Bonsanti: «Avanti con un passo indietro. Dei dirigenti»

08 Set 2010

E’ il momento che chi ha avuto tanto dal partito cominci a restituire qualcosa e a lasciare spazio al rinnovamento

Sostiene Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, pur non usando la parola «rottamazione» perché non le piace, che un ricambio, «anzi un cambio di passo» ci vuole. Sulla questione posta da Matteo Renzi ha scritto un editoriale sul Tirreno per dire che molti dirigenti hanno avuto tanto dal partito, adesso dovrebbero farsi da parte e dare qualcosa loro, mettendosi a disposizione del Pd.

Poi c’è la questione della legge elettorale: sul sito dell’associazione va avanti un appello con raccolta firme per cambiarla e tornare almeno a quella precedente.

Bonsanti, il Pd ha un problema di ristagno della classe dirigente?

«Da tanti anni i dirigenti sono sempre gli stessi, inamovibili. E con questa legge elettorale lo saranno sempre di più. È vero che queste persone sono state tutte animate da passione e si sono impegnate, ma hanno ricevuto moltissimo dalla politica, e adesso forse è venuto il momento che comincino a restituire qualcosa, amostrare generosità verso quel partito, facendo dei notevoli passi indietro e mettendosi a disposizione del rinnovamento del partito».

Dando spazio ad altri insomma.

«Se si va a elezioni rapidamente, magari anche con questa legge elettorale, vorrei che non ci fosse una riedizione in copia carbone di questo parlamento. Il discorso vale anche per i posti di responsabilità. Insomma questi dirigenti dovrebbero fare dei passi indietro, aiutare i più giovani a crescere per quanto ne hanno bisogno. Un partito una volta era anche un centro studi, non generico e astratto, ma il luogo dove se qualcuno voleva informarsi sull’ambiente o sull’urbanistica di un certo posto, andava a studiare. Lì si preparava poi il programma del futuro». Adesso ci sono le fondazioni. «Oppure c’è il “responsabile di” qualcosa, ma è semplicemente il nome di una persona da chiamare in tv per un dibattito o per fare una dichiarazione. Ma il radicamento di un partito si misura anche dal grado di conoscenza della realtà che il partito ha; dall’incontro con i cittadini, con le associazioni, con i sindacati, con il mondo del lavoro. Ecco, tutta questa realtà può essere studiata perfettamente e messa a frutto da coloro che finora dal partito hanno soltanto ricevuto. Diano qualcosa. In questo senso parlo di non rottamazione: vanno adoprati, sono loro che devono muoversi, togliendo il disturbo dal potere».

Massimo Cacciari dice le autorottamazioni non esistono.

«Se non fanno il passo indietro questa volta, sarà molto difficile per chiunque avere l’autorevolezza per portare cittadini a votare. Qualcuno l’esempio lo deve dare, dicendo gentilmente ‘ditemi cosa posso fare per aiutare il partito’. Ci sono molte cose da fare. Si mettano al servizio di questo partito che non esiste. Lo creino. Non c’è da dir di no o da fare i difficili; questo è beneducato, quest’altro èmaleducato: parliamo con tutti, rispettiamo soprattutto le posizioni di tutti. Inviterei a un po’ di saggezza e di rilassatezza, e anzi a ringraziare se c’è gente che si autoconvoca, che discute, che chiede rinnovamento; lo chiedono loro ma anche chi non è impegnato in politica, cioè i cittadini». I dirigenti però sono saltati sulla sedia dicendo «ma come si permette questo ragazzotto».

«Ma magari la gente si permettesse! Vorrebbe dire che ha ancora passione e voglia di politica. È meglio essere un po’ irruenti, magari dire una parola del genere— che io non avrei adoprato e infatti non adopro — che il disinteresse o il distacco. Questo è ciò che deve capire il Pd. Tutti sono dell’idea che l’opposizione ha fallito, quindi è inutile che facciamo tante sottigliezze».

La convince il Nuovo Ulivo?

«Se è fatto dai vecchi del Vecchio Ulivo no. Non è questione di formule: bisogna trovare un gruppo di giovani che non siano solo giovani, perché ci vogliono anche persone che hanno competenze e esperienze, perché il parlamento è un impegno difficile e un paio di legislature servono per essere bravi. Non è il ‘fuori tutti’, però ci vuole una percentuale notevole di rinnovamento. Ora se questo non ci sarà, non solo io ma tanti si chiederanno se andare a votare e chi votare».

Ma non è presto per Renzi e Civati per candidarsi?

«Ma lo faranno? Forse non lo sanno neanche loro. E anch’io sulle primarie ho qualche dubbio».

Il Pd non dovrebbe farle?

«Primarie che vedano tutti allo stesso livello di partenza e in condizioni simili sono molto difficili da fare. Devo dire che a Firenze le primarie del sindaco sono state abbastanza vere».

Nel Pd c’è chi le considera un modello sbagliato da non ripetere.

«Quelle sono le uniche primarie valide, le altre no. Di solito tutto è già studiato e risolto, a Firenze lo scontro è stato abbastanza acceso, ma deve essere così. Altrimenti non sono primarie, ma delle celebrazioni del candidato già scelto. Se ci sono le primarie finte io non vado più. Le parole finte della politica non convincono più nessuno. Insomma, più che ricambio ci vuole un cambio di passo».

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.