Il Pd e la partita ancora tutta da giocare

27 Set 2010

Dopo il videomessaggio, Gianfranco Fini tenta di riportare lo scontro sul terreno della politica. E la sinistra? Se andrà avanti così sarà solo una spettatrice a bordo campo. Ma non è un destino ineluttabile.

Le reazioni da sinistra al video messaggio di Gianfranco Fini presentano sintomi di curioso fraintendimento: c’è delusione per la fine prematura di un duello che tutti speravano fosse all’ultimo sangue, e c’è lo smarrimento di chi sperava di allargare al presidente della Camera l’alleanza antiberlusconiana. In realtà, Fini ha fatto quanto di meglio potesse fare, nelle sue condizioni e dal suo punto di vista.

Non poteva negare il coinvolgimento del cognato nell’affaire Montecarlo, e non lo ha fatto: ha separato la sua responsabilità da quella del giovane Tulliani, ammettendo chiaramente la propria ingenuità. Si sa che l’ingenuità in politica è un peccato mortale, ma Fini ha promesso di espiarlo dimettendosi dallo scranno di Montecitorio se si provasse che il cognato è l’effettivo proprietario dell’ormai famoso appartamento. Lo farebbe, ha detto, in nome della sua etica politica. E qui sta il terreno di sfida con Berlusconi. Fini lancia un messaggio agli elettori di destra. Dice: io rispetto le leggi, mi fido della magistratura, rifiuto l’impunità. Il contrario del Cavaliere.

Con ciò, dunque, il presidente della Camera prova a sfilare il pugnale dalle mani dei suoi avversari, riportando lo scontro sul terreno della politica e dei suoi contenuti. Quello su cui ritiene di essere più forte, davanti alla sua gente e ai suoi elettori. Non cerca intese con la sinistra: cerca invece di sottrarre consensi al Pdl. Cerca, semmai, di mantenere aperta una prospettiva di alleanza con i centristi per costruire non un terzo polo, ma il polo di centro destra senza Berlusconi.

Operazione complicata, che richiede tempo. Ma quel tempo Fini sembra averlo guadagnato se, come ora tutti prevedono, Berlusconi non potrà maramaldeggiare infilzandolo nel prossimo dibattito parlamentare. Dovrà parlare di programma, dei cinque punti su cui si voterà. E l’esperienza insegna che il voto favorevole della Camera non chiuderà il contenzioso, ma al contrario aprirà una guerra di trincea che darà a Fini e ai suoi l’opportunità di far emergere le loro ragioni, e il tempo di costruire attorno ad esse un nuovo equilibrio politico. E’ lo spettro del logoramento, che Berlusconi teme più di ogni altro e che farà di tutto per esorcizzare.

E la sinistra? Se andrà avanti così sarà solo una spettatrice a bordo campo. Ma non è un destino ineluttabile. Dipende dalla sinistra e dai suoi leader. Perché è chiaro che una guerriglia quotidiana nel centro destra, per di più centrata su temi programmatici, può essere l’occasione per tornare protagonisti, per avanzare proposte e costruire alleanze. E poi c’è la riforma della legge elettorale, sulla quale si possono coagulare consensi vasti. C’è un’intera partita politica da giocare. Basta volerlo, e saperlo, fare.

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