Il mercato del lavoro e le sue trasformazioni

17 Gen 2011

Il punto durante la seconda sessione della scuola genovese dedicata alle trasformazioni e al governo della città. Sotto la lente degli esperti dinamiche economiche, demografiche e organizzazione dei servizi e degli spazi collettivi e della cittadinanza oltre che opportunità e limiti della pianificazione territoriale.

Si è positivamente concluso il secondo modulo della scuola di formazione politica “Giovanni Ferrara” su “Trasformazioni e governo della città e del suo territorio”, avente come oggetto “I contenuti delle trasformazioni in atto”, che si è tenuto a Genova, nella Sala del Caminetto di Palazzo Ducale, nei giorni 15 e 16 gennaio.
A coordinare i lavori è stata la professoressa Mariolina Besio, referente del circolo cittadino, che ha sinteticamente presentato gli esiti del primo modulo, “Le cause delle trasformazioni”, prima di introdurre i temi del secondo incontro legati alle dinamiche economiche, demografiche e all’organizzazione dei servizi e degli spazi collettivi e della cittadinanza e alle opportunità e ai limiti delle tecniche di pianificazione territoriale per il governo degli usi dei suoli.
Emilio Reyneri, dell’Università di Milano Bicocca, ha affrontato i cambiamenti nel mercato del lavoro in Italia e in Europa mettendo in evidenza le debolezze del sistema italiano per quanto riguarda i tassi di occupazione, la condizione femminile, i livelli di istruzione e specializzazione degli occupati e l’insicurezza generata dalla precarietà economica dei lavoratori indipendenti.
Paolo Arvati, dell’ateneo ligure, ha invece utilizzato il caso genovese per discutere dell’evoluzione della domanda e offerta di lavoro in relazione alle dinamiche demografiche, ponendo l’attenzione alle relazioni tra movimento naturale e saldo migratorio nel momento di forte deindustrializzazione della città. I profondi cambiamenti subiti dalla città e tutt’oggi in corso, dovrebbero contribuire ad accelerare i processi di inclusione delle risorse umane non solo come valore primario di solidarietà ma anche come fattore strategico di sviluppo qualitativo.
Nella seconda parte della prima giornata sono stati dibattuti i temi del welfare e del contributo dell’urbanistica alla costituzione della società civile per poi conoscere l’esperienza diretta della Regione Puglia nell’ambito della rigenerazione urbana e delle pratiche di partecipazione.
Luca Beltrametti, docente di politica economica presso l’Università di Genova, ha illustrato una breve storia del welfare, individuando tre grandi fasi che si caratterizzano rispettivamente per l’efficienza microeconomica, l’efficienza della micro e macro economia e per l’attacco al sistema delle politiche a sostegno degli interventi e dei servizi sociali. Oggi si possono prefigurare nuovi scenari che alcuni autori legano alla complessità dei sistemi e alla proiezione nei mercati dei comportamenti determinati da forme di “paternalismo”, inteso come atteggiamento di interferenza nei processi decisionali di una persona e attuato nell’interesse della persona stessa.
Qual è dunque il ruolo dell’urbanista e della disciplina in contesti in continua evoluzione e influenzati da cosi tante variabili? Roberto Bobbio, professore della facoltà di Architettura e Presidente INU Liguria, ha delineato un quadro delle possibili risposte, partendo dal paradigma della città come contesto in cui si definiscono diritti e doveri del cittadino, per passare alla formulazione moderna del concetto di servizio, sino alla individuazione degli standard urbanistici come risposta al dissesto del territorio e al disagio sociale e poi guardare ai riflessi della crisi sociale ed economica.
La sessione pomeridiana si è conclusa con l’intervento di Angela Barbanente, docente del Politecnico di Bari e Assessore con delega all’Assetto del Territorio della Regione Puglia. Le sfide della riqualificazione urbana sono state affrontate dalla Regione Puglia grazie alla centralità dell’innovazione nelle politiche regionali, all’efficacia degli strumenti normativi e pianificatori (Piano Casa Regionale, 2005), programmatori e finanziari (Programmi di integrati di riqualificazione delle periferie ) e organizzativi. Le parole chiave della nuova azione regionale sono state integrazione, partecipazione e sostenibilità.
Alla chiacchierata del “caminetto”, introdotta dal professore Giunio Luzzatto, ha partecipato il preside della facoltà di Architettura di Genova, Stefano Musso. Con i presenti ha riflettuto sul rapporto oggi in crisi tra città, mondo accademico e collettività auspicando possibili sinergie tra i soggetti decisivi per il cambiamento dei territori.
Stefano Pareglio, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente commissione INU Piano, energia, ambiente ha avviato i lavori della seconda giornata, ponendo al centro del dibattito la matrice ambientale e i relativi ambiti prioritari di intervento: consumo di suolo, trasporti e qualità dell’aria, energia e cambiamenti climatici. Tra le possibili azioni, è necessario modificare i comportamenti, operare scelte di programmazione e pianificazione di lungo periodo, agire per la qualificazione del patrimonio edilizio esistente.
Luigi Mazza, del Politecnico di Milano, ha concluso il secondo modulo della Scuola, intervenendo su capacità e limiti della pianificazione. La distinzione tra governo e pianificazione del territorio richiama la distinzione storica tra politica e tecnica: l’una intesa come processi amministrativi, politici, giuridici; l’altra, come strumento tecnico a servizio del governo. Alla riflessione sull’attuale crisi del ruolo sociale dei pianificatori, contestuale alle debolezze della sinistra e all’affermarsi di una cultura individualista, si accompagna la visione dei limiti dello strumento generale per la regolamentazione degli usi del suolo. Forse oggi manca la cultura di “elite urbane” che in passato hanno giocato un ruolo decisivo per la costruzione della bellezza delle città, grazie alla loro volontà di rappresentazione nello spazio e nel tempo. È auspicabile, per uscire da tale impasse, avviare una semplificazione normativa e avere una visione d’insieme, di natura politica, per superare i limiti della pianificazione e lavorare alla scala di maggio efficacia, quella delle piccole città e delle municipalità.
Il terzo e ultimo modulo, previsto per il 29 e 30 gennaio, tratterà degli effetti sulle strategie di governo della città e del territorio e vedrà la partecipazione, fra gli altri, di Alberto Magnaghi, Federico Oliva e Giuseppe Pericu.

* Francesco Marchese, socio LeG, frequenta la scuola di Genova

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