Centorrino: “Ripensiamo l’università, contro il ddl Gelmini”

10 Dic 2010

I problemi dell’Università del Sud alla luce della riforma Gelmini. Mario Centorrino, professore e assessore regionale all’Istruzione fa il punto e con LeG si schiera contro il ddl che ha mobilitato studenti e insegnati in tutta Italia. Firma anche tu l’appello

Il circolo “Libertà e Giustizia ”di Messina prosegue la sua campagna volta ad arricchire il dibattito politico della città e questa volta interviene criticamente sul Ddl Gelmini e sulla riforma dell’università. Come interlocutore privilegiato, il professor Mario Centorrino, Assessore Regionale all’Istruzione e alla Formazione. Secondo Centorrino, nelle riforme governative su scuola e università si legge uno stesso disegno, che estende a questi settori quello che potrebbe essere definito il “modello Marchionne”.

La conseguenza prevedibile sarà avere una scuola e un’università di serie A al Nord, che fornirà la classe dirigente e una di serie B al Sud, che non riuscendo a dare una formazione adeguata, potrà fornire personale poco preparato e più disposto a lavorare per un basso salario, un personale che forse nei sogni di qualche leghista potrebbe rappresentare il male minore, come sostituzione autoctona degli extracomunitari oggi presenti sul territorio nazionale.

Volgendo l’attenzione alla situazione delle università siciliane, ed in particolare di Messina, i due parametri che pongono l’università di Messina agli ultimi posti nelle classifiche sono l’internazionalizzazione e il lavoro, dove il primo criterio si riferisce al numero di studenti stranieri che scelgono di studiare a Messina e il secondo al tempo che intercorre prima che un laureato trovi occupazione. Si tratta di parametri che parlano più della condizione sociale della città che del livello della ricerca e della didattica dell’ateneo, dove anzi non mancano i settori molto quotati a livello europeo.

Ma la questione più importante sollevata dal prof. Centorrino è la necessità per lo schieramento progressista di elaborare al più presto un progetto alternativo a quello della destra, che possa ridare alla scuola e all’università quella funzione di unico ascensore sociale che è compatibile con una democrazia moderna quale vorremmo fosse quella italiana. Questo ruolo, che è stato decisivo per il successo dell’Italia repubblicana, oggi corre molti rischi anche a causa dell’ideologia dell’eccellenza così diffusa anche a sinistra: la qualità di una scuola non si misura dal fatto che alla fine ci siano pochi molto bravi, ma dal fatto che, pur dando maggiore spazio a chi merita di più, il più alto numero di studenti sia stato messo in condizione di migliorare e di imparare. Lo schieramento progressista deve dire che scuola e che università vuole e deve proporre al Paese un’idea organica in questo campo. Protestare è positivo nella contingenza del momento politico, ma il Paese si conquista ad altre idee se riusciamo a vincerne la diffidenza dando credibilità a progetti che siano davvero culturalmente alternativi.

Il quadro delineato dal professor Centorrino ha fornito molti spunti di riflessione, svolti nel dibattito. Tra i presenti, una cinquantina circa, hanno preso la parola, oltre alla coordinatrice del circolo di Messina, Giusi Furnari, la professoressa Lucia Tarro Celi del liceo scientifico G. Seguenza che ha moderato l’incontro; il professor D’Andrea che insegna Diritto Costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza di Messina, la professoressa Maria Rosaria Mangano, Dirigente Scolastico del liceo scientifico G. Seguenza e la dottoressa Annamaria Passaseo della facoltà di Lettere e Filosofia di Messina. In particolare, la professoressa Mangano ha insistito con efficacia sugli elementi di debolezza della protesta studentesca e sulla necessità di riforme.

Al dibattito hanno partecipato anche studenti dell’Università di Messina che con il movimento “UniMe in Protesta”, sono protagonisti da tempo di iniziative sulle conseguenze della riforma universitaria. Insomma, un po’ tutti i settori che oggi sono interessati dal processo di riforma erano presenti in modo attivo all’incontro.

Durante il dibattito non sono mancati cenni di perplessità sulla partecipazione del PD al governo Lombardo. Il professor Centorrino ha rivelato che sei assessori su undici della Giunta regionale vivono sotto scorta rafforzata, caso unico nella storia politica siciliana, e che pur comprendendo i dubbi, bisognerebbe considerare i fatti e le scelte del governo, che in molti casi, dall’energia alla formazione, segnano una rottura radicale con i cattivi costumi e le pessime contiguità, a cui i cittadini siciliani sono abituati.

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