L’equivoco si è chiarito

20 Ott 2010

Ma perché diciamo tutti Lodo Alfano? Chiamiamolo per quello che è: Lodo Silvio Berlusconi, con nome, cognome e indirizzo. Un provvedimento necessario, inderogabile. Che serve a salvare il presidente del Consiglio da condanne certe, e non perché i giudici sono comunisti ma semplicemente perché l’andamento di quei processi, l’accumularsi delle prove, le condanne dei correi non lasciano ormai in proposito alcuna plausibile incertezza. È di lui che stiamo parlando, e ha ragione il presidente della Repubblica, con la sobria misura che gli è propria, a tirarsene fuori (questo solo significa la nota di ieri sera, col preciso richiamo alla precedente, del 7 luglio). Lasciatelo fuori, per favore, il capo dello Stato. Evitiamo di farne una foglia di fico. Qui stiamo parlando esattamente e solo di una legge salva-Berlusconi. Stiamo semplicemente dicendo che il cittadino Silvio Berlusconi, per quanti reati gli si contestino, non può essere processato. E non solo per ciò che ha commesso nell’esercizio delle funzioni, ma anche, anzi specialmente, per i suoi tanti reati comuni. E non per quelli caduti durante il mandato istituzionale ma anche per gli altri, tutti i pregressi, per omnia saecula saeculorum.
È un nuovo diritto costituzionale, che cancella norme e prassi consolidate: un diritto (se così possiamo continuare a definirlo) fuori e contro la Costituzione. Il voto popolare, più o meno esteso (non stiamo qui a sottilizzare) cancellerebbe di per sé le responsabilità penali. Pazienza se con ciò vanno a carte quarantotto la divisione dei poteri e circa tre secoli di teoria democratica dello Stato. Quello che conta è che chi governa possa farlo in totale tranquillità, magari per poi passare armi e bagagli al Quirinale, dove lo scudo a due posti approvato oggi continuerà a proteggerlo dai giudici anche domani. La serenità nello svolgimento delle funzioni. Ma davvero possiamo pensare che il principio d’eguaglianza, così intimamente connaturato all’idea stessa di democrazia moderna, possa e anzi debba immolarsi sull’altare della serenità dei governanti? Ma cosa sarebbe dovuto succedere, allora, nell’America di Nixon e poi in quella di Clinton all’epoca dell’affare Levinsky? Il voto di ieri in commissione Affari costituzionali mette fine a molti equivoci. Fini e i suoi si rivelano per quello che sono: un’opposizione di sua maestà a sovranità limitata.
Finché si scherza si scherza, ma quando è in gioco il Lodo Berlusconi si torna ognuno nella propria casella, a difesa del corpo mistico del re. Ci sono in giro, nel Parlamento e nel Paese, troppe anime belle preoccupate della continuità della legislatura e del cosiddetto rispetto della volontà popolare espressa a suo tempo nel voto. Ha fatto bene Pierluigi Bersani a dire chiaro e netto che il Pd non ci sta. E che sul punto farà, se occorrono, le barricate. Perché l’eguaglianza dei cittadini e il rispetto della Costituzione sono principi non commerciabili, che valgono assai di più di qualunque furbesco tatticismo parlamentare. Vedremo chi lo voterà, questo Lodo Berlusconi. E con che faccia si presenterà domani al giudizio degli italiani.

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