Sondaggi, premier pigliatutto (mentre il Pd si divide)

Festeggiato il Natale, con il Parlamento ancora in vacanza, forse ci si può esercitare in una riflessione sulle più recenti analisi, sondaggi, indagini che magari sono state trascurate proprio per il periodo di pausa nella quale sono state rese note. Purtroppo anche la conferenza stampa della triade del Pd, Bersani, Bindi, Letta del 23 dicembre è caduta quasi nel disinteresse generale, salvo poche eccezioni tra i commentatori politici. Mentre lo spazio maggiore, esorbitante, anche alla vigilia di Natale e dopo, hanno avuto su tutti i media, come al solito, gli interventi vari (conferenza stampa, interviste, messaggi e allocuzioni) di Berlusconi.
Ciò che anzitutto impressiona (e delude) è che nei sondaggi più recenti ed attendibili, il partito del premier sia tuttora in testa nelle preferenze degli elettori, anche se in calo rispetto alle politiche del 2008, con un buon margine sull’opposizione. Dopo tutto ciò che è avvenuto nell’ultimo anno e mezzo cioè da maggio del 2009 (dalla lettera della moglie Veronica su “mio marito è malato”, agli scandali della “cricca” su appalti e favori, all’espulsione dal Pdl di Fini, ai “festini” nelle varie residenze del presidente del consiglio, al processo Mills per corruzione, al rifiuto di Berlusconi di presentarsi ai giudici con le leggi “ad personam”, alla condanna di Dell’Utri, al baciamano a Gheddafi, a Putin “dono di Dio”, etcetc). Insomma è successo di tutto. In un qualsiasi paese occidentale democratico un premier così discusso, accusato e imputato, avrebbe sentito il dovere di dimettersi o sarebbe stato comunque travolto dagli scandali e il suo partito sarebbe precipitato nelle preferenze.
Secondo il sondaggio Ipr sulle intenzioni di voto (non è ancora escluso che in primavera-estate 2011 si debba tornare alle urne: si vedrà meglio alla fine di gennaio), reso noto tre giorni prima di Natale, il Pdl è accreditato del 29-29,5 per cento, per cui la maggioranza, in coalizione con la Lega (12%) e la Destra di Storace (1,5%), sarebbe attestata su un risultato di 42,5-43 per cento.
L’opposizione di centrosinistra avrebbe il 39,5% se unita in un Nuovo Ulivo (Pd 25,5%, Vendola 6,5, Idv 5, più Verdi, radicali e Psi 2,5). Resterebbero fuori dalla coalizione il movimento Cinquestelle di Grillo (2%) e la Federazione della sinistra (1,5).Se invece il Pd si presentasse alleato al cosiddetto Terzo Polo (ma senza tutta la sinistra unita, da Vendola a Di Pietro ai socialisti, col 16%) avrebbe qualche decimale in meno, il 39%. In particolare, Casini, Fini, Rutelli ed Mpa potrebbero portare il 12,5-13,5 %. Insomma, rebus sic stantibus, divisi si perde. Almeno nelle votazioni per la Camera dei deputati. Al Senato, dove il premio di maggioranza è calcolato, come Costituzione prevede, su base regionale, non è certo che Berlusconi e coalizione riescano a prevalere in termini di seggi, perchè in numerose realtà locali la presenza del Terzo Polo farebbe scattare il vantaggio a favore del centrosinistra, danneggiando Pdl e Lega. Anzi, secondo una indagine di Libertiamo.it (9 dicembre) l’attuale coali- zione di governo otterrebbe tra i 147 seggi (11 sotto la soglia minima) o addirittura, nello scenario più sfavorevole, 136 senatori. Ma la quota di seggi per governare (158-159) non sarebbe raggiunta singolarmente neppure dagli altri due raggruppamenti che, separati, si dividerebbero le poltrone di palazzo Madama. Si avrebbe quindi, con ogni probabilità, una situazione inedita di ingovernabilità nella Camera alta. Inutile ora inoltrarsi nell’esaminare le possibili soluzioni (scioglimento del solo Senato, Grande coalizione, Terzo Polo conteso tra destra e sinistra, nuove elezioni).

L’astensione nelle urne sarà certamente alta, tra il 30-35 per cento. E peraltro si teme – francamente – che Berlusconi, che in campagna elettorale offre il meglio di sé, diciamo così, possa recuperare un paio di punti in percentuale tra i delusi (“Meno tasse per tutti”, “Via l’Ici” : ricordate?). Con l’attuale legge ‘porcellum’, antidemocratica e dissennata, con meno di un terzo dei voti, o comunque con un suffragio in più dell’altra coalizione, si ottiene ben il 55 per cento dei seggi in Parlamento. Due calcoli fanno capire meglio quanto sia folle la legge elettorale approvata dal centrodestra nel 2005: con il 70% di votanti (circa) il Pdl di Berlusconi – se ottiene il 30%- vuol dire che ha il 21% circa dei consensi di tutti gli elettori maggiorenni aventi diritto, e la Lega (col 12%) l’8-9%. Eppure avranno un numero di rappresentanti parlamentari quasi doppio rispetto al ‘peso’ reale del voto, a causa del premio di maggioranza. Mentre le opposizioni, due terzi dei suffragi in totale, ma penalizzate perchè separate, si divideranno il 45% restante. E questa sarebbe quella “volontà del popolo” che ci viene sempre sbattuta in faccia da Berlusconi e dai suoi! La scelta del popolo viene in realtà platealmente falsificata e distorta da una legge elettorale (che per ora non si riesce a cambiare!), senza esempi nel mondo democratico.
Ma si sa anche che quella parte di cittadini adulti (tanti, ma non la maggioranza!) che vota Berlusconi lo fa con convinzione, perché condivide la politica del premier, approva ed invidia il suo stile di vita ed i suoi comportamenti. Anche qui è però necessario soffermarsi su altri dati ed analisi. Secondo una ricerca del “Censis” di qualche mese fa, per il 69,3% degli elettori, i Tg sono il principale mezzo per orientare il voto (soprattutto tra i meno istruiti).

I dati Auditel più recenti sull’ascolto dei Tg Rai, Mediaset e La7 (novembre 2010) segnalano che: nell’ “evening time” il Tg1 di Minzolini raggiunge quasi 6 milioni e mezzo di ascoltatori alle 20. Poi: il Tg5 (ascolto 5,5 circa), Studio aperto (quasi 2), Tg4 di Fede (1,5). Totale ascolti – per ogni sera- per i Tg filogovernativi o addirittura filoberlusconiani, se possiamo permetterci: 15,5 milioni. Il Tg2 fa ascolti per 2,6 milioni. I Tg non filomaggioranza, cioè il Tg3 (3 milioni) e La7 (poco più di 2 milioni) vantano quindi un ascolto di 5 milioni, un terzo degli altri più seguiti. Dati “Auditel”, si vuole ripetere.

Ultimo dato su cui riflettere: Vidierre.it (laboratorio di ricerca leader in Europa nel monitoraggio dei media) ha presentato una classifica “per tempo di parola” dei politici (quanto ha parlato e quanto se n’è parlato) nei Tg delle sette emittenti nazionali, fino al 15 dicembre. Risultato: al primo posto Berlusconi, poi, staccatissimo, Bersani, quindi Napolitano, Casini, Fini.
Ci soccorre, nel descrivere questa situazione impressionante, dominata da un cavaliere onnipresente nei media, il politologo Marco Revelli che scrive nel suo ultimo saggio (“Poveri, noi”, Einaudi) di un’Italia fragile ma rassicurata “dall’illusionismo allucinatorio del grande narratore che guida il governo”. Appunto.

E allora, dove andare, che scelte fare? Il maggior partito dell’opposizione, il Pd, tra contraddizioni e “baruffe” continue, recriminazioni ed accuse, sta cercando di trovare una via di uscita per non soccombere di nuovo davanti a Berlusconi e alla sua politica. Mai come nella conferenza stampa dell’antivigilia di Natale, Bersani era stato così chiaro nella proposta del Pd “a tutte le opposizioni”: egli ha rivolto una sorta di appello, in particolare a Casini, Vendola e Di Pietro (e anche ai finiani), per costruire “un’alleanza costituente, allo scopo di evitare un altro decennio berlusconiano”. Lo schema si basa sul principio di “sospendere” per un periodo determinato, le differenze fra partiti diversi, per concentrarsi su alcune riforme condivise (elettorali, istituzionali, economiche essenziali, del lavoro). Con candidato premier della coalizione un tecnico di prestigio come Monti (o Draghi, se fosse disponibile), e comunque un leader non politico. Naturalmente è evidente a chiunque che questa via è impervia, molto difficile da percorrere, ha davanti ostacoli forse insuperabili (ci sono già i dubbi contrapposti di Vendola-Di Pietro e Casini)…..Tuttavia, divisi si perde.

Tanto è vero che ormai sono già numerosi i politologi, osservatori ed intellettuali che cominciano a suggerire questa strada. Aldo Schiavone (Repubblica, 22 dicembre) scrive: “Dobbiamo lavorare per collegare, provvisoriamente ma credibilmente, l’abbozzo di centrodestra che sta nascendo e il centrosinistra attorno a pochissimi punti affidati ad un primo ministro di garanzia. Pensare ad altre soluzioni…. non allontanerebbe il paese dall’abisso. Una volta sgombrato il campo dalle macerie del semi-regime che ci sta avvelenando ognun per sé, verso un nuovo bipolarismo”. E Giuliano Amato (Corsera, stesso giorno): l’alleanza tra il nascente Terzo Polo e il Pd, “certo che può avere un futuro”. E Marco Travaglio (il 5 dicembre) propone una “operazione Cincinnato”: alle elezioni dare vita “ad una lista civica nazionale” guidata da una personalità super partes (Monti-Draghi), sostenuta da Pd, Idv, Sel, Fli, Udc, con un programma limitato da realizzare in un paio di anni e poi “restituire la parola agli elettori”, col premier-civico che torna al suo lavoro da tecnico, “come fu per Cincinnato”, che nel 458 a.C. si ritirò nei suoi campi, dopo aver esercitato il potere. Da ultimo Eugenio Scalfari (27 dicembre) spera “nella saggezza e nell’umiltà dei vari interlocutori e in un accordo di tutte le opposizioni”, anche se, purtroppo, sembra che sia “un’ipotesi di terzo grado, teoricamente la sola valida, praticamente impossibile da realizzare”.
Avverte Bersani: “Se non è questa una emergenza, non so cosa lo sia. È una situazione dura, grave e pericolosa”. Il Pd spiegherà perché occorre “andare oltre Berlusconi”. E ai possibili (?) futuri alleati chiederà “un atto di generosità, per aprire un nuovo decennio”. Altrimenti saremo governati ancora dall’ “illusionismo allucinatorio”.

5 commenti

  • L’articolista è favorevole a una grande coalizione di tutte le forze antiberlusconiane, solo per il tempo limitato di mandarlo a casa. Purtroppo, sembra non capire quale siano i problemi che abbiamo in Italia e il motivo per cui abbiamo Berlusconi come presidente del consiglio:
    1) anche se nessuno lo dice, la sinistra in Italia è minoritaria. Chiassosa, combattiva, piazzaiola, sì. Ma quando va al voto non acquista mai la maggioranza. Berlusconi lo sa, ed è per questo che si è messo in politica e ha scelto la destra.
    2) In Italia siamo tutti capaci di dire “NO” a qualcosa, ma dire “SI” è difficilissimo. No al nucleare, no agli ogm, no agli inceneritori, no a berlusconi, no al porcellum ecc. Ma a proporre alternative serie…

    Una grande coalizione c’è già stata con L’ulivo di Prodi. Una maggioranza che andava da Bertinotti a Dini. Risultato: fallimento e un nuovo Berlusconi.
    Il Berlusca si propone come presidente del consiglio, gli altri si propongono come anti berlusca, la differenza sta tutta qui. Il porcellum è antidemocratico? Di sicuro, ma per abolirlo occorre fare un’altra legge elettorale, e ogni partito pensa ESCLUSIVAMENTE ai propri interessi quando si tratta di farne una, quindi non c’è una proposta alternativa.
    Che il PD di Bersani lanci appelli di unità delle opposizioni non mi stupisce, perché esso sta al centro, tra Vendola e Fini, quindi una simile coalizione non lo snatura ma anzi riappacificherebbe le sue correnti interne, rassicurate da Vendola da una parte, e Casini dall’altra. Oltretutto il partito non dovrebbe scegliere nè legarsi ad alcuno schieramento. Il discorso è completamente diverso per le altre opposizioni, che dovrebbero spiegare ai loro elettori perché il diavolo si è alleato con l’acqua santa. Quindi Vendola e Di Pietro incalzano il PD perché è l’unico alleato che potrebbero mai sperare di avere, ma si guardano bene dal fare proposte concrete a Fini.
    La cosa migliore per l’Italia, credo, sia preparare proposte concrete per la prossima legislatura, da tenere non in primavera ma fra due anni, quando Berlusconi potrebbe finalmente passare la mano. Occorre costruire, fare proposte credibili che se votate sono realizzate, non dire NO a qui e a là.

  • Quello che dice Luigi è ragionevole e sensato. Vorrei anche aggiungere: e le forze del centro? qual è la capacità aggregante o di dialogo delle forze del centro, che stanno orgogliosamente piantate in mezzo senza che si capisca dove vogliano andare a parare? Già, perchè sono concupite da tutti, destri e sinistri, ma oltre all’atteggiamento di retorici eredi della DC ( con l’aggravante che dopo la caduta del muro i cattolici non hanno più la necessità di fare fronte comune per opporsi ai nemici di Dio) non vanno. Come dire: il mio obiettivo per il futuro è tornare indietro. E il paradosso è che Casini addirittura rosicchia il PD e “guadagna” Rutelli.
    Il mio pensiero è molto negativo: Berlusconi è l’Italia, la rappresenta pienamente e quindi vince.
    Non ci stupiamo troppo.
    Saluti.
    Silvana

  • Dobbiamo farcene una ragione ed il sig Luigi indica i punti dolenti di una sinistra che comunque non è maggioranza .
    Prendersela con la legge elettorale serve a illudere ipocritamente tutti e senza andare alla radice dei mali della sinistra non basta anzi danneggia. Solo NO , nessuna nuova importante , divisioni anche buffe e ridicole ( Veltroni D’Alema Bersani Parisi, ed ora Renzi che dice una sacrosanta verità …parlate sempre di B e lo fate felice ). Cercare amici nei magistrati , anche gli Ingroia un po’ troppo interessati a DiPietro e vicini , non avere pensieri nuovi salvo contrastare e irritarsi alla Finocchiaro , amare oggi Fini come tutti i nemici del cav. che diventano seri, perfetti , se cambiano bandiera ( coccolare ad esempio il funanbolo Guzzanti ) , portare in tv e su Repubblica sempre e soltanto i Ciancimino ( te lo raccomando ! ). Non si va lontano così ed è inutile sfornare tabelline sui tempi televisivi perchè anche nelle regionali amministrative lo sballo è stato notevole , quindi cambiare, cambiare, cambiare altrimenti quello con i suoi ( che non sono tutti brutti e cattivi , guarda un po’ ) vinceranno ancora . Inutile fare raffronti con il mondo perchè situazioni alla Obama e prima Zapatero devono insegnare che la targa di progressista non paga da sola occorrono fatti ( vedere la delusione notevole del governo Prodi , bocciato pure dai suoi alleati ).

  • Sono d’accordo con chi propone la massima raccolta di forze per superare l’emergenza. Certo, non basta un semplice discorso aritmetico. Ci vorrebbe qualcosa che smuova le acque stagnanti della politica in cui Berlusconi riesce a galleggiare. Occorre un leader nuovo, generoso e disinteressato, capace di unire le opposizioni, di dare speranza al Paese, di trasmettere agli italiani l’idea che è veramente l’ora di voltare pagina. Un leader che riesca a riportare al voto tanti elettori delusi. La grande attesa di cambiamento che abbiamo respirato nell’aria in questi mesi non può essere scomparsa di colpo solo per tre voti raccattati alla Camera.

  • ma per favore ! ma chi è questo travaglio che suggerisce soluzioni politiche? ne abbiamo abbastanza di opinionisti senza opinioni per questa gente la soluzione è solo parlare male del Premier (vedi santoro, dandini fazio,ecc,) a noi non piace neanche draghi, fini, montezemolo ma per chi ci avete preso? per cretini? cambiate fate proposte cosi non si va da nessuna parte : un’altra cosa eliminate la bindi fate spazio a RENZI e allora si che ci saranno risultati!!!!

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>