Maschilismo, corruzione, il peso della Chiesa

15 Ott 2010

Scandali finanziari e sessuali al centro della seconda parte del convegno Società e stato nell’era del Caimano. La prima sessione //Le foto// La diretta

Le donne, l’economia, la Chiesa. Ovvero: maschilismo, corruzione e persino dottrina ondivaga. Moderati da Simonetta Soldani, i relatori della seconda parte della giornata mostrano l’alto lato della medaglia.

“La vita sessuale di un anziano libertino con pretese da Ganimede dovrebbe essere una faccenda che riguarda solo lui”, dice Amalia Signorelli, antropologa dell’Università di Napoli. Eppure c’è un risvolto pubblico, persino più d’uno, che inducono la studiosa ad affrontare il discorso. “Che sarebbe successo se una delle donne premier in carica in Europa fosse stata pubblicamente indicata dal proprio consorte come una ninfomane”. L’interrogativo apre scenari inquietanti e dà il via alla rassegna delle gaffes del presidente del Consiglio, le più indicative almeno, sul tema delle donne. Dall’Albania ai complimenti per la Bindi, dall’invito a sposare un milionario rivolto alla donna che aveva perso il lavoro al presunto mercimonio di incarichi pubblici finito più volte nel calderone del gossip politico. Tutto serve a costruire l’idea di donne che ha Silvio Berlusconi, “un’idea condivisa trasversalmente: tutto diventa merce e ogni cosa acquista valore solo quando diventa merce: per Berlusconi il prezzo di mercato è la misura del suo valore”.

Quanto tocca agli scandali finanziari, passati in rassegna dall’economista Marco Onado, l’elenco raggiunge quota 1003. “Ma in tutta questa lunghissima storia, non siamo riusciti a crearci gli anticorpi – spiega Onado – tutti i paesi hanno scandali; ma da noi ci sono peculiari continuità, intensità, connessione con corruzione politica”. Il punto di partenza è il 1974, quando, con il caso Sindona suona il primo grande campanello di allarme su alcuni problemi di fondo della società italiana. Onado traccia un documentato excursus della progressiva collusione tra gli interessi finanziari e la classe politica di casa nostra.

Antonio Gibelli fa il punto sui rapporti tra Chiesa e politica, sottolinea le incongruenze e le pressioni: “Più volte sorpreso a dare scandalo, Berlusconi finisce sempre assolto; di contro, il governo Prodi subisce la pressione critica della Conferenza episcopale”. Le indebite influenze, “con l’entrata a piè pari nel meccanismo elettorale nel caso del referendum sulla legge 40” o, ancora, con “la retorica manichea che per il caso Englaro ripesca le figure apocalittiche del Maligno e quella del partito della Morte”.

Alberto Vannucci dell’Università di Pisa scherza: “Che immagine usare per proiettare le slides sulla corruzione?”. L’Allegoria del Buon Governo del Lorenzetti leva lo studioso dall’impiccio: parla di corruzione, di quei 60 miliardi di euro l’anno quantificati dalla Corte dei conti. Ma poi si sofferma sul costo sociale della corruzione e cita Bobbio, La democrazia e il potere invisibile, dove lo studioso individuava una zona grigia nel pubblico impiego come massimo rischio per la democrazia e per la trasparenza che ne è requisito fondamentale. La corruzione erode dall’interno le istituzioni, svuota di senso la competizione. “Chi corrompe – dice – non è solo ladro di denaro pubblico, è anche ladro di democrazia”.

Gli indicatori di corruzione che quantificano solo la parte emersa della corruzione in Italia atterriscono: ci sono i picchi di Tangentopoli, poi la caduta a precipizio degli ultimi anni. Regione per regione, Vannucci sciorina i dati: “La Calabria, per esempio, pare abbia sconfitto il problema, se si guarda alle denunce”. Ma l’incrocio degli indici rilevati da questure, procure e giornali rende la fotografia di una paese corruttibile come l’Arabia saudita, più corrotto di Cuba e del Botswana”. Eppure “la percezione della corruzione è in linea con l’indice europeo, anche se il fenomeno è il doppio di quelli percepito”.

Molti gli interventi dal pubblico, che, incuriosito dai temi delle relazioni, ha affollato l’Aula 4 della Facoltà di scienza della Formazione dell’Università di Firenze.

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Venerdì mattina, alle radici del berlusconismo


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