Pompei, Bondi si difende. Pd: “Dimissioni o sfiducia”

10 Nov 2010

Il titolare dei Beni culturali riferisce sul crollo: “Non merito le dimissioni”. E aggiunge: “Purtroppo non si possono escludere altri crolli”. Il Pd presenta una mozione di sfiducia

Il Partito democratico ha deciso di presentare una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi. L’annuncio è stato dato dal presidente dei deputati Pd, Dario Franceschini, al termine del dibattito che si era aperto sulle imbarazzate comunicazioni sul crollo della Casa dei gladiatori, a Pompei, rese nell’aula della Camera dal ministro-coordinatore Pdl. “Il dibattito ha dimostrato in modo inequivocabile che quattro gruppi parlamentari (Pd, Udc, Idv, Fli, ndr), che rappresentano la maggioranza numerica della Camera hanno chiesto le dimissioni di Bondi. Il ministro dovrebbe prenderne atto e dimettersi già all’uscita dell’aula”. “In assenza di un suo gesto conseguente, cosa surreale in un sistema parlamentare”, il Pd “dovrà prendere le iniziative conseguenti per portare in quest’aula la sfiducia”. Naturalmente Bondi, che era stato invitato dal capo dello Stato a dare spiegazioni “senza ipocrisie”, non si è dimesso (“non vedo perché”) mettendo in dubbio che Fli e “parte dell’Udc” vogliano davvero che lasci il dicastero. Si prevede che la mozione di sfiducia sia discussa e votata entro la prossima settimana.

La sfiducia è ampiamente motivata dalle stesse dichiarazioni del ministro. La più inquietante: “Purtroppo non si possono escludere altri crolli, sia per la dimensione dell’area archeologica di Pompei e sia perché vi sono altri edifici a ridosso del terrapieno costituito dalle aree ancora da scavare”, come quello che, imbevuto d’acqua piovana, ha premuto sulla Casa. La più grottesca: “Ho svolto un grande lavoro”, ed ecco, tra i suoi gioielli, “l’apertura di 49 bagni..la rete di fontanelle d’acqua potabile….il recupero della legalità….la campagna di lotta al randagismo in collaborazione con le associazioni animaliste”. E siccome “il problema vero non è la mancanza di fondi ma quello di assicurare una gestione capace di utilizzare al meglio le risorse esistenti” ecco l’annuncio – ma solo ora, quando i buoi sono scappati – che “il ministero sta preparando le linee operative per la predisposizione degli atti costitutivi di una Fondazione per la gestione di Pompei”, che in realtà è la vecchia proposta del suo predecessore, Francesco Rutelli, volta a separare la tutela dalla manutenzione dei beni della città sepolta duemila anni fa dalla lava.

Tutto questo condito da un incredibile vittimismo: “Se avessi delle responsabilità, mi sarei già dimesso; ma se vogliamo far prevalere serietà, obiettività e misura, chiedere le mie dimissioni non sarebbe atto politicamen te e moralmente giusto. Non merito questo trattamento: sarebbe un ulteriore segno di incattivimento della lotta politica”.

Inasprimento della lotta politica? Non scherziamo, ha documentato Walter Veltroni (altro suo predecessore): nei due anni della responsabilità di Bondi, a Pompei si sono succeduti tre sovrintendenti, e altro che manager culturali: uno è un prefetto in pensione, e poi la protezione civile; di più, in quattro anni i fondi del ministero passano “per leggi votate da lei, ministro Bondi, e da lei sostenute, da 1,718 a 1.417 milioni”; la percentuale degli investimenti per i restauri si è ridotta al 25%, tutto spostato sulla valorizzazione, che pure è importante ma è la seconda voce di un progetto culturale. Quanto alla presunta imprevedibilità del disastro, niente vero: a gennaio era crollato il muro della Casa dei casti amanti, a cento metri della Casa dei gladiatori; e poche settimane fa il Vicolo di Ifigenia, che costeggia a est la Casa, ha subito un crollo….

Ma Bondi, appena uscito dall’aula, ha minimizzato. Secondo lui i finiani non lo vogliono sfiduciare? Ecco la conclusione dell’intervento di Fabio Granata: “Abbiamo commemorato poco fa la scomparsa dell’on. Lattanzio. Lui si dimise per la fuga del criminale nazista Kappler dall’ospedale del Celio. Le chiedo un atto di coraggio: si assuma sino in fondo le sue pesantissime responsabilità!”. E Renzo Lusetti (Udc) di seguito: “Raccogliamo l’invito che le ha appena rivolto l’on. Granata!”. E così pure i dipietristi.

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