più. Occorrono adulatori, ammiratrici, cantanti e una scenografia insieme spettacolare e malinconica, soprattutto perché studiata per sconfiggere la malinconia. Silvio B. è un uomo solo. Lo capirà appena perderà il potere: i prezzi aumenteranno, gli amici diminuiranno. Chi gli vuole bene dovrebbe dirglielo: ma forse è tardi.
L’ articolo di Severgnini ha scannerizzato molto bene il personaggio, interessante!. Ma come non si può rilflettere su un aspetto poco richiamato dalle persone che analizzano i comportamenti e psiche: la smisurata ricchezza del premier. A mio parere questa condizione, a prescindere da come è stata creata, naturalmente, oltre allo smodato narcisismo, è il perchè, la causa e motivo principale di comportamenti apparentemente inspiegabili, per una persona intelligente, e il premier lo è. La ricchezza crea, nel personaggio, una sicumeria, una impunità, ed una onnipotenza che lo priva dei freni inibitori della intelligenza del buon senso e della decenza. Si immagini un pò se al posto suo una persona normale specialmente povera,avesse fatto o detto impunemente tutto quello che lui ha fatto, anche nei consessi internazionali, o detto, basti pensare a tutte le spudorate bugie, anche nei consessi internazionali. Avrebbe provocato immensa riprovazione, scandalo, se non l’esilio a vita. Non è forse così!!!
Pur non essendo un particolare estimatrice di Severgnini, ritengo il suo comportamento ,soprattutto da un visto mediatico ( perchè lì è la guerra tutta del nostro paese) , ineccepibile.
Ho citato peraltro pochi giorni fa , proprio nel forum di LeG , il suo comportamento ineccepibile , tenuto in una trasmissione tv ( proprietà del cavaliere sua maestà il premier), abbandonandola.
peccato che non ne abbiano parlato tutti i mezzi tv e media che avrebbero dovuto invece diffondere il suo “esempio” :lasciarli soli.
Caro Beppe Severgnini, non ti ricordi di me, ma ci siamo conisciuti a Montevideo in Ambasciata e all’ Istituto di Cultura. Sin da allora ti seguo e ti ammiro. Le tue riflessioni sono veramente illuminanti. Grazie!!!
Silvia Castorina
Si,ma perchè siamo arrivati a questo punto ?.Non aveva due anni addietro,pubblicamente, la di lui metà avvisato “suocera e nuora” che suo marito era/è ammalato (pedofilia nel caso in specie) e perciò pregò gli apostoli” che gli siedono accanto di averne cura ?.
Purtroppo gli italiani,quelli cui è rivolta l’attenzione dei venditori di notizie e dei comentatori di cronache quotidiane,pruriginose o calcistiche in particolare,si disinteressano o diffidano della politica e dei mestieranti della politica, nei cui confronti hanno per altro la memoria alquanto labile. Con sollazzo pertanto degli imbonitori e degli imbroglioni.
Se fossero bene informati sulle vicende politiche di questo Paese saprebbero,ricorderebbero e capirebbero oggi il perchè il loro connazionale milanese di nascita e di domicilio,Berlusconi,dopo essersi a suo tempo improvvisato politico e salvatore della Patria, caduta questa in disgrazia per opera di una classe politica e imprenditoriale oltremodo corrotta,alla quale il sopradetto apparteneva di pieno diritto quale venditore della qualunque,televisivo in particolare, dedito ad attività corruttive per fini illeciti di uomini politici e magistrati,attività resegli possibili per l’accumulo nei paradisi fiscali di ingenti provviste di denaro di dubbia provenienza,restando perciò invischiato in processi per gravi atti compiuti ancor prima di improvvisarsi politico e guaritore delle piaghe nazionali.
PERCIO’ ORA NON INTENDE MOLLARE LA POLTRONA PARA … DI PALAZZO CHIGI,BEN SAPENDO CHE DOPO QUALCHE GIORNO ANDREBBE A FARE COMPAGNIA AL SUO ESTIMATORE CUFFARO,RECANDOVISI NON CON I SUOI PIEDI,CIRCONDATO DAI QUARANTA ATTUALI SUOI VIGILI MASCHIONI,BENSI’ DENTRO UN CARRO BLINDATO DEI CARABINIERI SCORTATO DA UN BATTAGLIONE DI CARRI ARMATI.