Il Cavaliere è in sella, ma il cavallo è balzano e può disarcionarlo da un momento all’altro. Neanche per i suoi avversari, però, la strada è in discesa: se il voto della Camera ha dimostrato che può esistere una maggioranza alternativa a quella Pdl-Lega, quello del Senato ha sancito l’esatto contrario. Vale a dire che un governo tecnico non avrebbe chances a meno di non spezzare l’asse tra Berlusconi e Bossi, ipotesi al momento improbabile. Una situazione di stallo. Vediamo.
Il primo dato di fatto è che il premier non vuole le elezioni. E non le vuole davvero, come dimostra l’inaudita celebrazione che apriva il discorso berlusconiano a Palazzo Madama della “maggioranza più ampia e articolata” uscita da Montecitorio, dimenticando che proprio l’”articolazione” della maggioranza era ciò che si voleva evitare. E come dimostra l’esilarante sequenza della scuse di Bossi ai porci romani: prima c’è stata la mozione di sfiducia individuale presentata dal Pd contro il capo leghista, poi c’è stato l’annuncio che i finiani su quel documento si sarebbero astenuti, quindi è arrivata la precipitosa ritirata bossiana per evitare un voto che sarebbe stato mortale per il governo. Dunque, al di là delle minacce, le elezioni sono uno spauracchio per Berlusconi: forse ha sondaggi catastrofici, forse teme che gli artigli della magistratura possano tornare a ghermirlo nelle more di una campagna elettorale che impedirebbe l’approvazione del lodo Alfano costituzionale. Chissà.
Il secondo dato di fatto è che i rapporti tra finiani e berlusconiani sono pessimi. In ogni talk show televisivo tengono banco le risse tra i rappresentanti delle due fazioni: litigano più tra loro che con le opposizioni. Ricucire sembra impossibile, anche se pare che questo sia il consiglio che Gianni Letta sussurra quotidianamente nelle orecchie del Cavaliere. Del resto, se Berlusconi avesse mediato non avrebbe espulso Fini dal Pdl provocando tutto questo putiferio, avrebbe bilanciato lo strapotere di Bossi appoggiandosi su Fini e avrebbe arginato Fini contrapponendogli Bossi. Ma se fosse capace di fare questo, Berlusconi non sarebbe più Berlusconi, e non c’è altro da aggiungere.
Il terzo dato di fatto è che nessuno chiede più le dimissioni di Fini dalla presidenza della Camera. Perché? Ma perchè il voto dei deputati ha dimostrato che a succedergli non sarebbe certo un berlusconiano ortodosso. L’opposizione e i finiani sono in grado di eleggersi il loro presidente. E sarebbe lo smacco più cocente per la maggioranza.
Da parte sua, ed è il quarto dato di fatto, l’opposizione appare rincuorata: il Cavaliere sbertucciato in diretta tv è stato un tonico miracoloso per le sue esauste truppe. Però quella che fino a ieri appariva la strada maestra, e cioè il governo tecnico per riformare la legge elettorale, appare sbarrata dal voto del Senato. Perciò si studiano nuove tattiche, compresa quella di andare alle elezioni (date comunque per certe nella prossima primavera) con un cartello elettorale che unisca sinistra, centro e Fli. L’ipotesi è suggestiva perché sulla carta avrebbe concrete possibilità di vittoria, ma è impossibile prevedere quanto risulterebbe attraente per gli elettori di forze troppo diverse per stare insieme. Bisognerebbe riuscire a spiegare bene il perché di una simile alleanza, e con gli organi di comunicazione saldamente in mano al Cavaliere l’impresa sembra davvero ardua.
Il risultato di tutto questo è, appunto, di stallo. Lo scenario più probabile, in questo momento, è che il governo continui a vivacchiare, continuamente strattonato da una parte o dall’altra, e si approdi alle elezioni in primavera. Elezioni dalle quali Berlusconi uscirebbe nuovamente vincitore alla Camera, per via del premio di maggioranza previsto dal Porcellum, ma perdente al Senato, a causa dell’alleanza tra Fini e il governatore siciliano Lombardo. Così si dovrebbe davvero fare un governo tecnico per riformare la legge elettorale e tornare di nuovo alle urne. Elemento positivo: Berlusconi, non sedendo più a Palazzo Chigi, si ritroverebbe privo di ogni scudo giudiziario. Elemento negativo: l’Italia perderebbe tempo prezioso nel fronteggiare la crisi che sta strozzando i bilanci familiari.
Naturalmente, in mezzo ci sono le mosse che ciascun partito può fare per uscire dalla stretta. Il premier utilizzerà il tempo guadagnato per accaparrarsi consensi tra i deputati con mezzi più o meno commendevoli. L’opposizione cercherà di mettergli i bastoni tra le ruote e, al contempo, di inventare strategie vincenti. Che dire? Speriamo che ci riesca.
Brava Patrizia, i tuoi commenti politici sono sempre intelligenti e chiari. Grazie!
stallo, stretta, palude, marasma, ci si può certamente sbizzarrire per dare la giusta rappresentazione dell’attuale situazione politica in italia. Di chi la colpa? Facile rispondere B. parlano i fatti, così come ogni osservatore che non sia un partigiano cultore delle gestae del tycoon nostrano è in grado di acclarare; costui è il principale responsabile dello stallo in cui ci troviamo, essendone anche l’artefice spericolato, colui che chiede la fiducia nonostante lo sterminato consenso ottenuto due anni orsono allorchè sembrava dominare incontrastato la scena politica italiana.
Ora non essendo B. in grado di uscire dalla palude per conclamata incapacità di gestire situazioni a cui può sopperire solo con un vuoto ed inefficace narcisismo (vedi le roboanti ed infantili dichiarazioni di ieri in senato sulla sua capacità determinante di influire sui potenti della terra) giocoforza la palla passa alle c.d. forze politiche responsabili, che poi sono le stesse che hanno dovuto nel passato provvedere a riparare i guasti provocati dai governi di centro destra.
Ma qui registriamo le prime difficoltà, le forze di opposizione sono talmente eterogenee da rendere improbabile se non avventuroso ogni percorso riformatore anche se di poco momento.
Strategie vincenti? Allo stato l’opposizione sembra non essere in grado di mettere in campo una proposta o un progetto che possano poi trovare un consenso aggregante.
La proposta di questo nuovo ulivo allargato può dirci qualcosa ma solo in funzione di una mero cartello elettorale, del quale non sembrano essere interessati nè l’udc nè la nuova formazione di futuro e libertà.
Diverso il discorso laddove la proposta del principale partito dell’opposizione dovesse essere intesa in chiave costituzionale e mi spiego; se la situazione precipita (B. non ottiene il riparo richiesta dalle indagini giudiziarie a suo carico e la corte costizionale boccia anche la legge sul lettimo impedimento) non sapendo come reagirà, possiamo solo immaginarlo visti i precedenti e quindi precipitarci a correre ai ripari alla ricerca di una soluzione utile per il bene del paese; a questo punto non potrebbe che soccorrere una larga intesa avente come unico contenuto la salvaguardia della carta costituzionale ed in questa chiave possono rientrare tutte le forze politiche democratiche ad esclusione naturalmente del pdl e della lega nord.
Vedrete comunque che B. non ammainerà mai bandiera bianca, forte del suo potere mediatico e delle forze occulte che è in grado di controllare e spedire contro tutto e tutti ed anche contro il destino cinico e baro, neutro alle sue blandizie ed ignaro delle sue gestae.
E’ un quadro irrealistico e di difficile realizzazione, ma se riandiamo al passato (1943/45) questo ci soccorre e ci dice che se stalin, Churchill e Roosevelt, pur così diversi, hanno fatto fronte comune contro il nazifascismo, non si vede perchè le forze democratiche presenti in parlamento assieme a quelle attualmente non presenti, con l’aggiunta dei movimenti presenti nella società civile non possano unirsi, anche per un breve periodo, raggiungere lo scopo prefissato e poi ritornare ognuno per la propria strada.
Wittgenstein, che non si credeva mai all’altezza dei compiti che la speculazione filosofica gli imponeva, scrisse nel Tractatus questa frase significativa:
“Sto nella vita come il cattivo cavaliere sta a cavallo. Devo solo alla bonarietà dell’animale se proprio ora non vengo sbalzato di sella”.
Mutatis mutandis, per riprendere la Sua metafora e accertato chi è il cavaliere di cui si tratta, mi domando chi sia il “cavallo” che potrebbe disarcionare il cavaliere, essendosi dimostrato il “cavallo” che mi viene in mente si è dimostrato inaccettabilmente, colpevolmente, spudoratamente (ma comprensibilmente, perhaps?) bonario negli ultimi diciassette anni.
Analisi asciutta ed efficace.
IL BERLUSCONI VITUPERATO E RIDICOLIZZATO DA MERLO
Anche il Senatore Giovanni Agnelli (nonno), sul podio di Torino, che fieramente saluta, romanamente, il duce in visita alla FIAT, fa ridere. Tutte le immagini, di ieri e di oggi, osservate con occhio stereoscopico, rilevano gli atteggiamenti ridolinici dei personaggi impegnati all’eternità.
Mussolini (ed era il duce), con i suoi atteggiamenti marziali, era una barzelletta. Forse siamo tutti così, ad osservarci tridimensionalmente faremmo la figura di ridicoli Charlot.
Berlusconi non può sottrarsi allo stereotipo, ridicolo più ridicolo del duce. È una questione di occhio.
Celestino Ferraro