Bonsanti ai rottamatori: più generosi verso Fini, con lui bisogna parlare

09 Nov 2010

Intervista alla presidente di Libertà e Giustizia Sandra Bonsanti, «Colpita dal clima d’entusiasmo alla Leopolda».

I suoi cinque minuti d’intervento li ha dedicati, domenica mattina alla Leopolda, alla parola chiave Costituzione. Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione Libertà e Giustizia, sottolinea soprattutto il “clima di entusiasmo” che ha trovato a “Prossima fermata Italia”, la tre giorni di maratona oratoria voluta dal sindaco di Firenze Matteo Renzi e dal consigliere regionale della Lombardia, Pippo Civati. Quasi una rottamatrice convinta, insomma, se non fosse per quella resistenza espressa dal duo Civati-Renzi all’ipotesi di un breve governo tecnico per cambiare l’attuale legge elettorale.
Chi ha visto dunque Sandra Bonsanti alla stazione Leopolda?
«Ho trovato molti dei giovani e delle persone che vengono anche alle manifestazioni di Libertà e Giustizia; un insieme di cittadinanza che nutre una profonda insofferenza per questo modo di fare politica e che ha deciso di esprimersi anziché in una maniera forte e indignata, con un tono diverso e decisamente più pacato».
A livello di numeri l’iniziativa fiorentina si è rivelata un grande successo: gli organizzatori si aspettavano 1500 persone, ne sono arrivate 6800. A cosa è dovuta tanta partecipazione?
«Come ha giustamente sottolineato Ilvo Diamanti, la presenza di tantissimi militanti e giovani amministratori affluiti alla Leopolda da tutta Italia ha voluto essere la dimostrazione di un conflitto generazionale che covava da tempo. Il successo è legato alla parola rottamazione, che trovo anche simpatica, attorno alla quale si sono registrati i maggiori applausi e anche i più forti rimbrotti quando a citarla è stata Giovanna Melandri».
Crede che la convention di Renzi e Civati possa rappresentare l’embrione di un qualcosa di più grande e significativo per la sinistra italiana?
«Me lo auguro: l’entusiasmo che ha saputo ravvivare in molti cittadini delusi dal Pd è una cosa estremamente positiva, che non deve andare dispersa. La responsabilità ora è indirizzarli bene e capire qual è la prossima stazione».
Certo non aiuta il fatto che la convention sia caduta nel bel mezzo di una delle maggiori crisi politiche degli ultimi venti anni.
«Proprio per questo si tratta di una missione delicata da portare a termine davanti a uno snodo cruciale per la vita del Paese».
Qualche suggerimento ai rottamatori?
«Quello di essere un po’ più generosi nei confronti di una persona come Gianfranco Fini, a capo di una destra che è riuscita a fare un approfondito mea culpa e a guardare avanti: se ora dimostra di avere preoccupazioni abbastanza simili alle nostre perché non riconoscergli il ruolo di interlocutore e costruire assieme un brevissimo governo tecnico capace di farci uscire dall’ emergenza istituzionale oltreché di cambiare la legge elettorale?»
C’è chi dice che è nato un nuovo leader della politica italiana, che risponde al nome di Matteo Renzi. Condivide tale giudizio?
«La capacità di comunicazione di Renzi è notevole: riesce sempre a far pervenire il suo messaggio e questo, dinanzi alla selva di mancati comunicatori che abbiamo avuto nel centrosinistra, è un fatto molto rilevante. Ora vedremo il contenuto che saprà affiancare a questa dote».

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