Ricordate la destra di una volta? Quella che da sinistra si chiamava spicciativamente “fascista”, e che impastava passione e rozzezza, tensione ideale e venerazione per i cimeli del Ventennio? Bene, Gianfranco Fini è riuscito a dividerla in due: con Berlusconi restano i cultori del passato, con lui vanno quelli che vogliono costruire una destra che in Italia non c’è mai stata, moderna ed europea. Ciò che impressiona nella platea di Montebello sono le ovazioni tributate a parole d’ordine fin qui estranee a quella cultura: la democrazia, la Costituzione, la separazione dei poteri, il rispetto per le opinioni degli altri, la ricerca della mediazione. Significa che la passione politica della destra non è stata soffocata dal berlusconismo che voleva ridurla a pura adorazione del Capo, ma che è possibile risvegliarla attorno a ideali moderni, da riempire con programmi ancora tutti da inventare.
Fini ha sorpreso gli osservatori: ci si aspettava da lui un discorso duro nella sostanza, ma allusivo nelle accuse, così da poter giocare sull’equivoco e continuare la guerra di trincea. Invece ha messo le carte in tavola con brutale franchezza, e gli applausi ricevuti dimostrano che questo la sua gente gli chiedeva.
Adesso bisogna vedere che cosa accadrà, e qui il quadro diventa complicato. Berlusconi potrebbe essere tentato di autoaffondarsi subito, per avere le elezioni a novembre e strangolare sul nascere il neonato movimento finiano. Ma sarebbe una mossa rischiosa, sia perché queste cose elettoralmente si pagano care, sia perchè quell’accenno di Fini ad una nuova legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliere gli eletti è chiaramente una porta aperta per un governo di tutti quelli che vogliono archiviare l’odiato Porcellum. Per il Cavaliere sarebbe un’ipotesi disastrosa. Ma l’unica alternativa possibile gli è altrettanto indigesta: andare avanti trattando punto per punto tutti i provvedimenti che il governo metterà in campo d’ora in avanti. E’ vero che così potrebbe puntare alle elezioni in primavera mantenendo intatta la potenza di fuoco che gli consentirebbe di fiaccare l’avversario. Ma è altrettanto vero che Fini avrebbe più di un’occasione per mettere in campo idee nuove e popolari: c’è una Finanziaria da fare, e pure se Tremonti sostiene che sarà leggerissima, visto che la manovra vera è già stata fatta, i finiani possono sostenere tutte quelle proposte sul lavoro, la disoccupazione e il precariato, che metterebbero in seria difficoltà il Cavaliere.
Vista da sinistra, questa fase è entusiasmante, ma anche complicata. Le cose dette da Fini a Montebello sono ampiamente condivisibili, e perciò pongono all’opposizione un serio problema di identità. La verità è che anche questo è uno dei frutti avvelenati dell’era berlusconiana: la sinistra ha misurato se stessa solo in rapporto a Berlsconi e ha smesso da tempo di produrre idee e programmi alternativi. Adesso che un pezzo di destra sostiene idee di buon senso il vuoto progettuale dell’opposizione emerge con impressionante chiarezza.
Intendiamoci: quel che Fini dice sulla democrazia, il senso civico, il servizio allo Stato, deve essere apertamente condiviso. E’ questo il “tessuto comune” che deve unire tutte le forze politiche democratiche di un paese. Questo tessuto comune è essenziale per le riforme istituzionali e anche per quella della legge elettorale. Ma il progetto per il paese, il disegno sociale, economico, del sistema produttivo, deve essere diverso. Altrimenti la democrazia si ammala. Fini per ora ha indicato dei titoli di cui non conosciamo ancora i contenuti. Ma non conosciamo neppure che cosa la sinistra proponga per quegli stessi titoli. O forse conosciamo troppe ricette, spesso contraddittorie tra loro. Sarebbe bene perciò che l’opposizione si attrezzasse per tempo.
E non basta rimproverare a Fini di essere corresponsabile delle scelte del Cavaliere. Poteva dirlo prima, è l’accusa ricorrente a sinistra, e ci saremmo risparmiati tanti guasti. E’ vero, forse Fini ha peccato di pavidità. O forse ha semplicemente scelto il tempo giusto, quello in cui la sua gente era matura per seguirlo. Ma, in ogni caso, è andata così. E comunque è meglio tardi che mai. Adesso bisogna affrontarlo, questo tempo. Per liberarsi di Berlusconi e preparare un futuro degno di questo nome.
Le cose dette da Fini pongono all’opposizione un problema d’identità se l’opposizione non ha coraggio di dire chi è. Fini l’ha avuto. Ha detto a tutti qual’è la sua destra. E’ ora che chi vuole essere l’asse, il centrosinistra scopri lo stesso le carte in tavola, senza paura di perdere pezzi. Qualche ex margherita o popolare se ne andrà con qualche ricetta troppo liberalsocialista, o troppo socialista, o troppo progressista? Bisogna avere il coraggio di correre il rischio. Condivido in pieno la citazione di Fini, se un uomo ha delle idee vanno portate avanti perchè se no: o non valgono niente quelle idee oppure non vale niente quell’uomo.
La sinistra è sinistra europea democratica, d’ispirazione americana? E allora faccia la sinistra.
Dobbiamo ringraziare Fini per aver rimescolato la palude.Ma è impossibile non ricordare che quella melma,quelle leggi ad personam lui ha contribuito a crearle.Dice no all’impunità del premier,ma si a una legge che lo salvi dai processi,al lodo alfano e al legittimo imprdimento.Dov’è la coerenza?Fondamentale è ricordargli che per la nostra Costituzione la legge è uguale per tutti e che non esiste uno scudo privilegiato per chi delinque,ma diventa premier.Chi lo propone è contro la Costituzione
Riconosciamo a Fini il diritto e il coraggio di cambiare. D’altra parte l’abbiamo riconosciuto a quanti un tempo inneggiavano all”Urss ed ora …
Io personalmente mi rallegro che si cambi in direzione della democrazia. Peccato che non son poi mica tanti a fare questo percorso sinceramente. E non so se davvero la maggioranza l popolo italiano lo capisca.
Mi sento tremendamente intontito, non so più se sono di destra o di sinistra. Dopo aver scoperto Fini, uomo della sinistra, mi sorge il dubbio che sia io a non aver capito un amato niente.
Usciva dalle fogne dove l’avevano cacciato a suon di pernacchie, ed improvvisamente si ritrova laudato manco se fosse Beatrice, la gentil ed onesta morosa dell’Alighieri.
Non so, forse andrò esule, per meditare, un eremo della Tunisia, forse Hammamet. Troverò all’ombra di quel grande le mie risposte. Mah!
Il povero Berlusconi (possiamo ormai chiamarlo così con la punta di compatimento che si accorda ai perdenti), l’orgoglioso uomo del “fare”, il burbanzoso imprenditore nauseato dai politici di professione, blateroni e nullafacenti, ha ricevuto, da parte di Fini, cioè da parte di uno dei presunti ciarloni e fannulloni, la lezione che si meritava. L’arcaico padrone delle ferriere è stato screditato e irriso da chi ha dato voce a coloro che pensano che il mondo andrebbe meglio se al padronale “ghe pensi mi” si sostituisse il democratico “ci pensiamo noi”.
E’ il problema di una sinistra che ha rinunciato ad essere tale, limitandosi ad accettare l’esistente con lo stesso zelo, e solo un po’ meno conflitti, rispetto alla destra. Appena appare uno che dice semplicemente cose sensate o si sbraccia per farne un alleato/interlocutore o altrimenti non sa più a che santo votarsi!
IL RUTELLI UBIQUO
Manca solo il numero verde, 800 .. .. (l’avremo ma non so quando), poi saremmo sistemati. Una pattuglia di audaci parlamentari, sempre di vedetta, ricevuta la richiesta d’aiuto, si partirà, si recherà sul luogo, de visu prenderà atto della necessità d’intervento e la missione del parlamentare del XXI secolo sarà adempiuta.
Coraggio, solo un numero e le nostre pene di cittadini solinghi con le nostre sventure, sarà finita.
Questo annunzia trionfalmente Rutelli in uno dei tanti convegni che pullulano per l’Italia nell’estate calorosa del 2010, un nuovo modo per giungere al cuore degli elettori lusingati da promesse fallaci. Rutellianamente parlando però, questa è un’altra cosa: “Soccorso Parlamentare” del III Polo (Alleanza per l’Italia), costasse un occhio della fronte.
E se più chiamate coincidessero contemporaneamente? Niente paura! Siamo armati di maschere ad hoc e ciascuno può essere Rutelli in più luoghi: una novità politica dell’ubiquità.
Laudato sii pel tuo viso imperlato,
o Rutelli, e pè i tuoi grandi cerulei occhi ove si spegne
l’ultima bugia!
Celestino Ferraro
Indubbiamente Fini ha fatto un bel discorso, ampio , interessante, condivisibile.
Ma io non dimentico che un buon 70% non siano farina del suo sacco, visto che la sua controparte politica le ha sempre sostenute.
Sono sicuro che una destra liberale e plurale serva a questo paese, come servirebbe liberarsi di un certo modo di fare politica diciamo “dispotico”
Per quanto riguarda il centro-sinistra niente di più vero, dopo la fase veltroniana non c’è stato nulla, nessuna idea nuova, nessun progetto per il futuro (e non che prima si tirassero fuori chissà quali programmi innovativi)
Aspettiamo sperando che questi movimenti a destra aprano una nuova fase politica, ma sinceramente ne dubito
Va dato atto a Fini di aver fatto, pur tra molte contraddizioni (ma dov’era lui negli ultimi 17 anni?), un lungo percorso verso la costituzione di una Destra liberale, europea, moderna, che si riconosce nei valori fondamentali della Costituzione repubblicana.
Anche se in parte ambiguo (a che titolo il lodo Alfano? A che titolo sostienere ancora il piduista?) il suo è stato il discorso di uno che si candida al ruolo di Statista. Non avrà mai il mio voto ma se manterrà le promesse forse un giorno avrà la mia stima.
Voto e stima che non avranno da me i sepolcri imbiancati, le anime morte di questa sedicente sinistra, quelli che inneggiano alla fine politica di Berlusconi (tutta da vedere, e nonostante loro), quelli che il momento in cui cadeva il Muro, senza uno straccio di analisi critica, si sono scoperti liberaldemocratici, quelli che si sono premurati di rendere eleggibile l’ineleggibile, con tutto quello che, con il loro supporto, è seguìto, quelli che il giorno dopo sapevano tutto prima.
già! meglio tardi che mai, purché non si scambi la connivenza con l’eroismo. Mi duole citare mister b. quando ascoltava il discorso di Mirabello “sembra che negli ultimi 15 anni sia stato su Marte!”…aspettiamo il ritorno della sinistra da Plutone.
Totalmente d’accordo su quanto dici della sinistra, e gli slogan recenti quali il bersaniano “ricominciamo a sognare” sono lo spettro di una distanza abissale dal paese reale. Occhio però a Fini “grande statista”: se ci ha messo 15 anni a scoprire questa vocazione democratica o non è grande o non è uno statista.
I FINI RIFLETTENTI
«Certo, sulla macchina non c’era il centro guidato da Martinazzoli, che però avrebbe dato vita all’Ulivo di lì a due anni; ma davvero il pericolo (quale, poi?) della gioiosa macchina da guerra giustifica il regime di B.»? (G. Vattimo. “Il Fatto”)—————————————————————————————————————-
Egregio Professore, non è che avremmo dovuto attendere 70 anni per scoprire, poscia, gli inganni della “gioiosa macchina da guerra”? Tutto l’apparato oligarchico che ancora conduce le sorti degli ex comunisti moscoviti (meno Veltroni – così garantisce lui) è implicato idealmente, direttamente e indirettamente, in quelle miserie che i popoli dell’URSS han dovuto patire da Lenin a Stalin fino a Gorbaciov (oggi son tutti convertiti alla libertà e al capitalismo).
Una dittatura del proletariato che, all’Occhetto Achille, non riuscì perché un tal Berlusconi Silvio, da Arcore (la B dell’Innominato), pensò di capeggiare una crociata che glielo impedisse: e così fu. Deo gratias!
Tutto il resto son chiacchiere INFAMI, fanno da rumor di fondo alla scena che, di per sé, è già abbastanza chiassosa per sopportare altre cacofonie.
Il Fini, purtroppo, si converte a una certa democrazia dopo averci riflettuto per trenta anni (rannicchiato nelle fogne), e negli ultimi 17 aver collaborato da cofondatore al marasma che ci affligge tuttora.
Meglio tardi che mai! Certo, ma da Mirabello, non lo portate in paradiso: forse è il purgatorio che dovrebbe patire. L’inferno non esiste, come sostiene qualche inascoltato “filoislamista” da moschee.
Celestino Ferraro