A Ravenna con Armando Spataro

06 Dic 2010

L’incontro con il procuratore aggiunto milanese, che presenta il suo libro Ne valeva la pena. Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa. Alla Galleria Ninapì di via Pascoli 31, a Ravenna, a partire dalle 18.

LeG incontra il procuratore aggiunto milanese Armando Spataro che presenta il suo ultimo libro, Ne valeva la pena, storie di terrorismi e mafie di segreti di Stato di giustizia offesa. L’appuntamento è a Ravenna, alla Galleria Ninapì di via Pascoli 31, a partire dalle 18. Al fianco di Spataro ci saranno Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia e Anna Mori, magistrato di Ravenna. Spataro è magistrato dal 1975 e ha sempre lavorato alla Procura della Repubblica di Milano. Tra il ‘ 98 e il 2002 è stato un componente del Csm. Si è occupato degli anni di piombo, di criminalità organizzata e mafia, di terrorismo internazionale

L’ inchiesta sul caso Abu Omar, l’ imam egiziano sequestrato nel 2003 è centrale in questo libro, una sorta di filo conduttore in quello che il magistrato definisce il “disastro ambientale dei diritti”. In realtà, nelle 600 pagine del volume edito da Laterza, Spataro, 61 anni, racconta tutta la sua vita di magistrato in prima linea: 34 anni da pm incrociando alcuni dei casi giudiziari che hanno maggiormente inciso nella storia del Paese, i processi alle Br, alla ‘ ndrangheta, o al terrorismo fondamentalista islamico. Ne valeva la pena? La risposta,  che ispira poi anche il titolo si affaccia da un poster del pittore americano Norman Rockwell «The Problem We All Live With» che Spataro appende in ogni sua stanza di lavoro: una bambina di colore cammina impettita vestita di bianco con i libri in mano, circondata da 4 uomini in divisa di cui non si vede la faccia, accanto a un muro sporcato dai pomodori lanciati e lordato dalla scritta insultante nigger. “C’ è tutto”, ha raccontato più volte Spataro: “C’ è la legge, prima di ogni altra cosa, rappresentata da uomini senza volto la cui identità sta scritta solo nella fascia al braccio”, gli agenti federali Marshals Service che nel 1960 su ordine della Corte suprema americana scortavano la bambina di colore Ruby Bridges affinché fosse ammessa alla scuola elementare di New Orleans dove l’ apartheid dei bianchi non voleva farla entrare; “c’ è l’ arroganza di chi mal sopporta la forza della legge e per questo insulta la piccola con la scritta sul muro”; ma “ci sono anche l’ orgoglio e il coraggio di chi si affida solo alla legge, procedendo a petto in fuori e a testa alta: pomodori e insulti non sfiorano la bambina, il suo abito resta immacolato”.

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