All’attacco

25 Gen 2011

Le accuse? Vanno negate, anche quando è impossibile contraddirle. Le critiche? Sono “spregevoli, turpi e ripugnanti”, come le ha definite il Cavaliere nel suo ultimo show televisivo, quello da Gad Lerner su La7. Sono questi i canoni della comunicazione mediatica selvaggia, imposta dal premier dopo l’esplosione del Rubygate.

Parola d’ordine: andare sempre all’attacco. In concreto: aggredire, insultare, buttarla in rissa. Le accuse? Vanno negate, anche quando è impossibile contraddirle. Le critiche? Sono “spregevoli, turpi e ripugnanti”, come le ha definite il Cavaliere nel suo ultimo show televisivo, quello da Gad Lerner su La7. Un’esibizione grottesca e volgare. Un attacco indecente. Ma sono questi i canoni della comunicazione mediatica selvaggia, imposta dal premier dopo l’esplosione del Rubygate. La dottrina di Arcore non ammette esitazioni. La ritorsione deve essere immediata. Ricordate cosa disse nel suo messaggio televisivo, quando si ebbero le prime notizie sull’inchiesta a suo carico per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile? Affermò che i magistrati che avevano osato indagare “andavano puniti”. Detto e fatto, ecco un oscuro ma solerte deputato del Pdl pronto a depositare alla Camera lo strumento legislativo per “multare” i pm e i giudici che hanno autorizzato le intercettazioni telefoniche e ambientali. È molto difficile che questa legge possa essere approvata. Ma l’iniziativa ci dà un’ulteriore prova di come i berluscones intendono la giustizia. Il nostro presidente del Consiglio è pronto ad aprire un altro fronte di guerra.

Siamo al disfacimento, al degrado sul piano politico e morale. Ma il Cavaliere non avverte il rossore della vergogna. Pretende di confondere il suo destino con quello del Paese. E’ convinto che il suo futuro non sarà deciso dalla questione morale, ma dalla concretezza degli interessi in gioco. I calcoli sono stati fatti nel chiuso di Villa San Martino. Certo, gli scricchiolii del suo sistema Berlusconi non può non avvertirli. Ma ritiene di potercela fare anche questa volta. Per due motivi. Il primo: anche chi, nella maggioranza, accarezza l’idea di prendere le distanze, è terrorizzato all’idea della sua uscita di scena, non si sente ancora tanto forte da poter fare a meno di lui. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, l’ha detto chiaro e tondo a “Ballarò”: senza il suo leader il Pdl non potrebbe esistere, perderebbe senso, identità risorse. Secondo motivo: malgrado la crisi del berlusconismo, l’opposizione politica appare inesorabilmente minoritaria e tuttora divisa.

Ci sono altre forze che hanno messo sul tavolo le loro preoccupazioni per le sorti del Paese. Dalla Confindustria, che considera insufficiente l’azione economica dell’esecutivo, alla gerarchia ecclesiastica, che manifesta “sgomento” e “disagio morale”. Ma con gli industriali, pensa Berlusconi, si può sempre trattare. Quanto alla Chiesa, ammonisce con toni alti, però i suoi messaggi sono politicamente elusivi. Si dice che la sconfinata autostima del premier abbia sofferto delle bacchettate del cardinale Bagnasco. Tuttavia, una volta udito il messaggio del presidente della Cei, si è convenuto che è andata meglio del previsto. Tra i vescovi è prevalsa la diplomazia: le parole forti per lo stile disinvolto del capo del governo non mancano, ma sono accompagnate dai rilievi sull’intera classe politica e dalle considerazioni su alcuni magistrati che “esagerano”. Insomma, il Cavaliere rimane l’interlocutore istituzionale della Chiesa, col quale si può utilmente trattare sulle materie che “contano”, come i finanziamenti alle scuole cattoliche, le esenzioni fiscali per gli edifici ecclesiastici, le norme sul biotestamento.

Dunque, all’apparenza, il bunker di Berlusconi non rivela crepe. Ma il malessere dilaga tra gli elettori, l’insofferenza per uno spettacolo sempre più deprimente si allarga. Nei sondaggi, il Pdl tiene, però il suo leader è in picchiata. La partita si può considerare ancora aperta se prevale, alla fine, una mobilitazione delle coscienze, se c’è un sussulto civico, se si afferma l’idea di una diversa etica pubblica. Spetta alle forze politiche, a un’opposizione per troppo tempo assente, valorizzare il soprassalto morale e civile di questi giorni, indicare una reale prospettiva di cambiamento. Il rischio è che prevalgano nuovi conformismi. Che il tutto si traduca in qualche nuovo sconsolato patteggiamento, così da condannare il Paese al disincanto e alla rassegnazione.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.