Il pm dei minori contesta Maroni

10 Nov 2010

Il ministro conferma alla Camera quanto già illustrato al Senato: nessuna irregolarità da parte della Questura, ma non spende nemmeno una parola sul filmato che riprende Lele Mora mentre accompagna le ragazze ad Arcore. E il pm dei minori invoca il Csm: “La versione di Maroni non corrisponde alla mia esperienza”.

Il filmato, visto da tutti, che riprende Lele Mora mentre accompagna due ragazze ad Arcore senza alcun controllo da parte della polizia su chi entrava in una residenza del capo del governo? Il ministro dell’Interno Maroni, chiamato ad informare la Camera sull’affare Ruby, ha letteralmente ignorato questa storia che è sulla bocca di tutti e che conferma tutta la gravità delle vicende che ruotano intorno alle “distrazioni” cui si abbandona il presidente del Consiglio. Non solo, al termine dell’audizione è il pm dei Minori, Annamaria Fiorillo a intervenire per smentire il ministro e anche il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Le ricostruzioni, dice,  “non corrispondono a quella che è la mia diretta e personale conoscenza del caso”.

Così, ora, si aggiunge una smentita al dato già inquietante del responsabile del Viminale che in un frettoloso rapporto da mattinale, dopo avere ammesso sia le concitate telefonate notturne di Silvio Berlusconi e sia la circostanza che il Cavaliere aveva pressato la questura con la bugìa che Ruby era la nipote di Mubarak, non ha speso una parola su quella che più tardi Antonello Soro (Pd) ha definito “una pressione intrusiva e arrogante di un uomo politico che invade il campo della pubblica sicurezza, che ignora il confine tra il pubblico e il privato, che ignora la distinzione e l’autonomia dei poteri, che non possiede il senso dello Stato”.

Ed è proprio il silenzio di Maroni sulla più recente prova (il filmato) del clima di assoluta inesistenza di qualsiasi controllo che si sono appuntate le maggiori critiche delle opposizioni e dei finiani. Il punto cruciale è lo stile di vita di Berlusconi, quello di cui lui è orgoglioso: la sua vita disordinata lo rende vulnerabile, debole, ricattabile; il confine tra pubblico e privato viene cancellato dallo stesso presidente del Consiglio e non può essere invocato ora come un fattore dirimente. In sostanza, si è posto un problema di sicurezza di cui Maroni doveva riferire, e su cui invece ha taciuto.

Tanto più in seguito alla circolazione del filmato che riprende l’ingresso in una delle residenze del presidente del Consiglio di un noto personaggio, “un selezionatore di giovani donne in carriera e già inquisito per favoreggiamento della prostituzione”, che porta donne ed entra nella villa del presidente senza nessun controllo. Come hanno sottolineato successivamente Bruno Tabacci (Udc), Benedetto Della Vedova (Fli) e Fabio Evangelisti (Idv). Chi può escludere – è stato detto – che tra quanti si recano nelle dimore private del presidente del Consiglio non ci siano persone al servizioo di intelligence straniere o di paesi ostili?

A proposito di questi inesistenti controlli, il presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, Massimo D’Alema, ha proprio stamane formalmente inviato al presidente del Consiglio una lettera con cui rinnova l’invito alla sua audizione, come previsto dall’art. 31, comma 1, della legge 124/2007”. La convocazione è messa in relazione proprio alla inesistenza di controlli D’Alema aveva preannunciato questo passo la settimana scorsa al sottosegretario Gianni Letta, autorità delegata ai servizi. Benché obbligato a presentarsi al Copasir, Berlusconi ha sin qui declinato tutti gli inviti. Ed ha fatto sapere, solo in via informale, che non intende ancora una volta presentarsi.
Ma il pm Annamaria Fiorillo non è d’accordo e non vuole liquidare la questione come invece vorrebbe il ministro. Nella stessa ricostruzione dei fatti al Senato Maroni ha infatti citato il procuratore capo della procura di Milano, dottor Brutti Liberati, in relazione al comportamento della questura di Milano e dei funzionari. “Liberati ha dichiarato, cito testualmente, che: ‘la fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore è stata operata in modo corretto. In futuro non ci saranno altri accertamenti. Per quanto riguarda questa fase dell’indagine abbiamo praticamente chiuso'”, ha detto Maroni.

Ma nel giro di poco, tutto prende una piega diversa. Finita la relazione alla Camera, è il pm dei Minori Annamaria Fiorillo, che si occupò della vicenda la notte del 27 maggio quando Ruby fu portata in questura, a fare un balzo sulla sedia. Si rivolgerà al Csm, anticipa, perché “le parole di Maroni, che sembrano in accordo con quelle del procuratore Bruti Liberati, non corrispondono alla mia diretta esperienza del caso” . Sorpresa, arrabbiata, il magistrato dei minori dice ancora: “non dico più niente, parlerò eventualmente dopo, quando il Csm sarà intervenuto. Penso però che sia importante soprattutto il rispetto delle istituzioni e della legalità, cosa a cui ho dedicato la mia vita e in cui credo profondamente. Proprio per questo rispetto della legalità e della giustizia, quando le vedo calpestate parlo, perché altrimenti non potrei più guardarmi allo specchio come un essere umano”.

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