Così va cambiata la legge elettorale

09 Set 2010

Caro direttore, In Italia, come nelle altre democrazie moderne, la sovranità popolare si esprime nelle forme e nei limiti della Costituzione. Tali forme sono in Italia quelle della democrazia parlamentare: il potere di nomina del presidente del Consiglio appartiene al presidente della Repubblica, unico requisito indispensabile per la formazione di un governo è quello di ottenere la fiducia delle due Camere, lo scioglimento delle Camere è disposto dal capo dello Stato, e i membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincoli di mandato.
Riteniamo inaccettabili e infondate interpretazioni che tendano ad accreditare la prevalenza sulla Costituzione vigente di una presunta “Costituzione materiale” basata sulla elezione diretta del governo o del presidente del Consiglio.
Allo stesso tempo, siamo consapevoli che la deriva plebiscitaria che attraversa il nostro discorso pubblico trae alimento dalle modalità con cui il sistema maggioritario è stato introdotto nel nostro paese nella forma di un inedito “bipolarismo di coalizione” sconosciuto agli altri sistemi democratici europei. In particolare, riteniamo fortemente dannoso il meccanismo del premio di maggioranza previsto dalla normativa attuale che esaspera e radicalizza il confronto politico-elettorale e impernia la competizione elettorale su schieramenti precostituiti, unificati dal leader, ma spesso disomogenei, invece che, come avviene nel resto d´Europa, su liste o candidati di partiti, venendo così a svolgere impropriamente la funzione di surrogato di un sistema di tipo presidenziale.
È prioritario dunque riformare la legge elettorale, rendendo la nostra normativa coerente con l´impianto costituzionale e con i principi che regolano la legislazione elettorale europea. Questa riforma deve seguire quattro principi: superamento dell´anomalia del premio di maggioranza (che non è presente in nessuna democrazia occidentale); ripristino di un rapporto tra eletti e territorio; equilibrio tra rappresentanza e governabilità; riduzione della frammentazione.
Tali principi possono essere tradotti in pratica sia attraverso una correzione del sistema proporzionale con l´introduzione di collegi uninominali maggioritari e di una soglia di sbarramento sul modello tedesco; sia attraverso un sistema uninominale maggioritario a doppio turno sul modello francese. Con le opportune correzioni, possono entrambi incentivare una moderna democrazia dell´alternanza di tipo europeo.
In ogni caso, l´individuazione del sistema più idoneo e al tempo stesso più capace di raccogliere il necessario consenso parlamentare spetta alle forze politiche, alle quali rivolgiamo questo appello consapevoli che la riforma della legge elettorale costituisce una necessità ineludibile per la nostra democrazia.

Valerio Onida, Franco Casavola, Giovanni Maria Flick, Piero Alberto Capotosti, Enzo Cheli, Giovanni Sartori, Alessandro Pace, Sergio Bartole, Alessandro Pizzorusso, Lorenza Carlassare, Umberto Allegretti, Fulco Lanchester, Gaetano Azzariti, Paolo Caretti, Enzo Balboni, Federico Sorrentino, Cesare Pinelli, Renato Balduzzi, Stefano Merlini, Carlo Federico Grosso, Massimo Siclari, Stefano Passigli, Giancandido De Martin, Giovanna De Minico, Silvio Gambino, Enrico Grosso, Roberto Gualtieri, Franco Bassanini, Massimo Villone, Antonio La Spina, Carmela Salazar, Mauro Volpi, Antonio Zorzi Giustiniani, Mario Chiavario, Paolo Ridola, Giuditta Brunelli, Giovanni Cordini, Pietro Ciarlo, Margherita Raveraira, Antonio Cantaro, Michele Carducci, Stefano Grassi, Claudio De Fiores, Francesco Rigano, Antonella Sciortino, Roberto Toniatti, Roberto Scarciglia, Gianluca Gardini, Francesco Rigano, Roberto Romboli, Costantino Murgia, Antonio Saitta, Maria Paola Viviani Schlein, Salvatore Prisco, Salvatore Bellomia, Giuseppe Di Gaspare, Francesco Bilancia, Giampiero Di Plinio, Giovanni Di Cosimo, Riccardo Guastini, Stefano Maria Cicconetti, Maurizio Pedrazza Gorlero, Ernesto Bettinelli, Damiano Nocilla, Lorenzo Chieffi.

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