Destra e sinistra, l’eclissi e il vuoto

17 Set 2010

In questo mese di settembre, Italia e Francia si ritrovano in situazioni abbastanza simili tra loro: la destra (o centro- destra) si sta confrontando con serie difficoltà, mentre la sinistra (o centrosinistra) continua a farsi aspettare, un po´ come Godot nella celebre pièce di Samuel Beckett. Mentre il momento attuale – e qui sta l´elemento decisivo – offre forse l´opportunità di un cambiamento fondamentale del quadro di pensiero e d´azione dominante delle politiche pubbliche.
In Francia il potere sembra alle corde. L´assemblea nazionale ha appena votato la riforma delle pensioni, pure respinta da una maggioranza di francesi che ne ammettono i principi, criticando però le sue disposizioni, considerate inique e socialmente ingiuste. Il governo è impegolato in una serie di questioni scabrose, le divisioni della maggioranza appaiono in piena luce e l´Ump, partito del presidente, è teatro di una guerra tra i leader. La politica dell´esecutivo francese nei confronti nei rom è criticata dalla Commissione europea, dalla maggior parte dei Paesi dell´Unione, dal Vaticano, dall´Onu e da Washington; il solo a sostenerla attivamente e calorosamente è Silvio Berlusconi. Infine il presidente Nicolas Sarkozy batte vari record di impopolarità, anche se in questi ultimi tempi le sue quotazioni sono in leggera ripresa. In Italia prosegue il violento conflitto tra Berlusconi e Fini. Prossimamente la maggioranza parlamentare conterà le sue forze in Parlamento. Intanto però si levano voci dissonanti. Il governo è criticato dalla presidente della Confindustria in settori decisivi come quello dell´economia. I sondaggi in vista di un voto anticipato non vanno molto bene per il Pdl, e neppure per la Lega. Globalmente, la popolarità di Silvio Berlusconi è in calo.
Ma al tempo stesso l´opposizione non approfitta in alcun modo di questo profondo disagio, anche se in Francia la sinistra dimostra uno stato di salute assai migliore di quello del centro-sinistra italiano. I francesi che vorrebbero vederla vincente hanno ormai raggiunto il 56%, e tutti i sondaggi dimostrano che alle presidenziali previste per il 2012 qualunque candidato della sinistra potrebbe battere Sarkozy. D´altra parte però, secondo gli stessi sondaggi la credibilità dei socialisti rimane assai debole. In Italia il Pd ristagna, l´Idv è in calo, mentre aumentano le simpatie per Sel e il movimento di Beppe Grillo. Ma nell´uno come nell´altro caso, la sinistra manca di alleanze, di un candidato e di un progetto.
Il Partito socialista francese, a differenza del Pd, ha fatto ancora una vota la scelta di chiamare a raccolta tutte le componenti della sinistra, dagli ecologisti ai comunisti, passando per il partito di sinistra composto da dissidenti socialisti. Ma questi alleati giocano al rialzo, tirando verso la sinistra il Ps, cosa che per quest´ultimo potrebbe rivelarsi una trappola. Dal canto suo, il Pd è profondamente diviso sulle scelte strategiche da compiere. Il Ps non ha ancora scelto il proprio candidato per le presidenziali: lo farà alle primarie del 2011, a rischio di esacerbare le rivalità. Nel Pd l´ipotesi di elezioni anticipate ha fatto emergere immediatamente le ambizioni di varie personalità: oltre a Bersani, Chiamparino e Vendola, ma anche Veltroni e Letta.
Ma il Ps e il Pd soffrono soprattutto di un abissale deficit progettuale, anche se è vero che da un anno i socialisti francesi hanno intrapreso un lavoro di analisi e di elaborazione più avanzato rispetto al Pd. Per progetto non si intende solo un programma, ma un´ampia riflessione sul divenire del mondo, dell´Europa e di ogni singolo Paese, di ogni società. La congiuntura esige uno sforzo intellettuale e politico in questo senso. C´è infatti da chiedersi se un certo ciclo, più favorevole alla destra che alla sinistra in tutta l´area europea, non sia ormai in via di esaurimento. Alla fine degli anni 70, quando, con il dominio della finanza internazionale, il capitalismo attraversò una grande metamorfosi, si imposero vari paradigmi dominanti (ma non esclusivi) orientando le decisioni dei governi e influenzando profondamente l´opinione pubblica: il liberismo, l´elogio del privato e la denigrazione del settore pubblico, il trionfo del denaro e dell´individualismo, l´ossessione della sicurezza, la discordante accoppiata tra edonismo e conservatorismo religioso, la stigmatizzazione degli immigrati e una certa xenofobia. Leader quali Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy, che incarnano in prima persona questi modelli economici, politici e culturali, hanno contribuito a imporli nello spazio politico con le armi del populismo e della personalizzazione, ponendo al centro la figura del presidente, accelerando in questo modo la mediatizzazione delle nostre democrazie.
La crisi finanziaria ed economica del 2008 ha però contribuito a far vacillare quest´edificio. Sono riemerse in primo piano questioni essenziali come le regole nel mondo finanziario, l´occupazione, il lavoro, le disuguaglianze sociali, ma anche la solidarietà e le forme di partecipazione democratica. E tuttavia le tematiche del ciclo precedente, profondamente assimilate da francesi, italiani ed europei in generale, non sono certo del tutto scomparse, ma hanno anzi contaminato la stessa sinistra, come attestano le esperienze dell´Spd in Germania, e più ancora quelle del Labour nel Regno Unito.
La sinistra deve essere oggi all´altezza della posta in gioco in questo periodo intermedio, ove un ciclo si conclude prima che una nuova fase sia davvero iniziata, e l´opinione pubblica è percorsa da attese contraddittorie: da un lato, ad esempio, il bisogno di sicurezza, l´affermazione piena dell´individualismo, la disaffezione per la politica, e dall´altro una forte aspirazione a una società più giusta e umana, all´invenzione di nuove solidarietà, a una democrazia rinnovata. Se si rifiuta la via più facile – quella di credere, come molti in Francia, a un riproporsi della vecchia contrapposizione destra- sinistra, per cui basterebbe riesumare le ricette del passato – quello che serve oggi è essere esigenti, mettersi al lavoro e dare le proprie risposte. Altrimenti saranno i finanzieri internazionali, convinti che la parentesi della crisi sia chiusa una volta per tutte, a dettare le loro politiche. Si perpetuerà l’egemonia della destra, e a progredire saranno i movimenti populisti d´ogni colore.
Traduzione di Elisabetta Horvat

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