Onida: “Non mi devo pentire io voglio cambiare la politica”

16 Nov 2010


Valerio Onida, il segretario del Pd Cornelli chiama in causa le «sparate di un giovane settantenne rottamatore». Si riconosce in questa definizione?
«Ringrazio per il giovane settantenne: è un complimento. Rottamatore è un brutto termine, ma se con questo intende dire che mi batto per un rinnovamento della politica ha ragione. Proprio per discutere di questo tema ho invitato i cosiddetti rottamatori, Renzi e Civati, a una discussione il 14 dicembre: un mese dopo le primarie, nell´anniversario dell´ingresso dell´Italia nell´Onu».
L´accusa, però, è che ci siano state troppe polemiche che non hanno «aiutato a creare un clima di confronto nel centrosinistra». Ha fatto troppe «sparate»?
«Ho fatto le giuste constatazioni. Sono convinto che una buona parte del risultato delle primarie sia dovuto alla critica e al dissenso della base verso i dirigenti, a certe scelte degli apparati come aver sponsorizzato un candidato in contraddizione con il senso delle primarie, aver fatto una campagna “pancia a terra”, usando l´espressione di un dirigente del partito, per lui».
Hanno fatto bene quei dirigenti a lasciare?
«È logico che si assumano le loro responsabilità. In questo voto c´è molto della base del Pd che si è ribellata, non ha seguito la linea che è venuta dall´alto».
È stato un voto contro il Pd, quindi?
«Contro alcune scelte del gruppo dirigente. Spesso, purtroppo, in Italia ci si appassiona alla politica contro e non a quella a favore e questo non è un dato positivo».
Secondo Cornelli il voto per lei avrebbe favorito Pisapia. Crede che sia così?
«Non credo. Semmai c´era più sovrapposizione tra il mio elettorato e quello di Pisapia».
È soddisfatto del suo 13 per cento?
«Nelle condizioni date, ovvero una competizione a due, lo considero significativo».
Non è stato così per l´affluenza.
«Questo è un dato deludente e allarmante. È preoccupante il progressivo distacco della politica. Cercare di colmarlo è un obiettivo che dobbiamo continuare a perseguire perché è vitale per la democrazia».
È mancato il voto dei giovani?
«Anch´io ho avuto questa impressione. Probabilmente non siamo riusciti a recuperare chi si era già allontanato».
Ritiene che le polemiche possano aver contribuito a tenere la gente lontana dai seggi?
«Questa è stata una campagna competitiva, non polemica».
Respinge quindi l´accusa di aver polemizzato troppo?
«Spero non mi diano la colpa di non aver portato più gente a votare. Semmai aver trasformato queste primarie in primarie di partiti può aver contribuito al distacco».
Rifarebbe tutto quello ha che fatto?
«Sicuramente sì. Forse avrei potuto organizzare più incontri con le persone, ma non ho niente di cui pentirmi per come ho condotto questa avventura che non finisce».
Perché adesso cosa succede?
«Si apre la campagna elettorale vera e il lavoro per offrire un´alternativa credibile per tutta la città. Le condizioni ci sono perché la maggioranza uscente non è in buona salute. È necessario ricostituire le basi comuni della convivenza, che vanno al di là dell´appartenenza politica. In particolare, poi, la sinistra è chiamata a concretizzare i propri valori come l´uguaglianza e l´attenzione ai più deboli, i diritti».
Potrebbe formarsi un terzo polo. La sua parte rimane il centrosinistra?
«A me interessa quello che succede nello schieramento di centrosinistra. Non sarà difficile né sul piano personale né su quello politico confrontarmi con Pisapia. Non è esclusa una lista civica, ma non c´è niente di deciso».

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