Stagisti gratis per il governo

13 Set 2010

C’è un sito (http://generazionep.blog.lastampa.it) che ospita, a cura di Marco Patruno, un assillante campagna denunciando lo scandalo di migliaia di giovani che, per trovare in qualche modo la strada dell’impiego, accettano  quello che si chiama “stage”. Un tirocinio, insomma,  che dovrebbe preludere ad un lavoro stabile. Spesso, però, non si ottiene alcuna formazione, si è sottopagati, si compie lo stesso lavoro di un normale impiegato e alla fine si è rispediti a casa.
C’è addirittura chi organizza stages gratuiti, senza nemmeno il rimborso delle spese. A dare l’esempio è il governo. Patruno denuncia l’organizzazione di stage siffatti presso il ministero dello sviluppo economico,  a Roma. E’ offerto a giovani laureati con laurea di 100 su 110. Lavoreranno del tutto gratuitamente. Dovranno caricarsi anche il peso dei trasporti, del pasto, dell’affitto.
E’ quasi una direttiva visto che viene dai vertici dello Stato: non pagare i neo-collaboratori. Un invito per quegli imprenditori (Patruno cita lo stagista che presso la Commissione Europea prende 1500 euro) che almeno pagano le spese agli stagisti. Così Patruno rivendica una legge capace di imporre “uno stipendio” per gli stagisti. Una presa di posizione che solleva proteste da parte di imprenditori che scrivono al sito. Segnalano che numerosi stagisti di cui avevano usufruito dimostravano  una diffusa impreparazione. Scrivono di aver incrociato “persone laureate o diplomate che non sarebbero adatti nemmeno a lavorare in catena di montaggio”. Molti di loro, aggiungono, aspirerebbero a “un lavoro perfetto” ma in realtà “non si meriterebbero nemmeno di vendere accendini ai semafori per quanto sono incapaci”. E ancora “Ho dovuto spiegare a neodiplomati come si invia un fax e come si scarica la posta elettronica”.
Espressioni dure che testimoniano certo dell’inadeguatezza di parte del sistema scolastico ma che eludono il problema. Intanto, però, dovrebbero riflettere sul fatto che questo sistema è stato picconato e così aggravato, dalla solerte ministra Gelmini. Inoltre dovrebbero spiegare come mai questa manodopera giovanile, malgrado i difetti denunciati, le scarse qualità professionali,  viene quotidianamente usata. E spesso adibita a compiti che nulla hanno a che fare col tirocinio, con la formazione professionale.  Insomma è chiaro che la scelta è quella della competizione nel mercato basata solo sulla compressione dei costi. E allora donne e uomini meno costano e più sono ricercati. Non solo: siccome anche i diritti e le tutele costano si cercano di smantellare. Pomigliano docet. E questo sarebbe il nuovo patto tra capitale e lavoro di cui tanto si ciancia?

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