PROMEMORIA per l’estate. Mentre Berlusconi parla di “calunnie” e “campagne furibonde” contro il governo, c’è in realtà un metodo nel lavoro e nella ragione sociale della cosiddetta P3, che è venuto alla luce con chiarezza e non ha bisogno di passaggi giudiziari per avere una sua evidente rilevanza politica. È fatto di affari privati legati al comando pubblico, di istituzioni statali usate a fini personali, di relazioni privilegiate intorno a uomini potenti (Denis Verdini lo è, almeno fino ad oggi, e Marcello Dell’Utri altrettanto), di personaggi influenti arruolati per premere su personalità decisive – soprattutto nella giustizia – e infine di faccendieri svelti di mano e pronti a tutto, anche a essere bollati dal Premier come “pensionati sfigati” quando la rete è scoperta. Ma per riuscire, il metodo ha bisogno di qualcosa in più: infangare, delegittimare, distruggere.
“MACHINATIO STUDIOSA”
È un’Himalaya di cultura. Se non si è armati di corda, piccozza, scarponi, ramponi, qualche bombola d’ossigeno, e tanta volontà socratica, si è prede sacrificali dell’abisso dell’incultura e la figuraccia dello stupido temerario è a portata di sarcasmo.
Per leggerlo e interpretarlo è necessario fornirsi di Wikipedia (Internet), e seguire passo passo, parola dopo parola, gli argomenti richiamati dal multiforme sapere del Maestro: senza è impossibile stare in cordata, il precipizio dell’ignorantaggine sta lì per ingoiarci.
Scopriamo così che finanche Vitruvio (architetto studioso delle proporzioni del corpo umano, quell’uomo impresso sul retro dell’euro italiano) – celeberrimo ispiratore del disegno di Leonardo sulla perfezione del corpo umano – entra nell’esame culturale che fa una schifezza il nostro Cavaliere. Una ripugnanza antica assale il Professore quando è costretto dal mestiere a parlare del “Caimano” – Leviathan rettile biblico – (“immorale, illegale, sgrammaticato, egomane”) e delle sue imprese nauseanti. È il segno dei tempi. “Pánta reî os potamós” diceva Eraclito, e qua veramente scorre tutto nel gran mar dell’essere.
Il Cavaliere è irredimibile, pittasse il Sole non avrebbe scampo: un escremento! Ed è il caso del nostro presidente del Consiglio, uomo botulinicamente acconciatino (non è un reato) e capitone del Mar dei Sargassi (vicino alle Bermuda): non sai mai come pigliarlo, se lo prendi per la testa ti scivola per la coda, se lo prendi per la coda ti sguscia per la testa: un’anguilla viva che non vuol farsi marinare per la mensa di Natale e nemmeno offrirsi docile al teorema sherlockiano che lo vorrebbe “animus lucrandi” delle stragi mafiose del 92: un ammiratore, fautore, seguace delle teorie estetiche ed etiche nicciane. Paturnie ricorrenti al solo nominarne la sigla.
Ma non è questa la pietra dello scandalo, sembra quasi che il Professore, la cui prosa dottissima è la pietra filosofale che trasforma il vile piombo dell’ignoranza nel nobile oro della cultura, si eserciti in alchimie magiche e somministri al colto e all’inclita l’elisir del sapere come un filtro magico che l’infonde ad ogni sorsata: e non c’è metafora che tenga. L’ubriacone è un ubriacone, il codardo resta codardo e, le gesta eroiche, vanitose esibizioni di eroi in cerca di gloria.
Certo, c’è l’aiuto di Freud, si psicanalizza il Cavaliere per ridicolizzarne le oscene pulsioni, mandrilliche quando il sesso è figlio della senescenza. Orchidoclasta (Montanelli – Corriere del 12/9/1996), rompiscatole della Repubblica stuprata.
“Rebus sic stantibus”, non c’è rimedio per il Cavaliere: scompaia! (Non prima d’aver saldato i suoi conti con la giustizia). Vada dove gli pare, ha tanto da poter scegliere che si porrà il problema della scelta: ma che se ne vada. Lontano … e non tenti collegamenti extrasiderali coi marchingegni che il know-how può mettergli a disposizione: il popolo sovrano (il principe) rivuole il suo scettro e magari per consegnarlo a qualche coltissimo che sappia di greco e di latino, d’inglese e d’alemanno, e tratti le pandette come un ragazzino sa trattare i suoi fumetti.
Celestino Ferraro
E’ INCREDIBILE
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Questo è un Paese di merENDARI, tutti mariuoli o criminali. Ekkekazzo! non se ne salva nessuno. Anche fra i magistrati alligna la P3, nulla da invidiare alla P2. Un principe (principe defunto) intrecciava affari con Carboni, allora Berlusconi non è il peggiore? Al peggio non c’è mai fine. Profeta l’Albertone quando portò sullo schermo “Tutti dentro” (il pm Annibale Salvemini): un Di Pietro ante litteram. Ma è una magra soddisfazione