Nessun candidato sindaco all’ombra del Valentino

13 Ott 2010

Mentre Milano ha già espresso tre candidati sindaci che si sfideranno alle primarie in vista delle amministrative 2011, a Torino è ancora tutto in alto mare. Gli elettori temono un candidato imposto dall’alto senza poter esercitare il loro diritto di scelta. Per fortuna la società civile si muove.

A Torino il partito democratico non ha ancora scelto un candidato per la carica di sindaco, in scadenza la prossima primavera. Sono stati fatti molti nomi, anche illustri.  Sono circolate indiscrezioni. Si è parlato di indire le elezioni  primarie. Addirittura è stata annunciata la prima candidatura ufficiale nell’ambito del centro sinistra, Giulietto Chiesa, stimato giornalista, primo cittadino per i Comunisti sinistra popolare. Ma lo stesso Chiesa ha smentito la sua candidatura  e delle primarie ad opera del PD nulla si sa. Dunque, c’è il vuoto.  Gli elettori hanno la sensazione di manovre di segreteria sia nazionale che regionale, manovre a cui partecipano anche personaggi con un cattivo retaggio degli anni ’90.  A questo punto si attendono un candidato imposto dall’alto,  senza primarie, come fece il centro destra con Buttiglione che prese solo un misero 30% da un elettorato molto più disponibile alle imposizioni del capo di quanto non lo sia l’elettorato di sinistra.
Il problema vero è che prima di parlare del candidato occorrerebbe parlare di che cosa il candidato dovrebbe fare. Che cosa propone il candidato sindaco ai cittadini del centro sinistra? Quale sarà la Torino del 2015? Che idee ci porta il possibile nuovo sindaco sui problemi del lavoro? Vuole le scuole pubbliche o quelle private? E la sanità? E l’evasione fiscale? Tanti  interrogativi. Poche risposte.  Dietro ai nomi non c’è alcun programma, alcuna  proposta, alcuna  idea della Torino del futuro.
L’impressione è che il PD non si renda conto di che cosa lo attende  e quale sia il suo elettorato potenziale. Anche a livello nazionale sembra che il PD si orienti sempre più verso proposte molto simili a quelle della destra per poi stupirsi dell’aumento del disinteresse verso la politica e dell’aumento dell’ astensionismo.
In un momento in cui la destra pare allo sbando, ed i sondaggi lo confermano, la sinistra oltre il PD sale all’11% mentre il PD continua a decrescere. Insomma, chi è al potere perde. Chi è all’opposizione non riesce a vincere perché non ha un’idea complessiva da proporre agli elettori, sia per il sindaco di Torino sia a livello nazionale.
Sino a quando non riuscirà a produrre un’idea complessiva di società, il PD  non potrà aspirare a vincere né le elezioni quelle amministrative locali, né quelle nazionali. Lo ha scritto Alfredo Reiclin su l’Unità del 19 settembre scorso. Noi siamo d’accordo con questa sua affermazione.
E’ dall’idea di società che si intende perseguire che derivano i programmi nazionali e quelli locali. I singoli candidati a sindaco dovrebbero poi personalizzare il programma e presentarsi alle primarie, confermando quel senso di partecipazione e di passione tanto gradito all’elettorato di sinistra.
Purtroppo in questo momento il PD non riesce ad esprimere una linea programmatica chiara, il partito è diviso, sui diritti individuali in primis (coppie di fatto, riconoscimento dell’omosessualità, procreazione assistita, testamento biologico), sulle modalità di perseguire la giustizia sociale, sulla priorità da dare alla scuola ed alla sanità pubblica rispetto a quella privata, sull’esigenza di perseguire l’evasione fiscale, sulla Giustizia e sulla legge elettorale.
Sui modelli di sviluppo economico – molti responsabili sono più vicini alle concessioni di CISL e UIL che alle difese dei diritti acquisiti di FIOM e CGIL –  le previsioni sono catastrofiche: stiamo per avere  migliaia di nuovi disoccupati tra scuola e manifatturiero ed anche in città a forte tradizione industriale come Torino si vive una crisi drammatica. Si tenga conto che a Torino il Sindaco ha un ruolo particolarmente delicato nel rapporto con FIAT e, come in molte altre grandi città, nel valutare se privatizzare i servizi pubblici e come gestirne il controllo.
Per fortuna il pessimismo trova un argine. Nella piazza di fronte al Municipio di Torino, presenti alcuni assessori,  diversi consiglieri di maggioranza e opposizione,  l’associazione Libera ha redatto una lista di dieci punti per la politica del nuovo sindaco. Libertà e Giustizia di Torino è stata chiamata a commentarli usando la lente della legalità e della responsabilità sociale dell’impresa che tanto ci stanno a cuore. La nostra è stata una piena condivisione: non vogliamo gente che pensi solo a far soldi. Non vogliamo uno Stato che si spoglia degli interessi generali e demanda ai privati.
Inoltre per iniziativa di personaggi come Valentino Castellani, professore universitario ed ex sindaco di Torino, è partita  una consultazione delle associazioni per scrivere come vogliamo la Torino del 2015.  Anche qui è la traccia di un programma e Libertà e Giustizia vi prende parte.  L’idea centrale è una Torino capitale della ricerca scientifica. Stilato il programma, si troverà con le primarie chi potrà proporlo alla città con passione e autorevolezza. La definizione di un’idea complessiva contro – sì, la parola chiave è proprio “contro” – il modo di pensare del centro destra è la strada indispensabile per scuotere la coscienze dall’apatia e dall’abbandono della politica. Ci par di capire che a Milano ciò sia già stato compreso. I candidati sindaco del centro sinistra che si sfideranno alle primarie del 14 novembre, tra cui il professor Valerio Onida, sono tutti espressione della società civile. A Torino non ci siamo ancora arrivati. Ma certo è che perdere le elezioni del Sindaco di Torino sarebbe un pessimo segnale per tutto il centro sinistra.

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