Nuova legge elettorale, si dialoga Possibile ritorno al Mattarellum

12 Nov 2010

ROMA — «Al Senato il banco bara»… «Al Senato alle prossime elezioni non uscirà nessun biglietto vincente, per il semplice fatto che il biglietto vincente non c’è». Il professor Roberto D’Alimonte, politologo della Luiss, non perde occasione per ribadire la necessità di mettere mano alla legge elettorale per garantire la governabilità.

Una proposta alternativa? D’Alimonte: «Circoscrizioni più piccole, collegio uninominale maggioritario e niente più liste bloccate, anche se è vero che la lista bloccata, che ad esempio è adottata in Germania, è l’unico sistema che permetta l’elezione di un maggior numero di donne». Ma aggiunge subito: «Se però lo spirito del tempo, lo zeitgeist, fa sì che siano veline, allora…».

Le preoccupazioni di D’Alimonte, molto critiche con l’att uale Porcellum, sembrano coincidere con le richieste di Gianfranco Fini, che a Perugia si è scagliato contro un Parlamento di nominati. Secondo il docente di Scienza della politica «la vera porcata è innanzitutto quella delle candidature multiple, per cui il capolista decide dove optare e chi far eleggere nei vari collegi: ad esempio Berlusconi, tecnicamente, ma nessuno lo sa, è un deputato del Molise, avendo optato per quel collegio».

Per il momento, il Pdl è l’unico partito che ha annunciato, in quanto tale, una propria iniziativa legislativa per la prossima settimana. Dice il vicecapogruppo a Palazzo Madama, Gaetano Quagliariello: «Noi siamo aperti a modifiche, ma deve cadere l’alibi della rappresentatività: il sistema delle preferenze ha già mostrato i suoi limiti, tra i grandi Paesi lo adotta ancora solo la Polonia e nelle regioni del Sud offre grande possibilità di infiltrazione alla criminalità». Quagliariello indica due paletti insormontabili. «Il primo: il sistema elettorale deve permettere al popolo di scegliere chi governa. Il secondo: deve garantire il bipolarismo. Niente ritorno al tempo antico, con le scelte del governo solo dopo le elezioni, con accordi e accomodamenti tra una miriade di partiti». Tanto che potrebbe addirittura tornare in pista una riedizione del Mattarellum. In proposito si sta registrando un’inedita convergenza tra esponenti del Pdl — a cominciare dall’esperto di sistemi elettorali, Peppino Calderisi, che ha scritto in questo senso un pezzo sulla rivista del capogruppo Fabrizio Cicchitto, l’Ircocervo — e 68 senatori del centrosinistra, soprattutto pd di area veltroniana, prima firma il costituzionalista Stefano Ceccanti e 104 deputati capitanati dall’ex ministro della Difesa del governo Prodi, Arturo Parisi. In comune l’insofferenza verso il tentativo proporzionalista dei terzopolisti. Già, il Terzo polo. «Una nuova legge elettorale va fatta — spiega D’Alimonte — perché è praticamente certo che, se si presenterà alle prossime elezioni un terzo polo che raccoglierà consensi elettorali a due cifre, al Senato non ci sarà nessuna maggioranza, non di voti, ma di seggi». Ma secondo il professore «non basterebbe approvare rapidamente il premio nazionale al Senato, non fosse altro perché gli elettori della Camera sono 6-7 milioni in più e più giovani».Intanto il costituzionalista Stefano Passigli ha messo a punto i quesiti referendari per «abolire» il Porcellum. «Le cinquecentomila firme necessarie verranno raccolte a partire dalla prossima primavera — spiega — è la nostra spada di Damocle sulla politica».

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