Il berlusconismo dei poteri occulti

Colpisce la simultaneità di due grandi inchieste italiane. La retata contro la ‘ndrangheta: 305 arresti tra Calabria e Milano. Lo scandalo eolico ha rivelato l’esistenza di un comitato d’affari. Un comitato d’affari con lo scopo di pilotare appalti, influenzare giudici, fare e disfare governi locali. In teoria le due inchieste non hanno niente a che fare l’una con l’altra. Il blitz contro le cosche calabresi è stato annunciato con orgoglio dal ministro dell’Interno e presentato come prova che il governo Berlusconi, nonostante tutte le calunnie, s’impegna come nessun altro nella lotta al crimine organizzato. Berlusconi, viceversa, ha minimizzato l’importanza della cosiddetta P3, parlando di “quattro pensionati sfigati”. Lasciamo stare che tre di questi “sfigati” non sono affatto pensionati: Marcello Dell’Utri è ancora parlamentare, nonostante condanne in due gradi di giustizia per collusione con la mafia, ed è uno degli uomini più vicini a Berlusconi. Denis Verdini è ancora coordinatore del Pdl. Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia prima delle dimissioni forzate, è ancora coordinatore della Campania. Il quarto è Flavio Carboni, 78 anni, uno dei protagonisti del crac dell’Ambrosiano, (per cui è stato condannato a 8 anni e 6 mesi) e membro insieme allo stesso Berlusconi della vecchia P2, una reliquia della Prima Repubblica ma evidentemente ancora molto attiva nella Seconda.

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