Manovre in corso. Tutte per l’imperatore

27 Dic 2010

Silvio Berlusconi dice di poter andare avanti ancora due anni e mezzo. L’opposizione sembra non badarci neppure, distratta com’è dalle beghe interne. Pd contro Pd, Idv contro Idv. In questa situazione, senza neppure agitarsi, il premier potrebbe diventare imperatore…

È sicuro di poter andare avanti ancora due anni e mezzo. Silvio Berlusconi, dopo la campagna acquisti che gli ha garantito di attenere alla Camera la fiducia, mostra i muscoli. E, nel corso di un collegamento telefonico con don Pierino Gelmini, alla Comunità incontro, si lancia nei primi pronostici di fine anno. Alla festa della comunità ad Amelia (Terni), c’erano anche Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri. Berlusconi spiega la manovra politica: “Saremmo andati incontro ad una situazione molto grave per il Paese. In un momento di crisi globale non avere il Governo e introdursi in una campagna elettorale anche molto dura, avrebbe potuto attirare la speculazione internazionale”.

Certo è che il governo ha una maggioranza stiracchiata, sempre a rischio. E l’apertura di Calderoli a Fini e Pd dimostra tutta la debolezza della situazione. Fate passare nelle commissioni parlamentari, dove la maggioranza è più a rischio, gli ultimi due decreti sul federalismo, e si potrà cambiare la legge elettorale, dice il ministro per la semplificazione. Una proposta che, dietro l’unico progetto che sta a cuore ai leghisti, il federalismo, nasconde un po’ d’ansia. Nemmeno troppa, però…

Nell’elenco di Foreign Policy sulle elezioni più importanti nel mondo, figurano solo gli appuntamenti con le urne programmati da tempo, dal Sudan alla Russia. Ma altri se ne potrebbero aggiungere, è ovvio. Del resto, l’opposizione non dorme sonni tranquilli. Durante la direzione del Pd, Bersani ha riportato la barra al centro, dopo una scivolosa intervista a Repubblica in cui sembrava volesse archiviare le primarie. Poteva starsene tranquillo? Invece arrivano venti di guerra. Dall’ala prodiana, questa volta, con una elegante formula: una lettera inviata a Bersani tramite Corriere della Sera. Nel tempo il Pd si è trasformato, lamenta un gruppo di parlamentari dem, capeggiati da Arturo Parisi, “per di più per iniziativa dei principali dirigenti del partito, in un modo di essere ‘partito’ e di stare nel partito che non corrisponde più alle forme evocate in passato dal termine partito e allo stesso tempo, promesse in nome di un partito nuovo per il futuro”. Vorrebbero “concorrere d’ora innanzi alla vita del partito valutando occasione per occasione, cominciando dalla prossima direzione nazionale”.

C’è poi la questione morale che ha rovinato il Natale dell’Italia dei Valori. Dopo la lettera polemica di Luigi De Magistris, Sonia Alfano e Giulio Cavalli e le risposte dei colonnelli del partito, con il capogruppo alla Camera Massimo Donadi che parla di “pugnalata alle spalle”, è il leader e fondatore del partito Antonio Di Pietro a prendere la parola: “Da qualche parte – spiega Di Pietro in un video pubblicato sul suo sito – si parla della questione morale ed etica all’interno dell’Italia dei Valori. Voglio rassicurare tutti sul fatto che c’è un impegno preciso del partito per una militanza trasparente del quale parleremo in un esecutivo nazionale a Gennaio”. Poi l’attacco ai tre non allineati: “Alcune persone ci hanno lasciato, altre persone si sono dimostrate non all’altezza, a volte non all’altezza morale, della situazione, e noi le abbiamo anche espulse. Però, insisto, non è che chi critica ha sempre ragione. Ha volte chi critica è interessato a prendere lui stesso il posto di chi viene criticato. Voglio tranquillizzare tutti sul fatto che, piano piano, l’acqua sta diventando pulita, e più l’acqua diventa pulita e limpida, più dobbiamo essere orgogliosi dell’Italia dei Valori”.

L’opposizione è a pezzi? Sarebbe generoso pensarlo: in questa situazione Berlusconi ha vita sempre più facile, persino nonostante i suoi ex alleati. Se ne avesse davvero voglia, dopo le vacanze, con calma, digerito anche l’ultimo pezzetto di panettone, potrebbe lanciarsi in una campagna per diventare imperatore d’Italia, di Russia e di Libia, volendo. Bontà sua che ci concede solo altri due anni e mezzo di governo…

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