Scudo, oggi la sentenza. Ma i giudici sono divisi

13 Gen 2011

Attesa la decisione della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento. Le 15 toghe discutono se abrogare la legge o annullare tutte le protezioni per il premier. Giudicato ammissibile il referendum dell’Idv. Berlusconi si dice indifferente e attacca i magistrati: “Sono una malattia”.

Quindici giudici (quattordici uomini, una sola donna) della Corte Costituzionale sono riuniti da stamane in camera di consigio,per decidere sulla costituzionalità del legittimo impedimento, la legge che la legge che almeno fino all’ottobre prossimo mette al riparo il premier Silvio Berlusconi dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade).

I bilanci si sprecano: le ipotesi sulle possibili sentenze sono tante. Il quadro politico generale è complicato. I giornali tentano calcoli da pallottoliere, con previsioni che danno 8 a 7, una maggioranza a favore della bocciatura della legge. Intanto, dalla Consulta è arrivato il via libera per il referendum contro il Legittimo impedimento chiesto dall’Idv di Di Pietro.

Una sentenza che annullasse il Legittimo Impedimento rimetterebbe in moto i tre processi milanesi contro Silvio Berlusconi, ma con ritardi e lunghezze che rendono probabile una successiva prescrizione: molti dei giudici che se ne occupavano sono stati trasferiti di ruolo o sede. Silvio Berlusconi, il cui governo rischia di registrare una nuova sconfitta, da Berlino, dove si trova per un vertice italo-tedesco, ha detto che il giudizio della Corte non influirà sulla sopravvivenza del governo e soprattutto non si è lasciato sfuggire l’occasione di attaccare come di consueto i giudici, “patologia della democrazia italiana”.

Il Legittimo impedimento introduce una norma che permette al premier e ai ministri di far valere – nei processi a loro carico o come parte offesa – lo svolgimento delle attività di governo come impedimento a comparire alle udienze. Ogni volta che si rinvia un’udienza, il rinvio non può essere superiore a sei mesi. Blocca anche la prescrizione per tutta la durata del rinvio. La norma non si applica ai reati ministeriali (articolo 96 della Costituzione) ed è transitoria: dura cioè 18 mesi, il tempo utile al Parlamento per approvare una legge costituzionale. Se il premier o ministri sono vittime di reati possono comunque valutare l’ipotesi di prendere parte ai processi. In ogni caso, la norma può essere applicata a tutti i processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado.

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