Pre-intesa sulla legge elettorale Fini, Bersani e Casini accelerano

08 Ott 2010

ROMA – Cancellazione o modifica del premio di maggioranza. Soglia di sbarramento. Nuovo rapporto tra eletto e elettore attraverso i collegi uninominali o ripristinando le preferenze. La pre-intesa tra Bersani, Casini e Fini sulla legge elettorale c´è già, anche se per ora sono stati fissati solo i principi-base e su molte questioni – come l´indicazione del premier – la distanza tra democratici e centristi resta. Ci sono stati due incontri tra i leader e altrettanti tra gli “ambasciatori” per giungere a un “modello” elettorale di massima. Fini ribadisce che la riforma elettorale è indispensabile: «È un´eresia dire che la democrazia è restituire all´elettore la possibilità di scegliere i suoi rappresentanti? Ho votato questa legge, ho fatto autocritica. D´altronde se chi l´ha formulata la chiama Porcellum un motivo ci sarà». Insomma, discutere di legge elettorale «non è una provocazione, né un tentativo di minare una solida maggioranza ma un elemento di discussione che in tanti, anche nel Pdl, dovrebbero fare».
Frena invece il presidente del Senato, Renato Schifani sostenendo che una riforma della legge elettorale va vista «all´interno di un pacchetto complessivo di riforme del funzionamento del nostro paese». Anche perché, ragiona la seconda carica dello Stato, «se si dovesse passare al Senato federale, non v´è dubbio che occorrerebbe approvare una legge elettorale diversa rispetto a quella della Camera che dà la fiducia al premier». Comunque, a Palazzo Madama in commissione Affari costituzionali l´iter per la legge elettorale è già cominciato. Anche se a Montecitorio Pd, Udc, Fli, Idv e Api reclamano di potersene occupare. Chi la spunterà? Difficilmente la Camera. Schifani minimizza: «Sono fattori procedurali che valuteremo. Col presidente Fini mi sento quotidianamente. Quindi sicuramente non sarà necessario un incontro formale».
Nella Lega l´unico spiraglio al cambiamento della legge viene dal ministro Roberto Calderoli, l´ideatore del Porcellum, ma solo per affermare che, una volta approvato il Senato federale, allora «la riforma elettorale sarà obbligata». Intanto si costituisce ieri formalmente la “lega per l´uninominale” maggioritario. A darle vita un gruppo bipartisan che raccoglie i democratici più convinti del bipolarismo e del maggioritario (Ceccanti, Ichino, Chiti, Gentiloni, Marino, Verini), Emma Bonino, Marco Pannella e i radicali, i finiani Urso, Viespoli, Baldassarri (presso il suo centro studi avrà sede il comitato), Germontani. I fan dell´uninominale pensano anche a un referendum di consultazione per capire verso quale riforma si orienterebbero gli elettori. Evidente che la “lega per l´uninominale” va nel senso opposto rispetto ai tentativi di intesa che si stanno facendo tra i leader di Pd, Fli e Udc. Dario Franceschini, il capogruppo dei Democratici, parla dello sforzo per tessere un patto e cambiare davvero la legge. Gianclaudio Bressa (che è il “tecnico” del Pd in commissione affari costituzionali alla Camera) non apprezza l´insistenza sull´uninominale: «È il narcisismo della politica italiana: se fai un´azione blindandoti su un modello preciso, è difficile arrivare a un risultato». Il “futurista” Carmelo Briguglio in un´intervista all´Unità, ritiene che dovrebbe essere Berlusconi stesso a dare il via per cambiare la legge elettorale, «se non lo fa, sappia che potrebbe nascere un governo di transizione per farlo». Alla vigilia dell´assemblea nazionale del Pd a Varese (oggi e domani), Walter Veltroni avverte: «Il maggioritario non va messo in discussione».

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