Le reazioni da sinistra al video messaggio di Gianfranco Fini presentano sintomi di curioso fraintendimento: c’è delusione per la fine prematura di un duello che tutti speravano fosse all’ultimo sangue, e c’è lo smarrimento di chi sperava di allargare al presidente della Camera l’alleanza antiberlusconiana. In realtà, Fini ha fatto quanto di meglio potesse fare, nelle sue condizioni e dal suo punto di vista.
Non poteva negare il coinvolgimento del cognato nell’affaire Montecarlo, e non lo ha fatto: ha separato la sua responsabilità da quella del giovane Tulliani, ammettendo chiaramente la propria ingenuità. Si sa che l’ingenuità in politica è un peccato mortale, ma Fini ha promesso di espiarlo dimettendosi dallo scranno di Montecitorio se si provasse che il cognato è l’effettivo proprietario dell’ormai famoso appartamento. Lo farebbe, ha detto, in nome della sua etica politica. E qui sta il terreno di sfida con Berlusconi. Fini lancia un messaggio agli elettori di destra. Dice: io rispetto le leggi, mi fido della magistratura, rifiuto l’impunità. Il contrario del Cavaliere.
Con ciò, dunque, il presidente della Camera prova a sfilare il pugnale dalle mani dei suoi avversari, riportando lo scontro sul terreno della politica e dei suoi contenuti. Quello su cui ritiene di essere più forte, davanti alla sua gente e ai suoi elettori. Non cerca intese con la sinistra: cerca invece di sottrarre consensi al Pdl. Cerca, semmai, di mantenere aperta una prospettiva di alleanza con i centristi per costruire non un terzo polo, ma il polo di centro destra senza Berlusconi.
Operazione complicata, che richiede tempo. Ma quel tempo Fini sembra averlo guadagnato se, come ora tutti prevedono, Berlusconi non potrà maramaldeggiare infilzandolo nel prossimo dibattito parlamentare. Dovrà parlare di programma, dei cinque punti su cui si voterà. E l’esperienza insegna che il voto favorevole della Camera non chiuderà il contenzioso, ma al contrario aprirà una guerra di trincea che darà a Fini e ai suoi l’opportunità di far emergere le loro ragioni, e il tempo di costruire attorno ad esse un nuovo equilibrio politico. E’ lo spettro del logoramento, che Berlusconi teme più di ogni altro e che farà di tutto per esorcizzare.
E la sinistra? Se andrà avanti così sarà solo una spettatrice a bordo campo. Ma non è un destino ineluttabile. Dipende dalla sinistra e dai suoi leader. Perché è chiaro che una guerriglia quotidiana nel centro destra, per di più centrata su temi programmatici, può essere l’occasione per tornare protagonisti, per avanzare proposte e costruire alleanze. E poi c’è la riforma della legge elettorale, sulla quale si possono coagulare consensi vasti. C’è un’intera partita politica da giocare. Basta volerlo, e saperlo, fare.
“Altrove”,dice bene I.Diamante,quando una coalizione politica è in crisi,”l’opposizione avanza”.
Ma altrove ogni cosa si chiama col suo vero nome e se la sinistra è tale si chiama SOCIALISTA o SOCIALDEMOCRAZIA,o Partito del Lavoro.
Noi invece amiamo i compromessi,che consentono comunque la tutela degli interessi personali o di gruppo e il mantenimento dello statu quo. Non amiamo pestare i calli a chicchessia.
Perciò il Paese è finito nelle mani di un padrone spregiudicato e pericoloso e di alcuni pseudo politici di bocca larga e di cervello rozzo.
FUMISTERIA MONEGASCA
Sabato sera, 25 settembre 2010, abbiamo imparato, trasmesso dalla televisione italiana, una procedura difficilissima della politica gastronomica di questa nostra democrazia: come glassare l’aria fritta.
Gastronomo d’eccezione lo speaker di Montecitorio, signor Gianfranco Fini.
Non il solito cuciniere in giacca bianca e toque floscia in testa; aria distinta, giacca e cravatta intonata alla camicia, gestire sobrio, eloquio facile e suadente, deglutire controllato, idee? … fritte.
Naturalmente idee indorate in un battuto d’uovo unito alla chiara, infarinate da parole semplici, messe nell’olio a 200° per friggerle d’emblée in modo che le parole si rosolassero all’esterno senza arrostire il contenuto.
Arte non facile quella del rôtisseur, appunto, come diceva Anthelme de Brillat-Savarin: «On devient cuisinier, mais on nait rôtisseur».
È un esperto rôtisseur Gianfranco, uno nato professionista della fumisteria parlata. Ma dopo il fumo viene il chiaro e la vista si rinfranca.
Celestino Ferraro
Ma siamo sicuri che i dirigenti del PD abbiano effettivamente l’intenzione di vincere le elezioni ed andare al Governo? Governare vuol dire assumersi rischi e responsabilità, stare all’opposizione senza farla in modo aggressivo vuol dire vivacchiare con una buona retribuzione, tanti benefit, ecc
Pensate quanti argomenti avrebbero per attaccare il governo … da loro non li sentiamo MAI.
Analisi del tutto condivisibile poichè oggettiva, descrive i fatti così come avvenuti, ne dà un’interpretazione non di parte, analizzando i possibili riflessi che la vicenda di montecarlo e il discorso di B. (con o senza richiesta di fiducia o votazione qualsivoglia) potrebbe avere nello scenario politico di qui a qualche settimana.
Per la destra non sono i giorni migliori, ma anche la sinistra è convalescente, con una differenza sostanziale, che l’elettore che vota pdl o lega non ha bisogno di chiedere al proprio partito concetti che siano nei dintorni dell’etica, della morale o della legalità poichè questi non fanno parte del DNA degli attuali partiti della destra italiana, bensì semplicemente la conservazione dell’esistente, l’immobilismo ed una discreta propensione all’attività onirica corroborata dal sonnifero quotidianamente somministrato dai vari minzolini, fede, mulè, mimun e compagnia cantando, accompagnata, se utile alla bisogna, come nella specie, da solenni bastonature mediatiche di chi ha l’ardire di dissentire dal capo.
L’elettore di sinistra è più esigente e si attende sempre dai propri rappresentanti politici un comportamento più che cristallino, per questo quando un politico della sinistra commette anche una semplice sciocchezza (vedi la vicenda del sindaco di bologna) non può che dimettersi, anche se non vi è stato ancora un avviso di garanzia o una sentenza di primo grado, a differenza dei politici del pdl che sostengono sempre che bisogna attendere la sentenza della cassazione oppure come disse B. al ministro meloni (con i giovani della destra che strabuzzavano gli occhi) anche se il nostro candidato ruba siamo noi che dobbiamo decidere se è un ladro e non il giudice.
Solo quando l’italiano che vota destra si desterà dal torpore in cui è stato condotto o si è autocondotto, è probabile che si potrà finalmente avere un confronto democratico, e ad esempio cambiare questa “infame” legge elettorale, modificata unilateralmente dalla destra con lo scopo dichiarato di non far vincere la sinistra.
E poi è ora di finirla di osannare questo energumeno della politica di nome bossi, che fingendo di operare per il cambiamento con il ripetitivo e noioso slogan del federalismo che finora a nulla ha condotto, di fatto copre tutte le nefandezze berlusconiane (vedi da ultimo il voto favorevole per sottrarre l’inquisito cosentino alle indagine per il reato gravissimo di concorso esterno in associazione mafiosa).
Sono convinto che neanche le ultime esternazioni volgari di bossi su roma SPQR e roma ladrona, che danno la cifra del degrado a cui questa destra cialtrona ci ha condotto, faranno capire all’elettore di destra cosa sia veramente la democrazia e quali siano realmente gli obiettivi che una sana forza politica deve perseguire.
Leggo: “C’è un’intera partita politica da giocare. Basta volerlo, e saperlo, fare.”
Basta voler pensare o basta aver talento per pensare? Le due cose non sono equivalenti.
E comunque che fretta c’è? Anche l’eternità è un’unità di tempo.
“E comunque che fretta c’è? Anche l’eternità è un’unità di tempo”.
Mi permetterei di correggere: l’eternità è fuori tempo.
Berlusconi è il re delle società off shore.Miliardi e miliardi sottratti allo Stato italiano,nella più assoluta impunità.Eppure la sua macchina mediatica della diffamazione è riuscita a concentrare per mesi “l’indignazione” dell’opinione pubblica sulla presunta società, lillipuziana al confronto , del cognato di Fini.
I media berlusconiani sono riusciti a scandalizzare per mesi l’opinione pubblica con la pagliuzza della mini società off shore del cognato(non di Fini stesso)di Fini,e dimenticano la ciclopica trave off shore del loro padrone
“Ameno che Silvio Berlusconi non l’abbia fatta rientrare in Italia
protetta dallo “scudo” costruito dai suoi governi, si può
ragionevolmente dire che ancora oggi egli custodisce in paradisi
fiscali una parte del suo patrimonio. Può Berlusconi muovere l’arsenale
politico, economico, mediatico che ha sottomano per liquidare un
presidente della Camera dissidente chiedendogli conto di un
indimostrato bruscolo (una fiducia mal riposta) che quello, Fini, ha
negli occhi e restare al suo posto nonostante le prove dell’affarismo
societario che fanno di lui, Berlusconi, un primatista indiscusso?”
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/28/news/berlusconi_offshore-7498633/?ref=HREC1-3
Scrive lectiones: “Mi permetterei di correggere: l’eternità è fuori tempo.”
Questa è l’osservazione, pedante, di uno a cui bisogna spiegare le barzellette.