Prepararsi alla vita

26 Nov 2010

Milton, 14 anni, è arrivato in Toscana dal Perù per raccontare ai ragazzi delle nostre scuole la vita sua e di tanti bambini lavoratori, organizzatisi per combattere lo sfruttamento. Un programma di solidarietà che si ripete già da qualche anno su iniziativa della Unicoop.

Incontro Milton, ragazzo arrivato in Toscana dal Perù per raccontare ai ragazzi delle nostre scuole la vita sua e di tanti bambini lavoratori, organizzatisi per combattere lo sfruttamento. Un programma di solidarietà che si ripete già da qualche anno su iniziativa della Unicoop. “Mi chiamo Milton, ho 14 anni, lavoro nei campi con la mia famiglia da quando avevo sei anni. Ho sette fratelli, studio per prepararmi alla vita. Viviamo in Perù una situazione molto critica, diversa dalla vostra: il 45 per cento della popolazione è in povertà relativa e il 23 per cento in povertà estrema. Tre milioni di bambini lavorano: il lavoro è un diritto. Dobbiamo anche studiare, ma per l’educazione il governo investe il 3 per cento del Pil, troppo poco. Abbiamo problemi molto gravi, mafia, droga, gang giovanili. Allora, allora ci sono associazioni come quella di cui mi occupo io, il Manthoc, nata ormai 35 anni fa per dare ai giovani strumenti per agire. Abbiamo come obiettivo quello di formare una partecipazione caratterizzata da un protagonismo non personale. Siamo un’entità di bambini lavoratori che si avvale della collaborazione di adulti, soprattutto di colo che una volta sono stati bambini lavoratori. Organizziamo processi di visibilità: una manifestazione molto grande il 9 dicembre, giornata dei bambini lavoratori  con gazebo e cortei. Abbiamo anche creato una rete con i bambini lavoratori di altri paesi in America Latina, (Nicaragua, Cile, Salvador) ma anche africani e asiatici. Recentemente abbiamo fatto un documento rivolto al governo peruviano che vuole alzare a 16 anni l’età in cui si può lavorare. Questo governo non ci aiuta e ci perseguita. I comuni hanno a disposizione il 10 per cento del loro bilancio per azioni a favore dei minori, hanno creato spazi per le nostre associazioni e noi lavoriamo. Facciamo mappe e progetti per i quartieri. Purtroppo spesso ci dicono: bravi, bravi e poi dimenticano, non mettono in pratica . Così abbiamo dovuto organizzarci anche per poter controllare gli assessori e i sindaci : e lo facciamo”.

Chiedo a Milton: e gli studenti delle nostre scuole, cosa dicono quando parli con loro, cosa ti chiedono?

“I ragazzi italiani non hanno avuto una formazione che li abbia sensibilizzati ai nostri problemi. Quando racconto sento che si meravigliano, si sorprendono. E’ davvero difficile farsi capire se quello che conoscono è consumismo e solo consumismo e i genitori non hanno mai insegnato loro da dove arrivano i soldi in casa. Ma non tutti sono così, stamani a Pistoia una bambina di 11 anni ha fatto delle domande da cui si vedeva che aveva pensato a tante cose. Il problema di fondo, il vostro problema  è che spesso i ragazzi non dicono quello che pensano perché gli adulti non hanno messo a disposizione degli spazi per le loro riflessioni”.

Bambini che lavorano, bambini che imparano a organizzarsi per difendersi, bambini che vogliono studiare per “prepararsi alla vita”. Bambini di cui conosciamo l’esistenza ma poi li vediamo e li ascoltiamo e li guardiamo diretti negli occhi scuri pieni di verità e semplicità. Non ci rimproverano il benessere, non ci invidiano. Semplicemente ci spiegano che tocca agli adulti introdurre i giovani nei valori dell’esistenza.

Mi porto nell’animo la forte personalità di questo ragazzo che riesce a tenere insieme infanzia e saggezza, allegria e lavoro, partecipazione e politica. I nostri studenti oggi si battono per cose diverse. Si ribellano, partono da livelli  diversi di necessità di vita, di opportunità nel mondo globale. Non hanno mai pensato di esser costretti a lavorare negli anni dell’infanzia. Bisogna respingere il pregiudizio che siano dei privilegiati, anche se è difficile non pensarlo mentre senti ancora le parole di Milton. Loro non sanno quanto più degli altri hanno avuto ma nell’istante in cui finalmente si rendono conto che potrebbero un giorno perderlo, perdere tutto, allora sono come gli altri, i poveri della terra.

È colpa anche nostra se non hanno avuto, mentre crescevano, “gli spazi per le loro riflessioni” di cui parla Milton. Insomma: se non sono stati educati a riconoscere uguaglianza e fratellanza. Ed è tutto merito loro se oggi sono pronti a salire sulle torri e a ribellarsi contro soprusi e inganni. Se hanno scelto di cominciare così a prepararsi alla vita.

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